Lemurinviaggio blog di viaggi

Scappiamo?

Mi son gettato da grattacieli, ho camminato sulla cima di torri legato solo ad un cavo, ho accarezzato pitoni e leoni, ho esplorato edifici infestati, sono stato in Paesi dove si stavano preparando rivolte civili, ho persino utilizzato su larga scala le ferrovie dello Stato Italiano… ma rimane sempre difficile prevedere con certezza che cosa spaventerà, e cosa no.

A Washington si era fatta una cert’ora; eravamo in giro a piedi insieme ad una coppia piuttosto svalvolata come noi, a cercare un posto dove cenare. Era tutto chiuso, non c’era più nessuno, e la zona in cui avevamo l’hotel non offriva granchè.
Percorremmo, come consigliatoci, l’unico vialone che avesse qualcosa: chiuso, chiuso, chiuso, brutto, chiuso, chiuso, costosissimo, chiuso e poi …mboh. Inevitabilmente quando temporeggi qualche decimo di secondo oltre al dovuto davanti ad un menù esposto all’esterno di un ristorante, arriva il buttadentro ad iniziare un’opera di persuasione per farti entrare.

Il cameriere non è raccomandabilissimo, ma dopo la titubanza iniziale entriamo lo stesso.
Pare dunque la decisione sia stata presa; ci sediamo tutti e quattro, ma guardandoci intorno, il posto non ci ispira granchè ed iniziamo a scambiarci le prime impressioni. Anche l’altra coppia infatti non è convinta degli individui che gestiscono il ristorante, e non pare entusiasta di come si presenti al suo interno.
Noi non siamo tipi difficili, ma come spiegai anche a lui, se chi deve maneggiare il cibo non mi piace come atteggiamenti, finisce che non mi fido, e mi condiziona la cena. Lui stesso, sorprendendomi, mi disse che raramente si sente a disagio, ma quello era uno di quei casi in cui c’era “qualcosa che non andava”.

Sincronie

Seduti al tavolo con menu in mano, ci stiamo guardando più fra noi che il listino delle portate, e con una rapidità quasi telepatica, qualcuno butta lì la possibilità di alzarci ed andarcene, tanto non ci conosce nessuno…
Il caso vuole che nel tavolo di fianco, in fase di pagamento del conto, una coppia di turisti Italiani incazzati protestino perchè gli era stata addebitata truffaldinamente una bottiglia d’acqua a 10 dollari.
ZAK NOI IN PIEDI! Sincronia perfetta, quasi da operazione militare, siamo rapidamente alla porta. Come se quello fosse stato “il segnale convenuto”.
I camerieri, in quelle fasi, erano presi dalla situazione della contestazione del conto, ma non possono non aver notato la nostra celerità nella fuga, silenziosa e fluida come quattro ballerine di nuoto sincronizzato (che non esistono, ma se esistessero sarebbero leggiadre, muscolose e indubbiamente sincronizzate).
Ci hanno persi.

Fuori in strada, dopo un primo riassestamento per la bizzarìa della situazione occorsaci, continuiamo la perlustrazione di altri posti, pensando che, in fondo, la strada è ancora lunga, e troveremo qualcosa.
In libertà riusciamo finalmente a parlare più apertamente, senza rischi di essere eventualmente captati da qualcuno intorno; e fra qualche risata proviamo a definire quale fosse stato esattamente il disagio, cosa ci fosse di storto, e perchè non andasse bene. Forse era il personale, ma pur non trovando una risposta definitiva, tutti conveniamo sul “chi se ne frega, tanto non ci conosce nessuno, pensiamo piuttosto a trovare un posto decente che si è fatto tardi“.

NULLA.

O digiuno, o… ?

Abbiamo camminato tantissimo e non c’era niente di niente, ancora meno di prima! Non esisteva nessun’altra opzione possibile.
Volevamo mangiare? A quell’ora potevamo solo ripercorrere tutta la strada indietro a piedi e affidarci a uno dei pochissimi posti già scartati.
La situazione si faceva sempre più drammatica; la fame aumentava e oramai eravamo costretti, ci piacesse o no, a tornare nello stesso ristorante da cui eravamo scappati via.
Ci fermiamo poco distanti per decidere se farlo davvero, se entrare veramente di nuovo proprio lì, con enorme faccia tosta. Insomma, bisogna prepararsi psicologicamente!

Il fattore svalvolamento dei nostri compagni di disavventura, sinergizza col nostro, e porta l’affamato quartetto a decidere che: così come non ce n’era fregato nulla di andare via senza dir niente, ci saremmo forse un po’ vergognati a ripresentarci, ma dovevamo cercare di fregarcene anche nell’attuazione dell’operazione inversa.
Faccia tosta dunque, e rientriamo!
Non ricordo quale scusa esattamente avessimo addotto nel farci riaccomodare, e con quale corredo di battute, ma visto che saranno passati sì e no 45 minuti, sicuramente lì dentro si ricordavano ancora benissimo di noi.

Ci risedemmo.
Ci riguardammo fra noi.
Ci ripensammo.
Eravamo nella stessa situazione, o stavolta anche peggio.
La mia esternazione fu: “Certo però che se potevo farmi dei problemi in precedenza, adesso che magari gli stiamo pure sulle scatole per la fuga di prima, sono pure ancor più a disagio di quanto non fossi prima!“, e quanto detto corrispondeva allo stesso pensiero degli altri.
Uscimmo, ed anche più velocemente di prima! (Eravamo oramai esperti)

Rapidi!

