Sedie Musicali
Di attese ne capitano tante, sia in viaggio che nella vita, e salvo situazioni particolari spesso l’unica arma di cui armarsi è la pazienza.
Vi siete mai trovati in lista d’attesa per un volo?
Non mi riferisco alle file che si fanno ai check-in, ai security check o agli imbarchi. Ma alle famigerate Stand By List.
Liste d’attesa: le stand by list
Può capitare per svariate ragioni. Magari avete trovato un volo che va dove siete diretti e la flessibilità vi permette di convertire i biglietti con quello; oppure per emergenza arrivate in aeroporto e vi serve posto su uno specifico volo che però è virtualmente pieno; oppure siete obbligati ad una coincidenza diversa da quella prevista. In ogni caso salirete solo se dovesse esserci posto per qualche eventuale no-show.
Infatti a differenza di treni, tram o metropolitane, non si vola in piedi; sebbene dei “sedili” verticali Airbus li abbia pure progettati…
Oppure, come capitato a noi, vi succede di finirci in partenza per un viaggio, causa overbooking.
Sostanzialmente: alcune compagnie aeree consce del fatto che talvolta qualcuno dei passeggeri prenotati non si presenterà, tendono a vendere più biglietti di quanti siano i posti disponibili sull’aeromobile, così da minimizzare le possibilità di decollare con posti vuoti.
Pratica lecita e comprensibile, orientata alla riduzione degli sprechi, ma cosa succede se poi tutti quanti i passeggeri si presentano regolarmente? E se quelli a rischio foste proprio voi?
L’incubo di overbooking
Succede che entrate in un limbo. Siete con un piede a bordo e uno a terra.
Incrociate le dita, pregate; o forse succede che insultate invano (ed ingiustamente) le hostess di terra, urlate, tremate, piangete, vi date al vandalismo, all’alcolismo, al terrorismo… O ve ne fregate bellamente come fosse l’ultimo dei vostri problemi. Beh questo ovviamente, dipende da voi, e dal vostro temperamento, ed anche da quanto sia realmente importante prendere quel volo. Ma diciamocelo: innescare risse non è molto educato.
Nel nostro caso eravamo diretti a Seul, in Corea, ci avevano emesso normalmente i biglietti, senza però avere l’accortezza di comunicarci il disguido. Ce ne siamo resi conto successivamente, non appena abbiamo verificato se eravamo seduti vicini, come da posti preselezionati (questi non danno alcuna garanzia, sono solo preferenze non vincolanti). Dato che c’era qualcosa di strano, anzi, che non c’era proprio niente, ci siamo subito riappropinquati al bancone per chiedere spiegazioni, notando pure che le nostre valigie erano rimaste ancora ferme ai nastri di partenza. Solo allora abbiamo realizzato che non si trattava affatto di un errore: a sorpresa eravamo in standby, senza certezza di partire, ma solo con la speranza di farlo.
Sorvolo, cabro e inserisco il pilota automatico sui sogni premonitori che tempo prima di partire avevo fatto, e che in maniera inquietante mi stavano ribaltando prospettiva sul significato di ciò che stava succedendo in quei momenti.
Iniziava infatti a non sembrarmi un caso.
Comunque, ci trovavamo lì, con la prospettiva di un sacco di grane sul breve termine, la probabile cancellazione di qualche prenotazione che avevamo fatto, e potenziali cambi onerosi di piani.
Mi “balza” alla mente quel gioco fatto all asilo, delle sedie musicali, in cui fintanto che suona la musica si fa un girotondo felino intorno a un gruppo di sedie (di quantità n-1 rispetto ai giocatori rimasti), e allo spegnersi, ognuno fa un balzo in stile ricevitore di football sulle sedie, per aggiudicarsene una, elargendo violenza a chi, in contrasto, sta puntando alla stessa. O mangi o sei mangiato, o combatti oppure l’altro bambino sarà più guerriero di te e ti soffierà il posto, e toccherà a te rimanere fuori.
