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Ragni e Libertà

La Dea romana Libertas, che innalza la torcia irradiante la luce della libertà, fu donata dai Francesi agli Americani nel 1886; giunse in pezzi da assemblare all’interno di casse su una nave a vapore che quasì affondò nel mare in tempesta.

La statua della libertà di New York

Come avrete probabilmente intuito, stiamo parlando della statua della libertà di New York, che durante i primissimi anni funzionò anche come faro.
La sua figura venne progettata da Frédéric Auguste Bartholdi, che per il volto si ispirò alla madre, Charlotte; lo scheletro metallico della struttura interna, “il ripieno” tanto per intenderci, fu costruito da nientepipìdimenoche Gustave Eiffel, e la base su cui la statua poggia i suoi piedoni (corrispondenti a un 879 di taglia di scarpe) fu realizzata da Richard Hunt; tutti e tre massoni.

Non a caso, una pietra angolare, venne posta nel piedistallo dal gran maestro il 5 agosto 1884, per “consacrare” l’edificio basale secondo i riti massonici, proprio come George Washington aveva fatto al campidoglio. In una scatola in rame incastonata sono contenuti: una copia della costituzione, un discorso di addio di Washington, 20 medaglie di bronzo dei presidenti fino ad allora, copie di quotidiani dell’epoca, un ritratto di Bartholdi, un poema sulla libertà ed una lista in pergamena dei membri di più alto rango della loggia Massonica. Il gran maestro la colpì 3 volte, la inserì, e poi lesse tutta una serie di proclami, utilizzando nel rito anche mais, vino e olio…

Vicissitudini a New York

Nonostante riti ed auspici, quella famosissima statua, che così tanto simboleggia (sia palesemente che nascostamente), ne ha ugualmente passate di tutti i colori:

– Delle schegge ne danneggiarono torcia e veste nel 1916, in seguito ad un atto di sabotaggio da parte di un agente tedesco che aveva fatto saltare in aria un vicino deposito di munizioni.
– Ci furono suicidi di almeno tre persone: il primo nel 1929, l’anno della grande depressione. Ed i tentativi di altri, per fortuna falliti.
– Le luci della corona, nel 1944, vennero fatte lampeggiare in codice Morsepunto.punto.punto.trattino_”, combinazione che corrisponde alla lettera V di Vittoria, per la guerra in Europa.

– Fu spesso presa di mira in manifestazioni e proteste di vario tipo: nel 1956 un gruppo di Ungheresi apposero la propria bandiera sulla torcia; nel 71 e nel 76 fu scenario di sit-in da parte di reduci del Vietnam, ed in altre occasioni da femministe.
– Nel 1977 fu perfino “tenuta in ostaggio” da un gruppo di attivisti Portoricani che vi si chiusero dentro richiedendo la liberazione di connazionali. Lo stesso anno ci avevano provato anche degli Iraniani.
– In seguito agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 ne venne completamente interdetto l’accesso.

Accesso a Liberty Island

Stringendo i controlli agli imbarchi dei traghetti, iniziarono a riconcedere la visita della sola isola, che di suo comunque possiede legami storici interessanti con il territorio. In passato infatti vi era stato impiccato il pirata Albert Hicks, ed era anche stata utilizzata come area di quarantena per la febbre gialla.
Nel 2004 venne ripristinato l’accesso al basamento, e negli anni a seguire anche la risalita alla corona, ma per quest’ultima prenotandosi con largo anticipo (tipo 1 anno) e limitatamente a 240 visitatori al giorno.

Noi ci siamo accontentati di osservarla e fotografarla da Battery Park, ripromettendoci di visitare Liberty Island ed Ellis Island la prossima volta che capiteremo a New York.

lemurinviaggio Statua della libertà

Le repliche della statua della libertà

Decisamente meno onerosi invece, gli avvicinamenti alle sue repliche.

Quella lungo la Senna a Parigi è di 11,5 metri, contro i 46 della originale, in preciso rapporto 1:4.
Il suo fascino però rimane inalterato, specie osservandola con nello sfondo la torre Eiffel. Fa strano, può sembrare quasi fuori posto.
Inizialmente era rivolta ad est, fu poi orientata nell’attuale direzione in modo da volgere lo sguardo verso la “sorella” d’oltreoceano.
Ci ha ricordato la quadriga sopra le porte di Brandeburgo a Berlino, che venne fatta rivolgere verso est dal regime della DDR, sebbene i motivi, all’epoca fossero di ben altra natura.

Nei paraggi di Harrisburg in Pennsylvania, se ne scorge una all’interno di un fiume (impronunciabile: Susquehanna). Si trova su una specie di isoletta che un tempo fungeva da base per un pilone del vecchio ponte. Distrutta da una tempesta venne ricostruita dalla gente del posto. Accostando a bordo strada la si vede piuttosto rimpicciolita, è appena riconoscibile.

