Il villaggio di Nonno arcobaleno
L’isola di Taiwan, ha un cuore colorato, che abbiamo scoperto al villaggio arcobaleno, abitato da un unico residente: Nonno arcobaleno.
Nonno arcobaleno: ex soldato
Huang Yung-Fu, durante la guerra civile cinese, si era arruolato nell’esercito rivoluzionario nazionale (KMT), combattendo contro l’esercito popolare di liberazione (l’armata rossa cinese).
In seguito alla sconfitta, come moltissimi altri, si rifugiò a Taiwan, seguendo Chiang Kai-shek.
Le spartane abitazioni costruite con materiali economici, destinate ai soldati e alle loro famiglie, inizialmente dovevano essere provvisorie, nella speranza di tornare a riprendere al più presto le proprie terre.
Ma intanto in Cina, il comunismo assimilava tutto, e qualsiasi rivalsa nei confronti di un regime militarmente così potente diveniva sempre più improbabile; (ad oggi è già tanto che Taiwan riesca a proteggere una certa “semiautonomia”).
Inevitabilmente, quell’insediamento, che all’arrivo a Taichung di Huang Yung-Fu era costituito da tre villaggi di 1200 case, divenne di fatto permanente.
Col passare degli anni, molti degli alloggi deperirono, e ai residenti vennero offerte abitazioni alternative, lasciando conseguentemente spazio alle demolizioni; sorte comune anche ad altri villaggi del dopoguerra nel resto dell’isola.
L’estate in cui anche a Huang Yung-Fu, oggi meglio conosciuto come “Nonno arcobaleno”, arrivò la lettera in cui gli si chiedeva di lasciare il villaggio, accadde però qualcosa che cambiò completamente il destino del Caihongjuan Village (彩虹眷村).


Tutto è partito da un uccello
I veterani che avevano accettato il trasferimento disponevano di condizioni abitative dagli standard migliori ma si sentivano isolati e senza radici, molti di loro si ammalarono; i pochi che erano rimasti, col tempo, sono poi morti tutti.
Stufo e solo, Nonno arcobaleno iniziò a dipingere un uccello.
Dipinse gli interni del suo bilocale, dopodichè gli esterni, ed in seguito estese i propri disegni agli 11 edifici (vuoti) che erano rimasti.
Come in tempi militari, incominciava svegliandosi prestissimo: “Ci sono tante cose che non riesco più a fare, ma a pitturare ci riesco ancora”. Ed è ciò che faceva ad ogni alba, mentre intorno la città dormiva.
Non si limitò alle pareti, ma decorò ogni superficie, tipo pavimenti, tegole, grondaie, recinzioni.
Osservando da vicino traspare il suo amore per ogni centimetro di quel posto, che considera l’unica vera casa che abbia mai avuto a Taiwan.
Quel villaggio, abbandonato da tutti, ora è animato da colori, vivi, vibranti, energici, caleidoscopici, ed è conosciuto come Rainbow village.

La salvezza del Rainbow village
Cani, gatti, tigri, piante, aerei, caricature, personaggi reali, surreali e celebri (Bruce Lee, uno dei preferiti di Nonno arcobaleno), sono riusciti a tenere i bulldozer alla larga.
Partirono infatti campagne per salvaguardare il Rainbow village, valorizzato dalla street art, e meta culturale di un certo richiamo, che indussero le autorità ad accantonare le intenzioni di abbatterlo.
Il posto è assai piccolo, e si affolla facilmente; è buon segno, fintanto che ciò continua ad avvenire.
La visita è gratuita, ma ci sono vari modi per sostenerne la salvaguardia; quello che abbiamo preferito noi, è l’acquisto dei carinissimi e psichedelici souvenir, aventi come soggetto quelli dipinti da Nonno arcobaleno.
Lui dice di essere ispirato dalla sua immaginazione e dai ricordi d’infanzia: il cucciolo a cui voleva bene da piccolo, il suo insegnante preferito, scene in cui lui e i fratelli giocano nelle campagne cinesi.
Semplicemente dipinge ciò che sente, e ciò che ricorda.
Nonno arcobaleno (oramai centenario) ha tanti che gli fanno compagnia, turisti che si complimentano con lui; qualcuno lo compara al pittore spagnolo Mirò, e qualcun’altro al disegnatore giapponese Miyazaki.
Non riuscì in giovinezza a salvare la sua Patria, ma in vecchiaia è riuscito (almeno fino ad oggi), a salvare il suo amato villaggio.

Solo voi potevate trovare un posto così e una storia così bella. Grandi ragazzi!
Grazie! Siamo letteralmente attratti da cose simili. È come se avessimo risposto al suo “richiamo”.
Mi piace l’accostamento a Miyazaki, sono una sua fan 🙂 Infatti ce la vedo la storia di Nonno Arcobaleno sceneggiata in un suo anime *__*
Anche noi siamo fan di Miyazaki. Nonno arcobaleno ci starebbe benissimo in un suo film animato! Magari con il dono per cui i personaggi che disegna prendono vita. E la fantasia corre…
E’ importante salvaguardare posti della specie; mi richiama alla mente il Parco Museo MUSABA in Calabira
È di quei posti che a crearli ci vuole tanto: tempo, amore, dedizione… e a distruggerli basta invece un attimo.
Per ora sopravvive, speriamo che possa resistere anche per le generazioni future.
Ingegno, creatività e amore per il proprio villaggio uniti in questa fantastica persona. Con l’opera di ricupero di Nonno Arcolabeno, il riscatto di una comunità che ha subito gli effetti disastrosi della guerra. Il risultato è la riscoperta di un sito sconosciuto dai turisti che qui possono scoprire colori unici.
Esattamente! Sintesi perfetta. Una storia come quella di Nonno arcobaleno, è esemplare come dimostrazione d’amore per il luogo in cui ha vissuto.