Beh questi giochini potrebbero prescriverli come addestramento ai Navy Seals, invece che farli all’asilo, oppure lasciare che siano i politici a scannarsi per una poltrona.
Self control.
Qui non puoi fare nulla; osservi i minuti alternarsi sudando freddo, e più passa il tempo e più senti che oramai non c’è più niente da fare: pur avendo regolarmente pagato forse dovrai volare con il volo del giorno dopo, ma salteranno ugualmente alcune cose… E poi quegli strani sogni? In quelle fasi di ultime resistenze alla rassegnazione, noi avevamo anche l’aggravante, a detta di chi stava cercando di rimediarci i posti, di problemi al sistema telematico che persisteva nel dare continui errori inattesi.
Il trascorere di un minuto dopo l’altro, non è solamente una clessidra la cui sabbia diminuisce sempre più; è come, se quella sabbia, te la sentissi scorrere via tra le dita!
E poi si apre il cielo. Quel misto tra anestesia ed impazienza si interrompe.
Quando escono i biglietti validi è come la pistola dello start dei 100 metri, non c’è tempo da perdere, esulteremo correndo, senza perdere altri minuti, si corre perché se adesso rimaniamo a terra dipende da noi! La gioia, e il fatto di non essere improvvisamente più impotenti nella passività di un’attesa, riescono a riaccendere una propulsione extra che contrasta la diminuzione delle riserve di ossigeno dovuta alla corsa. Accumulare così tanta impazienza e rilasciarla di colpo, è come una molla!
Non sai di preciso quando considerarti veramente in meta, dato che in varie circostanze possono capitare imbarchi negati anche al gate.
Ne avrai la certezza solo a cintura allacciata. A sedia conquistata. Quando finalmente su quel sedile, ti infilerai le cuffie e sarai TU… a far partire la musica.
Ahah mi è piaciuto questo post! Non mi è mai capitato di subire un overbooking ma ahimé, sono stata già tante volte dall’altra parte… quella dell’hostess che deve dire che non c’è più posto a bordo. Credimi che non è facile neanche essere dall’altra parte di quel banco check-in! 😀 Menomale tutto si è risolto per il meglio comunque!
Dall’altra parte abbiamo avuto due hostess gentilissime! Per la maggior parte del tempo, la prima ragazza, digitava superrapida sui tasti della tastiera reiterando di continuo tentativi su tentativi ma purtroppo il sistema aveva dei problemi di funzionamento.
C’era un signore asiatico (anch’esso in lista) che la metteva continuamente sotto pressione, noi al contrario, sudando freddo siamo rimasti molto pazienti , intanto che si sperava di poter avere i biglietti.
Con il passare del tempo la ragazza, dovendo svolgere altre mansioni, ha ceduto l’onere a una collega, e al momento del passaggio del testimone le ha esplicitamente detto “prima loro!” indicando noi. Per la cronaca la seconda, a sua volta assai spigliata, è quella che dopo poco ce l’ha fatta, e ci ha imbarcati. (L’asiatico non ne abbiamo la certezza, ma pensiamo sia rimasto a terra, in protezione)
A tal riguardo, sappiamo che la lista ha un ordine di priorità da seguire, però ci siamo sempre chiesti se il personale riceve direttive di non modificarlo, o se può discrezionalmente far salire o scendere in lista (e di conseguenza pure dall’aereo) i passeggeri.
Non posso parlare ovviamente per tutti perché immagino ci saranno eccezioni varie, ma tendenzialmente con ogni compagnia c’è una lista di priorità da seguire che noi hostess non possiamo assolutamente modificare! La lista può basarsi semplicemente sul numero di sequenza della carta di imbarco (della serie chi primo arriva primo alloggia!), oppure alcuni sistemi operativi fanno dei “calcoli” basandosi su tariffa pagata/tipo di Frequent Flyer card/disabilità/assistenze speciali ecc ecc, dando priorità a chi ha necessità particolari, voli in coincidenza, famiglie tessere “gold” e simili!
