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Mondolfo Marotta, tra borgo e mare

Il mare d’inverno, è solo un film in bianco e nero visto alla TV
E verso l’interno, qualche nuvola dal cielo che si butta giu

Sabbia bagnata, una lettera che il vento sta portando via
Punti invisibili, rincorsi dai cani

Stanche parabole, di vecchi gabbiani

scriveva Enrico Ruggeri (cittadino onorario) ispirandosi a Marotta.
Paese che oggi, dopo la fusione con Mondolfo, riesce ad essere uno dei borghi più belli d’Italia e contemporaneamente anche bandiera blu.

In qualità di ambassador di Destinazione Marche abbiamo avuto occasione di saggiarne le qualità durante lo svolgimento del photowalk dedicato.

Mosaico a tema mare sul lungomare di Marotta

Simboli del borgo

Partendo dall’alto, dall’edificio del palazzo comunale, si distingue subito l’unione di territori collinari e balneari, per la simbologia che la sua bandiera gialloblu sventolante vuole rappresentare: il giallo a richiamo della vocazione agricola/pastorale della zona, e il blu del mare.
Spicca anche un emblema raffigurante tre colline e tre roveri, a rappresentanza dei colli su cui sorge, e dei boschi di roveri, ma anche della signoria locale dei Della Rovere.

A Mondolfo si possono notare due tipi di ciottolato. In particolare quello, per così dire, “stradale” allestito ad hoc in modo da garantire mordente agli zoccoli degli animali che affrontavano le sue salite.
In estate il comune stipendiava donne e bambini per andare a scegliere ciottoli alla foce del fiume, e portarli in paese, garantendo manutenzione delle pavimentazioni.

Simboli di Mondolfo la bandiera gialla e blu e i tre colli e roveri

La leggendaria astuzia dei Mondolfesi / Marottesi

Gli animali sono protagonisti di una leggenda popolare che li vedrebbe sventare un’invasione saracena.
In più occasioni in passato, nonostante l’allestimento di presìdi difensivi, furono vittima di predoni giunti dal mare che razziavano quanto trovavano, bruciavano case, e rapivano uomini per farne schiavi.
In una circostanza però, all’avvistamento di imbarcazioni turche, i Mondolfesi / Marottesi pochi di numero, radunarono le capre che possedevano, e ad ogni corno appiccarono un lumicino.
Poichè stava iniziando a farsi buio, diressero l’esercito di animali giù dalla collina in direzione della costa di Marotta. Dal mare, i Turchi li scambiarono per cristiani pronti a dar loro battaglia, perciò, credendosi erroneamente in inferiorità numerica, invertirono la rotta e scapparono spaventati.

Pallone col bracciale, sport d’altri tempi

Se l’astuzia abbonda, nemmeno la forza manca.
Mondolfo è famosa per il pallone col bracciale, un’antica disciplina antesignana del tennis.
L’attrezzo usato, costituito da spuntoni (detti “bischeri”) lo si può considerare il nonno della racchetta.
Si gioca in tre contro tre, con un quarto elemento (detto “mandarino”) che ad inizio punto lancia la palla sul braccio del battitore.
Il punteggio è similare al tennis (15,30,40,gioco), ci si può avvalere di tiri di sponda verso il muro in mattoni (come nello squash) che per le sue asperità può far schizzare imprevedibilmente la palla. Come nel baseball, con un colpo poderoso, è anche possibile fare punto sparando via la palla in fuoricampo.

Gioco della palla al bracciale a Mondolfo

La stanza dell’alchimista

Spostandoci dallo sferisterio alla bottega, siamo andati nel laboratorio di Filippo Sorcinelli, che è parente di un campione storico del pallone col bracciale, lui però si dedica ad attività di altro tipo.
Ha creato cinque diverse fragranze, per altrettanti spaccati di vita mondolfese, uno di questi dedicato proprio a quello sport.
Aldilà dei profumi, lavora anche tessuti per il Vaticano, abbiamo potuto vedere un copricapo di Benedetto XVI e manufatti tessili realizzati per prelati.
Alla prima Messa celebrata dopo l’incendio a Notre Dame, all’interno della cattedrale sono stati utilizzati dei paramenti preparati da lui.

Laboratorio di Filippo Sorcinelli a Mondolfo

Mosaici e garagoi sul mare

Inebriati dai profumi, abbiamo successivamente passeggiato sul lungomare di Marotta, dove dei volontari stavano costellando di tante tesserine colorate le pareti dei muretti, formando dei mosaici. A noi però toccava una missione di altro tipo: affrontare dei gargoyle.
Fortunatamente non ci siamo imbattuti in mitologici animali o draghi alati, ma in piccoli molluschi che costituiscono una prelibatezza locale, detta: GARAGOI.
Un simpatico omino ci ha mostrato la tecnica con cui prepararli, e soprattutto la tecnica per mangiarli.
Una signora ha chiesto uno stuzzicadenti per sfilarlo, ma ciò ha risuonato come una sorta di sacrilegio. I garagoi non si mangiano così! Si succhiano.

I Garagoi piatto tipico di Marotta

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2 risposte

  1. Debora ha detto:

    sono stata parecchi anni fa nelle Marche per lavoro e mi é piaciuta talmente tanto da volerci ritornare…. Non ci sono mai più andata ma la lettura di questo articolo mi ha stuzzicato di nuovo il desiderio

  2. sandra ha detto:

    Bellissimo borgo, informazioni utili che mi hannofattovenire una gran voglia di venirci davvero e vedere dal vivo!

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