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Questioni di Utrecht caprina

Da impunito amante delle patatine fritte quale che sono, non potevo andare in Olanda e non preventivarne una scorpacciata.
C’è gente che va in quesi posti per i coffee shop (fumarsi l’impossibile) e per i quartieri a luci rosse (andare a mignon), noi ci siamo andati per fiori, mulini e patate; quelle da passeggio… insomma, quelle che te le porti in giro dentro un maxicartoccione a forma di cono.

A Utrecht, città universitaria, ci siamo imbattuti in un chiosco che ne vendeva di varie fogge, abbinabili a una salsa a scelta fra ben 20, molte delle quali di indefinibile composizione. Ovviamente, volendo fare da cavia, ho optato per la sperimentazione di una misteriosa salsa di cui ancora oggi non ho idea.

Ce ne sono anche di vari formati, 300 grammi, 450 grammi… Ma senza esitazioni mi sono buttato sul formato OBELIX, contando sul fatto che lo avremmo mangiato in due.
La ragazza al banco, dal forte senso di responsabilità, mi chiede conferma “Ne sei sicuro?!“, un po’ spiazzato dalla sua titubanza ribadisco di sì, alchè esclama “Ma è un kilo di patate!“, quasi a non volermele vendere, io comunque sorridendo persisto nel confermare la scelta. Forse pensava che non essendo del posto non fossi consapevole della mole, e volessi successivamente ridimensionare il tiro; ma io non vedevo l’ora di averle, avrei firmato anche una liberatoria (cosa non necessaria, da MannekinPis non ve la richiedono) pur di avere quella camionata di patate dal profumo appetitoso e dal nome che ti invita alla battaglia digestiva.

Olanda Utrecht

L’ingombro di Obelix

Per ore ci siamo portati appresso quel cartoccio. Ci siamo alternati nel tenere in mano il nostro mazzo di tuberi piuttosto pesante, che ottimisticamente speriamo possa aver contribuito a compensare le calorie introdotte, considerando il prolungato sforzo del bicipite che ha richiesto.
Chissà se i dipendenti di quella catena vengono istruiti a rivolgere una sorta di disclaimer ad ogni spericolato cliente interessato al quantitativo Obelix; perchè effettivamente più che patatine da passeggio, ci puoi cenare in due.
Noi lo abbiamo fatto in tre, e a tal riguardo, prima di raccontarvi come, rivolgeremmo a nostra volta un avviso, affinché non si incorra in rischi di emulazione: “don’t try this at home!“.

Come città, Utrecht è a misura di passeggio. Tante vie pedonali, diverse piazzette carine, e strade lungo il fiume con bar e locali; sia di sotto, al livello del canale, che di sopra, a livello del passaggio vero e proprio.
Senza troppe pretese, nell’arco di una giornata la riteniamo visitabile; perfino se come noi decidete di portarvi dietro un pochino di zavorra culinaria e concedervi qualche sosta nella girovagata.
Giunto il momento di lasciarla, ci rimane ancora una consistente quantità di patate che sarebbe davvero un peccato buttare. Purtroppo non si possono riporre da nessuna parte se non tenerle in mano, non sono appoggiabili, per cui anche in macchina creano un certo ingombro; senza considerare poi che la misteriosa salsa, all’inizio gradevole, dopo una lunga somministrazione, stanca. (Dalle nostre parti usiamo il termine “smagare”, da voi come si dice?)

Ci ritroviamo a guidare nella periferia, nei dintorni di un ateneo; stiamo oramai pensando di dichiararci sconfitti e raggiungere un bidone, gettando la spugna in segno di resa e le patate in segno di “smago”, quando clamorosamente rivolgendo lo sguardo fuori dal finestrino avvisto delle inaspettate… capre(?!?).
Fermafermafermaferma! Caprecaprecaprecapre!
Lemu Rina inchioda, scendo, raggiungo il recinto, loro sono lontane, ma con un po’ di curiosa cautela mi avvicinano e mi fissano da dietro lo steccato.

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Provo con una patata, funziona! Una di loro la mangia e la mastica. Provo a darne una anche ad un’altra capretta più piccola che però si fa continuamente fregare sul tempo dalla solita che è più lesta.
La volta che riesco a fare assaggiare qualcosa alle altre, mi becco un morso involontario perchè la afferrano maldestramente dalle dita. Continuo con la golosona, è più grossa delle altre ed è molto più a suo agio con la mia presenza, ci alterniamo come si fa con i bambini piccoli: una a te, una a me, una a te, una a me.

