Missione Fallita
Un pungente odore di bruciato che ancora oggi permane a distanza di due decenni, dà l’impressione che quell’angusto accrocchio in metallo stia ancora vivendo. Lo percepisci immediatamente appena entrato. Ti parla.
Ti racconta la frenesia di militari ed agenti segreti che oramai spacciati, distruggono il possibile per evitare che finisca nelle mani nemiche.
Di momenti in cui forse, mentre stanno bruciando documenti sensibili ed equipaggiamenti, mentre l’acre fumo inizia a penetrargli le narici, stanno pensando che se verranno catturati, e se non sarà il nemico a farlo, potrebbero essere i loro superiori a torturarli dopo un eventuale scambio di prigionieri a missione fallita.
Stiamo parlando di una missione di infiltraggio, o per lo meno di un tentativo di essa, tramite un sottomarino costiero Nord Coreano, stipato all’inverosimile (26 uomini).
È proprio quello in cui siamo entrati noi a Gangneung (Corea del Sud), catturato, o per meglio dire, rinvenuto, nel 1996. Ora è liberamente visitabile a Tongil Park (parco dell’unificazione) insieme a una nave da guerra Americana decommissionata.
Ironico come, nei suoi 120 metri di lunghezza, gliel’abbiano piazzata proprio di fianco, quasi allo scopo di voler sminuire l’avamposto nemico: nei paraggi del 38° parallelo da entrambi i lati si mostrano i muscoli, perché buona parte di quella guerra (in armistizio, ma che tecnicamente è ancora in corso) si combatte anche con dimostrazioni di forza ravvicinate.

Questa ha fatto la seconda guerra mondiale, la guerra di Corea e la guerra del Vietnam; è stata poi donata nel 1972 ai ROK ed usata da loro per altri 27 anni servendo anche la guerra del Golfo. Può contenere 280 persone di equipaggio ed è attualmente l’unica al mondo esposta fuori acqua.
Enorme, bellissima, con tanto di interessante da vedere al suo interno; ma ciò che ci ha veramente attratto lì, seppur sia molto più breve da visitare, e in tutta la sua obsolescenza, è il sottomarino in forza all’esercito Nord Coreano, opportunità più unica che rara.
Ma come mai si trova proprio lì?
In una notte di settembre del 1996 un taxista che stava percorrendo la strada costiera fuori dal paesino di Gangneung, notò sul ciglio un gruppo di uomini vestiti uguali. Dopo aver portato il proprio passeggero a destinazione, incuriosito, ritornò in zona senza più rivederli; adocchiò però a circa 20 metri dalla riva qualcosa di molto strano che emergeva. Chiamò la polizia credendolo una nave da pesca, ed invece si trattava di un sottomarino Sang-O (Squalo) di produzione Nord Coreana… Quell’uomo è fortunato ad essere ancora vivo.
Le forze dell’ordine rinvennero all’interno del sottomarino abbandonato: un mitragliatore, un centinaio di granate, Kalashnikoff, un lanciarazzi di progettazione sovietica, ed un appunto con scritto “dobbiamo completare la missione senza fallire“. Quindi cari i miei apprendisti agenti segreti, ricordate sempre i post-it quando andate in missione!
Il punto in cui oggi viene esposto, è quello dell’infiltraggio.

Il sottomarino Nord Coreano a Tongil Park
La caratteristica principale di sottomarini di quel tipo, è la dimensione inferiore rispetto agli standard, per facilitare l’avvicinamento a porti, coste ed aree difficilmente raggiungibili, risaltandone il mimetizzamento e la manovrabilità; questo però a discapito di ciò che si può portare a bordo in termini di carburante, armamenti e cibo. Per cosa lo stavano usando?
Dopo aver varcato le acque territoriali ed avvicinato le coste nemiche, 5 sommozzatori si immersero e raggiunsero di soppiatto la riva. Tre di questi erano agenti segreti che rimasero a terra per svolgere operazioni di intelligence riguardanti installazioni navali; mentre gli altri due che avevano fatto da scorta, ritornarono al sottomarino per dileguarsi successivamente al largo.
24 ore dopo tornarono con lo scopo di recuperare i tre agenti col materiale della missione, ma qualcosa andò storto, e dovettero rimandare il rendez vouz alla notte successiva… E in quell’occasione qualcos’altro andò ancora più storto! Poichè dopo aver avvicinato la riva, come ordinato da uno degli agenti a terra, a causa delle forti onde, il sottomarino finì per incagliarsi colpendo degli scogli.
Esternamente è visibile il danno in coda.

