Un aereo abbandonato a Bali? …non è l’unico!
Gironzolando nel traffico caotico nel sud di Bali, ad un certo punto può capitarti anche di sfilare davanti a un enorme aereo, parcheggiato vicino ad un Dunkin Donuts, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
Chi di noi non parcheggerebbe il proprio Boeing 737 di fianco al bar per andare a fare la colazione?
C’è un aereo abbandonato a Bali, sciancato.
È davvero in città, e prima di assurgere a fornitore di ombra sotto il sole Indonesiano, volava proprio come tutti gli altri.
Ha operato però solo per una quindicina di anni, sia nei cieli d’Europa che in oriente. Ad interrompere la sua carriera è stato un infortunio.
In quell’ultimo fatidico volo interno, a causa del maltempo all’aeroporto di destinazione, venne temporaneamente dirottato in un altro, dove in attesa di miglioramenti meteorologici avrebbe fatto carburante e poi sarebbe ripartito. Durante la sosta, uno dei passeggeri in cabina si alzò dal proprio sedile e andò davanti a protestare per la decisione presa, poichè ciò gli stava facendo rischiare di perdere il funerale del padre; dopodichè ritornò a sedersi.
Questo episodio, secondo un assistente di volo, avrebbe influenzato il comportamento del capitano.
Non appena ricevettero conferma che l’aeroporto di destinazione aveva riaperto, ripartirono; all’arrivo si sarebbero imbattuti solo in una leggera pioggia.
Ma i criteri di approccio per raggiungerne la pista non furono seguiti scrupolosamente dai piloti; in plancia di comando la voce del computer di bordo emise più volte l’avvertimento “Pull up! Pull up! ”.
Non abortirono l’atterraggio. Toccarono il suolo a velocità eccessiva. Inseriti i freni ed invertiti i motori, si resero conto che la pista non sarebbe bastata a completare l’arresto, e svoltarono bruscamente a sinistra. I carrelli d’atterraggio si spaccarono e l’aereo strisciò fino ad esaurire la spinta residua.
Qualche passeggero riportò lievi infortuni, all’aeromobile invece andò peggio, con danni nella parte destra e sotto alla cabina di pilotaggio.
Le riparazioni sarebbero costate troppo, da non rendere più conveniente il suo riutilizzo. Al di sotto se ne possono distinguere i segni.
Oggi, non si limita solo a fare ombra, ma addirittura sorregge un cavo della corrente che, a partire dal cabinotto di un contatore collocato sotto di lui, passa attraverso il suo vano motore e lungo tutta l’ala destra, si inerpica sino al Dunkin Donuts stesso.
Ecco come ne stanno sfruttando un’ampiezza alare, superiore a quella di uno Space Shuttle…
Un altro aereo abbandonato a Bali, il recluso.
Nel sud peninsulare di Bukit c’è poi un altro Boeing 737. Vide la luce nei primi anni ’80, e finì i propri giorni alla Mandala Airlines; una low cost di Jakarta il cui logo era un mandala dorato a otto punte con un loto a cinque petali nel suo centro, a riflettere rispettivamente il Nobile Ottuplice Sentiero (retta: visione, intenzione, parola, azione, sussistenza, sforzo, presenza mentale, concentrazione), ed i cinque principi della ideologia di Stato (detta “Pancasila”).
Oggi non è più esposto né sull’esemplare in questione, completamente imbiancato, nè presumibilmente altrove, dato che la compagnia è fallita.
A differenza del precedente, questo velivolo va proprio scovato, perchè non si vede dalla strada. È chiuso in una specie di cava!
L’accesso non è possibile, non ci si infila nemmeno pagando… si può però risalire un breve declivio e osservarlo dall’alto, da una posizione niente male.
Nel tempo, lo hanno spostato di diversi metri, riorientato di 90°, e gli hanno piantato di fronte delle palme disposte su due file parallele. Si notano i primordi di una qualche organizzazione.