È molto motivata, passiamo dall’imboccatura a mano, a quella con l’ausilio del forchettino in dotazione (in precedenza lo usavo per me, mica mi mettevo in bocca le dita incaprettate! 😛 ) ed è bravissima, impara subito, afferra con educazione la patata e la mastica con rapidità e soddisfazione guardandomi in attesa di altro. Le altre caprette intanto si sono dileguate visto che per loro è svanita la novità di un umano vicino al recinto con del cibo non più di loro interesse.

capretta Olandese

Ma lei invece rimane lì vicino e ne vuole sempre di più, al punto che da brava compagna di merende, ora si lascia tranquillamente accarezzare. Come posso, a questo punto, tradire la fiducia che ha nei miei confronti e rovinare questo idilliaco rapporto che si è instaurato tra noi, iniziando a darle pure le patate che sono addizionate dalla misteriosa salsa ? Perchè, se prima le riservavo quelle meno intinte, tra quelle finali non c’è proprio scelta.
Proviamo, e pare gradire parecchio! E’ buffa con la sua barbetta sporca di salsa mentre si gusta le ultime Obelix. Invece di brucare quella monotona erba poco saporita, si è fatta una giornata per davvero alla Olandese.

Salutiamo sbrodolina, osservando il vasto campo recintato in cui le capre vivono. Notiamo il pressochè obiquo sparpagliamento di pallette di escrementi che questi buffi animaletti disseminano, e immaginiamo il giorno successivo il loro padrone rinvenire alcune di queste in formato Obelix, domandandosi che tipo di doping intestinale sia in grado di produrle.

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7 risposte

  1. Troppo divertente il racconto! 🙂 è un guaio da street food e da chi ha “gli occhi più grandi dello stomaco” 😀 Noi anche siamo così e all’estero, presi dall’entusiasmo dell’assaggio, ordiniamo porzioni per cinque. In questo caso avete risolto senza sprechi, ottimo problem solving 🙂

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Ordinare da affamati è già di suo compromettente, dato che dalla fame si tenderebbe ad abbondare in richieste; e quando poi, come facevi notare, sei preso dalla voglia di assaggiare di tutto e di più, tipo all’estero, vi si aggiunge un fattore moltipliticativo che ti spinge a fare ordini stratosferici !
      Nulla è andato sprecato grazie all’amichetta che dopo un assaggio ha voluto unirsi alla scorpacciata 🙂

  2. Un perfetto esempio di energia rinnovabile direi. Da noi si dice “stuffa” con due effe ma comunque io non mi sarei per nessuna ragione al mondo separata da Obelix, piuttosto noleggiavo un passeggino per riporre “la creatura”! 😛
    E la povera Sbrodolina avrà fatto la felicità domenicale di qualche famiglia…finendo in un glorioso abbacchio con patate incorporate! 😉

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Usare un passeggino sarebbe stato geniale! Ci pensi se qualcuno ci avvicinava chiedendoci se la creatura è maschio o femmina ? La risposta sarebbe stata: “è Obelix.” afferrando una patatozza intinta di salsa misteriosa 😀
      Il glorioso abbacchio con patate sarebbe un ottimo lieto fine … per la famigliola, un po’ meno per sbrodolina!

  3. ChiaraPaglio ha detto:

    Esilarante ahahah è un nuovo modo piuttosto buffo di fare amicizia con la fauna locale! 😀

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Sulle prime non sapevamo proprio se poteva essere di loro gradimento, ma evidentemente gli animali hanno gusti personali proprio come le persone, visto che le piccoline si sono disinteressate, invece a quella in foto non pareva vero!
      Notando la differenza tra l’inizio dell’incontro dove da parte sua c’era curiosità ma ovviamente anche cautela, e le fasi successive in cui si lasciava accarezzare amabilmente, possiamo dire di aver fatto amicizia con una capra Olandese 🙂

  1. Maggio 2, 2017

    […] a un entroterra ignorato perfino dall’urbanistica locale, dove ci sono solo campi, ulivi ed escrementi caprini, non ti accontenti più della solita eroina, ma esigi un’eroina di quelle che “si son […]

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