The Holmavik Series: Zombie Molesti
È incredibile come si sia entrati in questo terzo millennio, a suon di scoperte innovative e tecnologie un tempo impensabili, si sia schivato perfino il famigerato millennium bug (su cui nel ’99 fecero un terrorismo mediatico che manco con la Brexit…), ma ancora ci sia chi si affida a certe pratiche.
L’umanità ha completato ed archiviato il calendario Maya come una cartella del bingo, ha inaugurato un’era dell’Acquario nuova di zecca, e nonostante tutto, alcune di queste superstizioni sono talmente radicate da essere considerate alla stregua di religioni.
Ne è un esempio il voodoo (o vudù), di derivazione Africana ma in parte seguito anche in America latina, dove le comunità Haitiane, comprese quelle in Louisiana e Florida, lo praticano tuttora.
Ultimamente pare che qualche adepto sia arrivato anche fra noi, a giudicare da certi rinvenimenti intorno a tombe, di strane bottiglie, candele, paccottiglie ed inquietanti allestimenti dai significati ben precisi.
Ci sono forme di magia nera che mirerebbero a irretire lo spirito di un morto per indurlo a funestare l’esistenza di vivi; e non è prerogativa esclusiva del vudù e dei suoi zombie.
Zombie Vichinghi
In un nostro viaggio quasi a ridosso del circolo polare artico, nel freddo nord d’Islanda, presso il villaggio di Holmavik, abbiamo potuto constatare come esistesse una pratica analoga, risalente a secoli fa, in cui stregoni e fattucchiere armeggiavano un po’ di tutto a loro modo, e nel repertorio black, pretendevano di risvegliare i morti.
“Ah che bello, rivedere qualcuno che si credeva partito per sempre!“… no, non propriamente.
In teoria, ciò che verrebbe risvegliato è un corpo animato che nulla ha a che vedere con colui a cui apparteneva. Nel folklore si tratta infatti di un non-morto, entità sicuramente già nota ad appassionati di giochi di ruolo e di fantasy.
Il non-morto si trova in un limbo, non è nè carne e nè pesce, nè vivo nè morto; una sorta di zombie, che in circostanze di risveglio come quelle menzionate, dovrebbe eseguire ordini impartitigli dal suo evocatore.
Cosa gli fai fare a uno zombie? Se non ti diverte vederlo ballare alla Micheal Jackson, lo invii a molestare qualcuno, per lo meno queste erano le finalità dei necromanti.
Nell’antica Islanda lo stregone doveva seguire alla lettera un rituale fatto di declamazioni di poesie ed invocazioni sulla tomba prescelta, girare tre volte intorno al cimitero della chiesa in senso orario, altre tre in senso antiorario, e quindi sputarvi sopra, in rigorosa sequenza.
Al risveglio del defunto doveva poi aspettarsi di combattere con lui, ed in maniera piuttosto alacre poichè questi, era nove volte più forte di quanto fosse in vita! Pertanto era sconsigliato disturbare un vigoroso pescatore o un nerboruto fattore, quanto piuttosto consigliato uno smilzo e brufoloso teenager, non particolarmente forte in vita…
Cheek to cheek
Il rituale successivamente prende una piega in stile “prova incasinatissima da superare” degna di certi giochi televisivi. Il combattimento infatti non doveva avere come esito il primeggiare di uno dei contendenti: l’evocatore doveva cercare di porsi faccia a faccia con l’avvocato, pardon, l’evocato, e leccargli ciò che gli fuoriesce da naso e bocca. Solo pulendogli la faccia in questo modo, sarebbe stato quindi addomesticato e pronto ad eseguire gli ordini.
Tanto investimento per qualcuno poteva pure valer la pena, dato che si credeva che lo zombie non solo infastidisse il malcapitato fino alla fine dei suoi giorni, ma addirittura fino alla settima generazione!
Magia nera finalizzata allo stalking secolare…
Aldilà di arcaiche stravaganze come quelle raccontate, abbiamo sempre ritenuto che i tipici mini-cimiteri annessi alle chiesine nordiche, abbiano qualcosa di molto caratteristico.
Ci piace pensare a come gli abitanti che un tempo abitavano il villaggio, siano potuti rimanere vicini alla terra che hanno amato; e a come parenti, conoscenti e discendenti, quando vanno a Messa, passino a trovarli (o magari… anche gente a caso, tipo noi! 😀 )
È infatti quello lo spirito con cui noi approcciamo luoghi simili: andiamo a trovare.
La nostra curiosità è simile a quella di un bambino che ascolta un anziano mentre gli racconta qualcosa del passato; si tratta dunque di un’interessamento amichevole… non certo di un tentativo di reclutamento!
Ci immaginiamo queste persone ridersela, un tantino lusingate di fronte alla pomposità del team di necromanti intenti ad applicare il rituale alla lettera nella speranza di evocarle, e poi… interdirsi al momento dello sputo.
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