Appena fuori ci allontanammo velocemente da quella zona ridendo a crepapelle. Non ricordiamo che in passato ci fosse mai successo di alzarci ed andarcene in quel modo da un posto… ma quella sera era accaduto addirittura DUE VOLTE NELLO STESSO! Niente male per la prima volta.
Risate incontenibili perchè è successo tutto senza premeditazioni; non avremmo certo voluto farlo (x2!), anzi i nostri propositi erano ovviamente opposti; inoltre nessuno di noi voleva essere quello che proponeva di sgattaiolare fuori perchè aveva il dubbio che magari gli altri avessero invece preferito rimanere.
Non era una candid camera ordita ai danni di quell’attività, è che probabilmente se metti insieme certi ingredienti, poi succede!

scappiamo

Piano Z

Per la cronaca poi siamo riusciti a cenare.
Siamo andati, avete presente il “chiuso, chiuso, chiuso, brutto, chiuso, chiuso, costosissimo, chiuso e poi …mboh“? Se il mboh era quello della sopra menzionata doppia prova di escapologia (che manco Houdini!), il “brutto” era un pub, alla fine nemmeno brutto; ed è lì che abbiamo mangiato discretamente.
Ironia della sorte arrivarono successivamente altri ospiti del nostro hotel a cenare lì a tarda ora, mentre eravamo intenti a finire degli onion rings grandi quanto ruote di bicicletta. A quanto ci han raccontato questi, per tutta la sera avevano girato in metropolitana verso il centro; non trovando nulla di aperto, han ripiegato anche loro sulla stessa nostra zona. (Non crediamo però abbiano a loro volta eseguito un doppio contrordine all’altro ristorante, perchè allora davvero a quel punto sarebbe anche lecito da parte di quei camerieri odiare i clienti!).

Che volete che vi dica, non vedo l’ora di tornare a Washington per trovare lo stesso ristorante e tentare di mangiarci dentro, per provare a capire col senno di poi, cosa ci repellesse così tanto di quel posto.
Dovesse andare male, chi se ne frega, scapperemo via una terza volta, tanto chi ci conosce… 🙂

washington

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10 risposte

  1. Ma voi siete matti! 😀 😀 E la curiosità di sapere davvero come sia il cibo? Almeno una volta tornati a casa avete googlato o tripadvisorato?
    Ad ogni modo dovete tornare assolutamente a W per raccontarci il “non c’è due senza tre”.
    Poi però la quarta volta fermatevi! 😉

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Nessuna recensione per loro 😀 ma se l’avessimo fatta, il nostro commento sarebbe stato “un pasto fugace”…. comunque ci aspettiamo che nel frattempo si siano fatti furbi, magari apponendo fuori vicino al menu un cartello con scritto: “no escape allowed” !

  2. robisceri ha detto:

    Ahiahiahi! Qui viene fuori la figlia di ristoratori che c’è in me 😀 Sai quante volte si agisce in base a un pregiudizio? Poi, magari, si scopre che il ristorante era buonissimo. A me capita spesso l’opposto: entro in un luogo per delle ottime recensioni su Tripadvisor ma mi trovo poi a contestare una bontà tanto declamata… Comunque, dammi il nome e ci vado io per voi: vi farò sapere 😀

    • Lemurinviaggio ha detto:

      In realtà in entrambi i casi avevamo preso razionalmente la decisione, quindi scansando eventuali dettagli che potevano non essere il massimo.
      In fondo siamo persone estremamente adattabili, e in quella circostanza le eventuali opzioni alternative mancanti, rendevano ancor più netta la scelta. Quando hai molta fame poi non vai granchè per il sottile….
      La cosa buffa è che equivalentemente in entrambi i casi , è stato poi l’istinto (ingovernabile ehehehe) a innescare la molla al di sotto delle nostre sedie e farci decollare via a gambe levate.

      La curiosità di riprovarlo, a distanza di tempo ce l’abbiamo ancora, purtroppo ricordiamo le fughe ma non il nome.
      Chissà, se esiste ancora, forse con una ricerca su StreetView ed uno sforzo mnemonico lo ribecchiamo.

  3. iltuopostonelmondo ha detto:

    Non so perché, mi è passata la voglia di andare a Washington! Ahahahah
    Che situazione assurda, in una città cosi importante poi! Non l’avrei mai detto 😛
    Leggevo il racconto con un po’ d’ansietta dentro, ma per la paura che restavate a digiuno, non per le facce poco raccomandabili dei “tizi”! XD

    • Lemurinviaggio ha detto:

      La città merita tantissimo, oltre ai tanti monumenti famosi ed edifici storici, ci sono anche alcuni musei Smithsoniani fantastici…. e poi, al “National air and space museum” , niente paura, al piano di sotto hanno anche un McDonald incorporato! (per le emergenze 😀 )

  4. Ahahahahah fantastico! Mi immagino la scena, e mi immagino le facce sconvolte dei camerieri! 😀 Anche a me è capitato un paio di volte di alzarmi dal tavolo di un ristorante, per fortuna che tra me e le mie amiche, la faccia tosta qualcuno ce la mette sempre 🙂

  5. Ahahah 😂 che avventura 😆 siete dei folli hihihi. A me è successo una sola volta di entrare in un posto e andare via ma è successo in Italia a Velletri. Però solo una toccata e fuga non sono stata recidiva 😂 Anzi il secondo posto scelto mi ha regalato una delle cene più buone della mia vita, ancora me la sogno quella cena 😍.

    • Lemurinviaggio ha detto:

      La cosa divertente è come l’opinione possa cambiare nello spazio di pochi metri, dall’esterno, intenzionati a provare… all’interno decisi ad andare via! Tutto ovviamente non previsto.
      Comunque fa piacere constatare, come anche nel tuo caso, il non aver rimpianto poi la decisione 🙂

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