Le modifiche a certe liste vengono fatte in condizioni assolutamente eccezionali e su autorizzazione di un superiore o addirittura della compagnia stessa.. perlomeno dove lavoro io è così 🙂
Grazie mille Diletta, sono di quegli aspetti che magari si sarebbe curiosissimi di conoscere, ma che, soprattutto in circostanze particolarmente concitate come quelle, non ci si azzarda a domandare.
Di niente! Adesso che sono “dall’altra parte” ho scoperto una serie di dinamiche e procedure che non avrei mai immaginato!
Mi è capitata la stessa cosa un paio di anni fa; destinazione USA 🇺🇸. Che fossimo iin overbooking ci è stato comunicato dopo il check-in. Eravamo in dolce compagnia. Non sono mai riuscito a capire come siamo riusciti a partire tutti ugualmente. Forse qualcuno lo hanno caricato in stiva 😳
In quei momenti, pur di non rimanere a terra, saresti anche disposto a volare seduto sul water , o in stiva… o pure sdraiato in cappelliera ! 😀
Scherzi a parte, potrebbero aver fatto una controfferta a qualcuno per rinunciare al suo posto, permettendo così a chi era in lista, di salire.
Uuuuh…per fortuna (ancora) no! Ma è successo ad un cliente. Preferivo fosse successo a me, ti assicuro! E’ una situazione alquanto scomoda da gestire 🙁
Non dev’essere facile nemmeno dall’altro lato del bancone, in fondo ciò che succede è frutto di calcoli sull’overbooking decisi dalla compagnia, e della casualità, ovvero il fatto che tutti si presentino regolarmente, non certo del personale che cerca di fare il possibile per risolvere la situazione.
Purtroppo però penso faccia parte del mestiere, il passeggero che rimane a terra magari ha delle urgenze o dei programmi per i quali può essere problematico non prendere il suo volo, ed è comprensibile che si faccia prendere dall’emozione, che finisce per veicolare sulle hostess a terra, uniche sue referenti a nome della compagnia.
Per fortuna che sono cose che succedono solo ogni tanto e il più delle volte risolvibili con un’offerta di alternative che possono in parte attenuare il disagio.
Non mi è mai successo e spero non mi succeda mai!
Che ansiaaaa 😂
Dover disdire tutto, perderci anche dei soldi, dover abbandonare i programmi che ti sei fatto… no dai, non voglio pensarci!
In quel caso forse non è detto debba saltare tutto quanto, ma di sicuro diventa brigoso (e pure costoso) dover cambiare diverse cose preventivate, soprattutto riguardanti i primi giorni, l’alloggio, l’eventuale noleggio, eventuali programmi che slittano o vengono depennati per mancanza di tempo, oltre al fattore psicologico che di sicuro non ti fa iniziare rilassato.
Diverso è se succede ritornando a casa, che in quel caso si tratta di avvertire famigliari, lavoro, ecc …
Per fortuna sono circostanze piuttosto rare, ma pensiamo che per la legge dei grandi numeri, a forza di spostarsi, può venire la volta che ti fanno sudare freddo 🙂
A me una volta è capitato negli Stati Uniti di cedere il mio posto su un volo a una persona che aveva urgenza di partire il prima possibile: in cambio mi hanno offerto un posto sul volo successivo e un buono da utilizzare per un volo nei sei mesi successivi. Ho accettato e da allora ho sperato che succedesse di nuovo ma purtroppo non sono più stata così fortunata…
Come si suol dire “chiusa una porta, si apre un portone” ! Specie se il portellone dell’areo si apre qualche ora dopo nel volo a seguire. Nel caso in cui il cambio di piani non sia particolarmente destabilizzante, accettare uno slittamento volontario dei propri programmi in cambio di un buono per voli successivi è pure un buon affare 😀
Su voli di rientro a noi starebbe benissimo!