Odaiba già di suo è alquanto surreale: come si fa a concepire l’esistenza di una spiaggia a Tokyo?!? Eppure c’è, ed è pure irrealmente silenziosissima! Se guardandovi intorno vi fan da quadretto il Rainbow Bridge e gli strambi palazzi della TV di Stato… come non aspettarsi allora una statua della libertà, grande più o meno quanto quella Parigina?
Attualmente è terminato il suo periodo di esposizione in quell’area, ma per gli amanti del genere, la vera sentinella di Odaiba era il Gundam di 18 metri poco distante da lì.

Ad Osaka in cima ad un edificio nel quartiere di Amerika-Mura è apposta un’altra rappresentazione, che abbiamo però visto solo da lontano.

statue della libertà Giappone Francia Lemurinviaggio

Arte moderna e le copie di Maman

C’è un’altra statua, assai particolare, che ricorsivamente abbiamo incontrato in più occasioni.
Si tratta di un enorme ragno in bronzo di 10 metri, che si slancia nella sua bellezza bizzarria, di fronte alla National Gallery di Ottawa (Canada).
L’autrice l’ha chiamato “Maman”, ispirandosi a sua volta (con intenti positivi) alla madre…

Al primo impatto fa un po’ impressione, specie andandoci sotto e osservando le uova (in marmo?), il tempo di cercare di comprenderne il significato, scattare le foto, e capire se a noi sia giunto il messaggio artistico che voleva veicolare, che salutiamo Maman.

Cose così originali te le ritrovi poi più prevedibilmente in contesti più da “arte moderna”, perchè, sebbene il soggetto sia discutibile, di arte stiamo parlando.
E rieccotelo al Tate Modern di Londra! In questo caso gli scatti e i sorrisi non sono dovuti alla novità, ma all’aver ritrovato dopo tempo qualcosa di “famigliare”. Famigliare nel senso, per noi, di averlo rivisto: il senso più letterale lo lasciamo alla sua creatrice.
E rieccotelo ancora una volta, all’esterno del Mori art museum di Roppongi a Tokyo, alla base della Mori Tower, ma in questo caso è oramai già tutto più normale, giusto il momento di fare qualche foto da angolazioni un po’ diverse dal solito, che si continua il giro, dato che il Giappone riserva anche tanto altro per cui stupirsi.

statue dei ragni Lemurinviaggio

Pare ci siano diversi altri suoi parenti in giro per il mondo. Ci domandiamo: prima o poi, incontreremo pure loro?
Ma soprattutto: se un ragno di piccole dimensioni si nutre di insetti, secondo voi, quello lì cosa mangia? I tir?

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4 risposte

  1. Sarebbe bello sguinzagliarvi ingiro per il mondo a caccia di “ragni della libertà”!
    Vi do due dritte:
    -c’è una copia della Statua della Libertà alta circa 13 metri in una rotatoria (in cui ho rischiato di essere investita) a Colmar, la città natale di Bartholdi;
    -per il ragno…c’è lo scantinato di mia suocera! 😛
    A parte scherzi ho potuto ammirare nella casa museo di Bartholdi tutte le varianti in corso di progettazione che subì la Signora! Fantastico ed affascinante!

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Mandateci pure a caccia di qualsiasi cosa vogliate , basta che ci sguinzagliate in giro per il mondo! L’idea ci esalterebbe 😀
      Di Bartholdi c’è una particolarità che in qualche modo lo lega al nostro territorio: a quanto pare una delle sue prime opere, da imberbe 18 enne, fu un dipinto di “Francesca da Rimini”, ovvero quella di “Paolo e Francesca” della Divina Commedia.
      Nessun Sommo Poeta da interpellare nel caso in cui la suocera dovesse imbattersi in qualche famelico ragno nello scantinato. Lì ci vogliono i ghostbusters, o meglio, gli spiderbusters!

  2. La piccola statua di Odaiba, un’isola che già di per se non avrebbe dovuto esserci visto che artificiale, è una vera sorpresa, ti chiedi come sia venuto in mente ai giapponesi di posizionarne una proprio lì ahah ma si sa ai se c’è una cosa che di certo a loro non manca è l’immaginazione u.u
    Sarei curiosa di andare anche io a caccia per il mondo e trovare tutte le sorelle della statua e i fratelli del ragno (anche se il soggetto non è proprio il mio animale preferito D: )

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Ci fai sovvenire un particolare inquietante, che riflettendoci a posteriori emergerebbe: le repliche della statua della libertà le siamo effettivamente andate a scovare noi , ma il ragnone…. è stato lui ad intercettarci mentre ci trovavamo in quei posti per altri motivi, aiuto….

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