Ritorno al passato, al museo Nicolis
In quel di Villafranca (Verona) abbiamo unito il diletto al dilettevole.
Trovandoci nei paraggi per un concerto che attendevamo da tempo, ci è infatti venuta voglia di far prima visita ad un museo che, col suo fragore “stradale”, ci accendesse in vista del fragore dal palco.
A ritroso nel tempo al museo Nicolis
Al museo Nicolis in realtà c’è molta tranquillità: una piacevole musica fa da sottofondo vintage ed incornicia quella quiete che pezzi di passato portano con sé, nel rimanere immobili dove si trovano.
Abbiamo intrapreso il percorso in maniera inversa.
Non camminavano di spalle… andavamo in avanti; però, invece di partire in ordine cronologico dagli albori della storia dell’automobile, arrivando progressivamente sino ai giorni nostri, siamo andati a ritroso.
Ciò ha significato che molto dopo la comparsa dei freni a disco, nel nostro itinerario comparisse la manovella anteriore alla Stanlio e Ollio. L’atmosfera si è intensificata partendo dai pezzi più recenti fino a sprofondare nel passato, con esemplari sempre più antichi, primordiali, spartani, sperimentali… pionieristici.
Ritorno al passato
Chi, come me, ha passione per ciò che riguarda pilotaggio e progettazione di veicoli, noterà sicuramente dettagli interessanti e concetti innovativi in molte delle evoluzioni che si sono susseguite nelle epoche; ma anche chi non ha l’anima “motorizzata”, troverà molto da cui essere stuzzicato.

Ad esempio c’è una Thunderbird cabriolet, che con quel colore azzurrino chiaro (carta da zucchero), e con a bordo una “manichina” avvolta in un foulard, ricorda Thelma e Louise; il film in cui le due amiche protagoniste, su quell’auto, simbolo di libertà ed emancipazione, tentarono la fuga verso il Messico.
E poi una Delorean (1981), macchina diventata famosa per la saga di Ritorno al futuro. Nel film, la versione modificata del Doc, una volta raggiunte le 88 miglia all’ora, permetteva a Michael J Fox di viaggiare nel tempo. (Sul cruscotto segna fino a 85).
A causa delle basse prestazioni, una delle tre usate nel film montava un motore Porsche, affinché fosse più scattante. Ne venne usata una seconda con interni modificati per le scene in cui gli attori salivano e scendevano, e la sezione di una terza, per le scene in abitacolo.
Con le sue portiere ad apertura ad ali di gabbiano (alla cui progettazione ha partecipato Giorgetto Giugiaro), aveva un profilo avveniristico; Marty vi sbatteva regolarmente la testa, cosa inizialmente non prevista dal copione, ma che ricorreva a causa di uno sportello realmente difettoso.
L’azienda produttrice era un disastro, sopravvisse solo due anni; ma quell’unico modello (DMC-12) che concepì, grazie ad Hollywood, da sconosciuto è diventato un’icona pop.

Ci sono anche tante macchine Italiane, che avevo sentito nominare da nonni e da loro coetanei, come la Topolino dalle forme quasi da cartone animato, e la Balilla, una sua antesignana. Entrambe erano prodotte dalla Fabbrica Italiana Automobili Torino, meglio conosciuta come Fiat, e si riusciva ad acquistarle senza superare le diecimila lire.
Piccoli bolidi
Dipenderà forse dal fatto che da bambino mi spremevo su come fare andare al massimo la macchina a pedali, (al museo Nicolis ce ne sono esposte un paio molto particolari), ma ancora oggi, il vedere automobili motorizzate di piccole dimensioni, mi invoglia a lanciarmici.
Ci ha fatto tenerezza il Mivalino, una microcar di meno di 200 kg, a tre ruote; è spinto da motore due tempi 170cc (oppure 200cc) capace di arrivare anche a 85 km/h, ma magari dipende dal peso del conducente.
“Alto” 1.15, largo 1.30, lungo 2.83, dotato di un manubrio al posto del volante, nelle sue forme piuttosto singolari che ricordano un caccia, racchiude quel fascino di futuristicità immaginata dal passato, ossia: retrofuturistico.

È in compagnia di una delle nostre preferite, la Isetta! “Autoscooter” (228cm) di quasi mezzo metro più corta di una Smart.
Sembra il cupolino di un elicottero, ha un maxi sportellone anteriore con maniglia che si chiude tipo frigorifero.
Le ruote anteriori sono fra loro più distanti, e quelle posteriori più ravvicinate, questo per ovviare alla mancanza di differenziale… adorabile!
In due versioni: da 250cc e da 300cc., con tettuccio ed autoradio, cosa volere di più?
Beh, se si teme che quel maxi sportellone anteriore, possa aprirsi in una brusca frenata e catapultarci fuori (ricordiamo che è senza cinture)… A quel punto è preferibile allora una più attuale e convenzionale Ape Car. 😀
Rarità
Chi fosse alla ricerca di una Maserati A6 1500 (carrozzeria Pinin Farina), al primo piano del museo Nicolis troverà esposto il secondo ed ultimo esemplare ad essere mai stato prodotto… a causa della guerra non riuscirono infatti ad andare oltre a due. È dunque quasi un prototipo.
Ai più esigenti non sfuggirà la Ford T Snow Machine, (del 1923) che possedeva una marea di accessori acquistabili a parte, tra cui dei pratici pattinoni in legno (sostanzialmente degli sci) da montare con scaltrezza al posto delle due ruote anteriori.
Altro che gomme termiche o catene da neve, un secolo fa, ti potevi montare direttamente gli sci!

Ed infine tanti veicoli di inizio secolo, veri e propri ibridi. Non come penseremmo oggi tra motore a scoppio e batteria elettrica, bensì ibridi nel senso di carri con un motore.
Sarei curioso di metterli in moto per sentirne l’odore e il fracasso; in particolare la Adventure, il cui nome rende eloquentemente l’idea!
Non solo quattro ruote al museo Nicolis
C’è anche tanto altro che gravita intorno a questo mondo: oggetti di piloti leggendari del passato come Nuvolari, casco a tazza ed occhialetti da aviatore, volanti di vetture di F1 anni 80/90, tute da corsa tra cui quella di Barrichello di quando correva alla Stewart, il casco autografato di Schumacher, una polo di Senna, monete celebrative e memorabilia…
Per gli amanti delle due ruote, al terzo piano sono esposti diversi esemplari di motociclette e biciclette, molte delle quali, preziosi pezzi d’antiquariato. Per chi alle ruote preferisce invece le ali, ci sono una plancia di aereo militare, un antico drone, e varia componentistica legata al mondo dell’aviazione.
Rimanendo sul vintage, una stanza è dedicata ad alcuni strumenti musicali d’epoca, e ad un ricchissimo assortimento di macchine fotografiche di vari periodi, che ne mostra i progressi tecnologici.
Mi sono quasi commosso nel vedere certe collezioni di automobiline giocattolo che sono state donate al Nicolis, poiché ho riconosciuto alcuni esatti modellini con i quali a suo tempo giocavo anche io.
Quanto sarebbe bello ricordare insieme a chi ha trascorso l’infanzia con quei giocattoli, di quando si sognava di pilotarne di veri!
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