Mi è salita l’ansia a leggere il tuo articolo 😅 non mi è mai capitata una situazione del genere e sinceramente spero che non mi capiti mai 😂 ma comunque sono le inconveniente che possono capitare a tutti i viaggiatori. Quando dovevo prendere il volo da New York a Las Vegas, c’era un uragano che stava attraversando la costa. Pensavo che non saremmo partiti, invece ci fanno salire e li iniziamo le mie crisi. Ci hanno fatto passare tre ore chiusi in aereo a terra, senza decollare mi sentivo un ostaggio. Quando finalmente dopo ore di attesa siamo partiti ho tirato un respiro di sollievo. Il fatto di stare a terra chiusa in un aereo senza sapere se saremmo partiti e con le hostess visibilmente agitate non è stata una delle esperienze che vorrei ripetere. Ma alla fine auri momenti passano e in noi rimane sempre il dolce ricordo del viaggio ❤️
Tenere ferma la gente in qualche posto (sala d’aspetto, o addirittura a bordo) senza dare informazioni e aggiornamenti, è poco riguardevole. Ci sono situazioni su cui non si può fare nulla : meteo , avarie , eccetera , e nei confronti dei quali si rimane fermi ad attenderne la risoluzione, ma si dovrebbe essere sensibili alle ansie dei passeggeri. Anche a costo di dire “al momento non abbiamo informazioni per poter stabilire la partenza” o qualcosa di simile , ma a intervalli regolari (Chessò ogni 20/30 minuti) andrebbero fatti annunci…. altrimenti i passeggeri (quindi clienti e potenziali tali) possono sentirsi abbandonati e vivere molto male la gestione del disguido da parte della compagnia.
Per fortuna , spesso disavventure del genere poi passano in secondo piano nel computo generale di un viaggio, che magari riserva tanti bei ricordi !
Si fortunatamente ci sono i bei ricordi ad allietare il viaggio e a dimenticare queste inezie. Però quelle tre ore sono state davvero un incubo, mi sentivo più che altro mancare l’aria 😂. La compagnia avrebbe potuto fare molto meglio e farci scendere e poi risalire quando il tempo fosse migliorato, l’unico sollievo era il poter avere caffè e bevande nell’attesa, ma nessuno diceva niente su cosa stesse succedendo. Ripetevano che stavano facendo controlli di routine, poi che la pista era occupata e poi sparivano e non si vedeva più nessuno 😅 io la mattina avevo visto il telegiornale e sapevo dei forti venti portati dall’uragano, quindi capii che era per quello che non partivamo. Comunque siamo stati fortunati che a bordo erano tutti molto tranquilli e non ci furono problemi causati magari da un’isteria generale. La compagnia era l’American Airways.
È proprio vero: sarebbe stato meglio aver fatto sbarcare tutti , averli fatti attendere in un luogo più comodo e meno costrittivo di un aereo , e aver reimbarcato solo quando si era a ridosso della effettiva partenza.
L’ipotesi che mi sovviene sul perché vi abbiano tenuto lì dentro , alla luce anche di quel che dici a proposito del maltempo , era che probabilmente loro credevano in ogni momento di essere sul punto di ripartire.
Certe risposte dell’equipaggio che talvolta suonano più come scuse contraddittorie, invece sono poco gradite , anche perché al giorno d’oggi la gente con il collegamento a internet tramite un telefonino , può ricavarsi informazioni che loro non possono, o non vogliono dire.
Rimanendo in America un pilota della Frontier Airlines , ordinò (pare di tasca sua) una cinquantina di pizze , da far portare ai passeggeri chiusi in aereo durante l’attesa …. quando è il dipendente a salvare la faccia alla propria compagnia! 😉
Peccato che quel pilota non fosse sul mio aereo quel giorno 😂
😀