Stellata beduina (parte 2 di 2)

Per leggere la prima parte, cilcca: Stellata beduina parte 1

In serata c’è un altro momento di raccolta generale, questa volta tutti intorno al fuoco.
Partono percussioni, con ritmiche che gradualmente coinvolgono i componenti della comunità in uno spettacolino di saluto, visto che a breve ripartiremo. Il meglio però avviene nel climax finale dove in un crescendo sempre più frenetico, il terrorista del sequestro mattutino si unisce alla catarsi di gruppo, e si lascia andare esaltatissimo ad alcune coreografie che culminano in una serie enfatica di inchini ritmati, stile preghiera, al fuoco.

Escursione in un villaggio beduino nel deserto egiziano

Guidare nel bel mezzo del deserto di notte

È buio pesto e nel deserto sei talmente lontano da centri abitati da non avere il benché minimo riferimento su in che direzione andare; non c’è una luce, nemmeno in lontananza, solo le stelle.
Questa volta non saranno solamente le turbolenze di sabbia a creare difficoltà; ma con questi flebili lumini, lo sarà capire in che direzione stanno andando gli altri, e non distaccarsi inavvertitamente dal convoglio che sgranandosi diventa piuttosto lungo e distanziato.

Nel buio totale indosso occhiali da sole perché altrimenti con la sabbia sospesa in aria non vedrei nulla. Orientarsi con il suono è quasi impossibile, visto che il rumore del motore su cui siamo impalla e confonde le sgassate degli altri; solo ogni tanto a distanza ravvicinata quando la moto da cross ci sorpassa (in quelle condizioni non filmano più), sentiamo rumori diversi.

Se guidare di giorno nel deserto faceva Parigi-Dakar, farlo di notte ha un aspetto più di sopravvivenza: schivare i grossi sassi al buio è veramente difficile, con la scarsa illuminazione li vedi solo all’ultimo momento. E appunto il rischio di perdersi e vagare senza senso delle direzione in quegli spazi di notte, accuisce i sensi nei confronti di ciò che hai intorno.

PPPPPAAAMMMMM!!!
Sentiamo una botta pazzesca nel quad, di quelle che pensi che si è spaccato qualcosa di grosso. Cerco di “sentire” meglio che posso eventuali differenze in risposta, ascolto meglio il rumore prodotto dal motore, controllo l’indicatore che ho davanti.
Speriamo regga fino all’arrivo.
Ci affianca la moto ma non per sorpassarci, quello di loro seduto dietro ci guarda ad intermittenza.
Mi si gela il sangue; se si erano alterati così tanto con altri per delle trasgressioni di guida senza conseguenze, figuriamoci adesso con un possibile danno al veicolo, di cui non so dare spiegazioni.

…e adesso?

In mezzo al boato dei motori (il loro è altissimo) ci urla qualcosa. Chiedo più volte di ripetere poichè non distinguo, poi intuisco che mi ha chiesto se ho preso una roccia. La mia risposta dovrebbe essere sì, ma spaventato dico che non ne sono sicuro.
Guardano ancora un po’ come possono in movimento alcuni particolari, tentando di mantenersi a distanza ravvicinata mi dicono: “Non è importante. Vogliamo solo sapere se è il vostro che l’ha presa. Se è questo qui” , e allora rispondo di sì.

Pochi minuti dopo ci fermiamo tutti. Il terrorista-ballerino ed il terrorista-cameraman si accendono una sigaretta, danno una rapida occhiata al nostro quad ed evidentemente arrivano a conclusione che non è niente di compromettente, nonostante il tonfo fosse stato udito da una certa distanza, ben distinto dal rumore di fondo che crea il convoglio. Infatti dopo una breve confabulata fra loro se ne vanno sfumacchiando.

La stellata nel deserto

Allora ci godiamo in gruppo la pausa, per dare fiato ai veicoli e ammirare senza alcuna sorta di inquinamento luminoso, e senza una sola nuvola in cielo, una stellata ineguagliabile.
Non dico “inarrivabile” perchè il cielo sembra bassissimo, e le stelle quasi raggiungibili con una mano, assolutamente indimenticabile.

Ripartiamo in direzione della base/garage desertica, dove una volta arrivati abbiamo tempo di acquistare la vhs della giornata (tecnologie dei tempi), risalire sul furgoncino, e fare ritorno insabbiati ed imbeduiniti ad Hurghada (Egitto).

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Una risposta

  1. Giugno 12, 2017

    […] [Per leggere la seconda parte, clicca qui  ] […]

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