Non sappiamo chi sia il proprietario, e cosa abbia intenzione di farne… intenderà forse emulare quello menzionato a fine articolo?
Il tempo ce lo svelerà!
Parte di aereo a Bali, il lato B.
Svetta dall’alto di un edificio, la sezione di coda di un DC-10 della Avient Air, una compagnia cargo dello Zimbabwe costituita da quattro aerei in tutto.
Fra tutti gli ex colleghi in pensione a Bali, è quello più “in quota”.
In generale, i trimotori DC-10 prodotti dalla McDonnell Douglas, si guadagnarono una pessima reputazione negli anni ’70 in seguito a una serie di incidenti che ne rivelarono alcune vulnerabilità progettuali, al punto da rendere restii molti, a prenderli.
Lo stesso Freddy Mercury in prima classe sulla Japan Airlines, quando a bordo si rese conto che avrebbero volato con quel modello, radunò le sue cose e volle immediatamente scendere, causando il ritardo di oltre un’ora alla compagnia. (Per la cronaca prese un volo successivo, 14 ore dopo su un 747 in economy, assieme al resto del suo staff che già era prenotato).
Sotto c’è il Gate 88, o meglio, c’era. Pare che il centro commerciale sottostante non sia più in attività.
Non siamo riusciti ad avvicinarci abbastanza. Se l’edificio nel frattempo non decolla via, la prossima volta che andiamo a Bali magari proviamo a metterlo in moto. 😀
Che fine fanno gli aerei dismessi
Una domanda che, a forza di volarci, si arriva a porsi almeno una volta nella vita, è che fine facciano gli aerei da rottamare.
Nonostante la loro stazza, non si vedono in giro sfasciacarrozze come avviene con le automobili.
Esistono tuttavia luoghi appositi in cui gli aerei decommissionati finiscono i loro i giorni, o per meglio dire, in cui trasmigrano ad altre vite. Già, perchè degli aerei si ricicla il più possibile!
Delle centinaia di migliaia di componenti, molto può essere riutilizzato su altri modelli: batterie, scatole nere, plancie di guida, apparati radar, radio, sensori, sistemi di refrigerazione, portelloni, eccetera…
Dopo una depurata dagli agenti chimici (costituiti da fluidi, oli, liquidi e quant’altro), le parti quali motori, carrelli di atterraggio e parabrezza, vengono ispezionate e testate per un riutilizzo.
Il buon senso vorrebbe che solo quelli meno vetusti ed in migliori condizioni continuino ad operare, tuttavia non esistono veri e propri standard mondiali affinchè specifici componenti usati compaiano in qualche registro in cui se ne certifichi la sicurezza nel reimpiego.
Si deduce che, specie in alcune aree del mondo, possa sussitere un certo margine discrezionale sui criteri adottati; motivo che va ad aggiungersi ai molteplici per i quali sarebbe opportuno evitare vettori di dubbia serietà.
Ci sono anche delle compagnie aeree Indonesiane, che attualmente rientrano nelle black list Europee; compresa quella che negli ultimi mesi, aveva in flotta l’aeromobile di cui abbiamo parlato all’inizio, lo sciancato.
Concludendo il mercatino dell’usato: la parte anteriore dell’abitacolo torna buona per essere usata in simulatori, mentre la carcassa può essere rivenduta all’industria cinematografica.
Ed ancora si possono agevolmente recuperare cavi di rame, e materiali quali alluminio e titanio; molto più difficile la questione delle fibre di carbonio, un mix molto leggero tra carbonio e plastica formato da una serie di allacciature.
Invece, per quanto riguarda i pannelli interni del soffitto, le parti cucite dei sedili, il carpet e affini, non ne vale la pena… il costo ed il tempo necessari a smontarli supererebbero il valore di un loro eventuale riciclo.
L’aereo che abbiamo preferito… dentro la pancia!
