Il proteo: il drago delle grotte di Postumia
Recandovi in aree carsiche, potreste imbattervi in un drago rosa, dal corpo sinuoso munito di diversi solchetti laterali, e piccole zampette a tre dita.
Si tratta del Proteo; ma a meno che non vi gettiate nelle gelide acque sotterranee, lo vedrete solo in acquari che ricreano le condizioni del suo habitat.

La slow life del proteo
La caratteristica del proteo che lascia veramente sbalorditi è il suo metabolismo: è lentissimo, può infatti rimanere senza mangiare per anni, e vivere anche un secolo!
Si nutre di minuscoli crostacei e di quel poco altro che un ambiente cavernicolo può offrire. Laggiù, dove in passato si credeva addirittura non ci fosse nemmeno vita, è il predatore numero uno; nella catena alimentare non c’è nessuno in grado di cacciarlo, ma è purtroppo ugualmente a rischio per il deteriorarsi della qualità del suo habitat, dovuto all’inquinamento delle falde acquifere in cui filtrano agenti chimici dalla superficie.
Noi lo abbiamo visto alle grotte di Postumia (Slovenia) in un vivaio costituito da diverse vasche, in compagnia di altri piccoli “eroi” capaci, come lui, di sopravvivere in un regno freddo, umido e totalmente buio.
Rappresenta un apprezzabile esempio di evoluzionismo; la pigmentazione in quegli ambienti tende a scomparire, gli occhi ad atrofizzarsi, sostituiti da delle più pratiche antenne. Il proteo in particolare poi, è dotato di una sorta di orecchio interno che gli permette di avvertire anche piccolissime vibrazioni, utile in acqua come un sonar. Pare che sia persino in grado di percepire lievissimi campi elettromagnetici.

Alle grotte di Postumia
Oltre al vivaio, ne custodiscono alcuni esemplari anche in una enorme vasca nel tratto finale del percorso di visita delle grotte di Postumia; tuttavia l’eventuale formazione di assembramento ed il poco tempo a disposizione, potrebbero non consentirvi di osservarli con attenzione.
Le grotte di Postumia, considerate una vera e propria culla della speleobiologia, sono a dir poco spettacolari, abbellite dal gioco di luci ricreato. Una parte di tragitto è svolto a bordo di un trenino; sono le uniche grotte al mondo ad impiegare al loro interno treni su doppio binario. Il reticolo di cunicoli conosciuto si estenderebbe per una ventina di chilometri!
Sono anche le più visitate d’Europa, con oltre 40 milioni di visitatori da quando furono scoperte.
Si accede previo assegnamento ad uno scaglione orario, in gruppi piuttosto numerosi.
Di conseguenza si procede un po’ troppo velocemente, potendo fare qualche breve sosta ogni tanto; è un vero peccato poichè di stalattiti, stalagmiti e colonne, ce ne sono di tante forme e tipi, e non ci si stancherebbe mai di osservarle.

Ad ogni modo, se siete interessati a questa simpatica bestiolina che a nostro cospetto si muove lentissimamente ed impercettibilmente, consigliamo l’inclusione del Vivarium nel pacchetto del biglietto, così da poterla osservare con calma, muniti dell’ottima audioguida che vi racconterà di lei e degli altri suoi compagni di vita in grotta.
Cuccioli di drago
Il proteo venne scoperto nel 1768; inizialmente non si rusciva a capire se era un animaletto vero e proprio, sviluppato, o se poteva trattarsi di una larva di altre specie.
Quando nei secoli scorsi era ancora sconosciuto, ed i contadini dopo giornate di pioggia vedevano emergere in superficie questo draghetto rosa, si diffuse il timore che il sottosuolo potesse contenere degli adulti di grandi dimensioni; superstizioni simili hanno dato origine a leggende in cui si credeva che nelle grotte sotterranee vivessero i draghi.

La leggenda di Jakob
Per tenere calmo un insaziabile drago sputafuoco, i contadini dovevano sacrificare i propri vitelli ed agnelli, gettandoli nell’antro che abitava.
Ma un giorno Jakob, un coraggioso ragazzino che faceva il pastore, escogitò uno stratagemma: “farcire” un vitello morto con calce viva, e lanciarglielo.
Fu così che il drago inghiottì il “manicaretto” in un sol boccone; e quando assetato andò a bere le acque del Pivka, queste gli provocarono una violenta reazione con la calce viva, al punto da fargli esplodere la pancia.
Gli abitanti di Postumia, in segno di gratitudine realizzarono per Jakob delle borse in pelle (di drago), motivo da cui deriva il loro soprannome “torbarji“, borsaioli.
I misteri del piccolo proteo sono tutti da scoprire

Al pari degli altri anfibi, il proteo sarebbe in grado di uscire dall’acqua e respirare, ma lo fa raramente.
Difficilissimo da studiare in libertà, ci sono diversi aspetti che ancora non sappiamo; in quelle profondità buie ed irraggiungibili non si conoscono ad esempio le sue “tecniche riproduttive”.
Nel 2016 ha svelato alcuni dei propri segreti amorosi; una femmina ha deposto 64 uova e dopo quattro mesi sono nati i primi piccoli.
A quanto pare, entro l’anno e mezzo di età perde le lentiggini pigmentate, entro i tre anni gli occhi scompaiono del tutto, coperti di pelle, e diventa adulto intorno ai 10/15 anni.
Il fatto che avesse deposto le uova per far nascere dei proteini e delle proteine aveva già smosso la comunità scientifica alcuni anni prima, ma purtroppo in quell’occasione, i curatori non erano stati abbastanza lesti nel prelevare altre specie di pesci, che le mangiarono.
Oggi una nuova generazione di protei vi aspetta, in quel di Postumia, pronti a posare fermi, immobilissimi per ogni foto.