Uno dei modi più spassosi di reimpiego di un velivolo, per noi è senza dubbio quello visto, o per meglio dire, saggiato, in mezzo alle risaie, a qualche centinaio di metri dalla costa est dell’isola.
Un ex aeromobile della Lion Air è stato convertito in: RISTORANTE!
Sali veramente in cabina e ci mangi dentro. Ti accolgono camerieri vestiti in maniera che ricordano il personale di una compagnia aerea. Addirittura per allestire piatti hanno tirato l’apposita tendina, come avviene anche durante i voli.
Si può pure entrare a smanettare quel che rimane del cockpit, perchè anche gli adulti, di fronte a certe cose, ritornano bambini!
L’atmosfera è azzeccata. Il fatto (forse involontario) che comunichino con il bar e la cucina di sotto tramite trasmittenti, aggiunge anche a livello uditivo, un elemento che si inserisce benissimo nel contesto dell’aviazione.
L’illuminazione è splendida. Le cappelliere probabilmente non sono le sue originali, o per lo meno sono state ridisposte. Ovviamente sono solo scenografiche, ma la tentazione di provare se il beep per chiamare la hostess (anzi il cameriere) funzionasse davvero, non l’ho saputa trattenere. 😀
Il vero clou, è varcare il portellone di emergenza per uscire all’esterno, direttamente sull’ala.
Mi stupisce come venga lasciato fare senza alcun tipo di protezione o simili. Semplicemente si rimane entro i limiti demarcati sopra, come farebbe un qualsiasi addetto specializzato.
Occasione unica!
Nelle passeggiate esterne, nonostante avessi l’accortezza di camminare nel mezzo, sentivo sotto il piede una leggera curvatura ed una lievissima pendenza. Presumo invece che la vaga sensazione di flessibilità a compensazione del peso fosse una percezione illusoria.
Emozionante. Non ero mai salito sopra un’ala di un Boeing 737 prima! (Da evitare con vento o pioggia).
Che volasse bene, o meno, non lo sappiamo; possiamo dire però che si mangia bene, ed anche il bar di sotto e la parte in giardino sono piacevolmente allestiti.
Per i veri appassionati, nel parcheggio antistante ci sono dei rottami extra da spulciare. (Sì, abbiamo spulciato 😛 ).
Piatti puliti e conto pagato. Torre di controllo… torre di controllo… chiediamo permesso di digestione.
Dobbiamo slacciare le cinture? Sono previste turbolenze? (Non abbiamo mascherine d’ossigeno a bordo!)
Ahahah insomma sono pieni di aerei! Molto simpatico come percorso, questo degli aerei dismessi 😀
L’averne uno sarebbe già di suo piuttosto inusuale… ma così tanti! 😀 É stato divertente cercarli e scoprire le loro storie.
Bellissime queste storie, di Bali ho sentito dire tante cose, ma di un aereo abbandonato onestamente mai! Oddio ma io voglio troppo mangiare nell’areo-ristorante, dev’essere proprio strana come sensazione
All’inizio ti aspetteresti qualche oscillazione, e i classici beep che si sentono in cabina, ma poi una volta che arrivano le pietanze vieni catturato dai sapori, insomma, subentra la modalità ristorante. 😀 Da provare! 😉
No ma pazzesco!! Non avevo mai sentito parlare di questi aerei dismessi sparpagliati (oltre a non averli visti!).
Una delle mie fisse è andare a vedere uno dei “cimiteri” degli aerei negli USA, ma non ce l’ho ancora fatta :/
Post davvero troppo interessante!
Grazie Paola! Gli Usa sono l’ideale per gli amanti del genere, ci si passerebbe intere settimane ad esplorare…
Che post fantastico! Avevo letto anche di aerei convertiti in hotel, ma il ristorante di cui parli è spettacolare, voglio assolutamente andarci prima o poi!!!
Grazie Paola! Noi ci siamo andati in quanto attratti dalla location, ma ci sentiamo di consigliarlo anche per il cibo e il servizio che sono ottimi.