Dopo ore di sforzi nel provare a sbloccarla, il capitano ordinò di abbandonare l’unità. Il commando si armò, scese di nascosto a terra, e si smembrò in gruppi più piccoli, per poi darsi alla fuga.
Non avevano molto tempo a disposizione prima che la caccia all’uomo avesse inizio.
Uno fu catturato vivo quasi subito, su segnalazione di un contadino: inizialmente si era rifiutato di collaborare, ma poi dopo 4 bottiglie di soju (un alcolico Coreano piuttosto insapore), parlò.
Demenziale come metodo per estorcere una confessione.
Demenziale anche il fatto che proprio nel negozio adiacente (totalmente ignari) ne abbiamo comprata una bottiglia anche noi. Ma ancor più demenziale il fatto che oggi quell’uomo sia istruttore in forze alla marina Sud Coreana!
Nel frattempo le forze armate rinvennero 11 corpi dignitosamente allineati in abiti civili; ognuno con una pallottola in testa, lasciando presagire che per loro, l’unica via di fuga a quel punto contemplata, fosse stata il suicidio.
Le ricerche dei fuggitivi
Nei giorni successivi il dispiegamento di uomini fu massiccio (oltre 40 mila) ed efficace nello stanare altri fuggitivi, che comunque fino all’ultimo non si arresero mai, combattendo fino alla morte.
Ne rimanevano ancora 3, a quanto pare gli incursori veri e propri, estremamente pericolosi.
In quei giorni la DPRK ovviamente negava l’accaduto, adducendo motivazioni del tipo che il sottomarino, vittima di un guasto, aveva sconfinato finendo alla deriva per via delle correnti, e anzi, minacciava di vendicarsi dell’accaduto.
Negò coinvolgimenti anche nella successiva uccisione sospetta di un diplomatico Sud Coreano a Vladivostok; sebbene l’ago ipodermico avvelenato con cui era stato pugnalato, fosse chimicamente compatibile col veleno di loro dotazione, e tra l’altro a disposizione pure dello stesso equipaggio catturato.
Lo stato d’allarme perdurò per oltre un mese e mezzo, fin quando a pochi km dal confine ci fu uno scontro a fuoco tra due dei Nord Coreani in fuga, e i reparti speciali del Sud. I due erano rimasti nascosti in delle buche per settimane, sopravvivendo con cibo che confiscavano in delle case, ed uccidendo, soprattutto civili.
Fra il materiale trovato loro addosso, furono rinvenuti un diario, filmati ed immagini trafugate in basi, ma anche riguardanti una bizzarissima parentesi di una notte in un resort sciistico a giocare ai videogiochi…
Perchè se la tua missione l’hai fatta (insomma prima i compiti e poi il piacere), e se sei ricercato (la vita è corta, a maggior ragione in frangenti simili), e se ti imbatti in dei videogiochi (difficile disporne nel Paese natio in cui perfino la corrente elettrica funziona ad intermittenza), è giusto darsi alla pazza gioia videoludica!
….non oso immaginare l’espressione di quelli del controspionaggio.
Dell’elemento mancante invece, non si hanno informazioni: potrebbe essere riuscito a varcare la DMZ e ritornare al nord, così come essere morto durante la latitanza.

Capite quindi l’emozione di entrare dentro proprio a quel sottomarino in particolare.
Entri da prua ed esci da poppa, io l’ho fatto due volte, ed entrambe le volte ho sbattuto la testa negli stessi identici posti. Ti metti un elmetto protettivo prima di farti digerire e poi ti contorci fra tubi e macchinari, infilandoti dove riesci. Spazi ristrettissimi, lo sconsigliamo a chi soffre di claustrofobia.
Guardandoci intorno, oltre a curiosare su manettine, leve, e valvole, ci siamo immaginati l’aria, il caldo e il rumore, domandandoci come riuscissero a starci in 26! Va bene che i Nord Coreani sono minuscoli, ma le condizioni all’interno devono essere state durissime, per non dire impossibili.
In esposizione c’è anche una terza imbarcazione/zattera più piccola, in legno, appartenuta a 11 civili Nord Coreani che riuscirono a scappare al sud dopo un anno di preparazione, per riuscire ad eludere le guardie, e 4 giorni di navigazione.
Tensioni nord-sud nella penisola coreana
Avendo girato buona parte della penisola, ci siamo accorti di come l’atmosfera fosse diversa nella parte nordest della Corea del sud: molti più militari in giro, per lo più giovani, filo spinato in spiaggia, a ricordarti che quì non si può più far finta di nulla. Sebbene ignorati o presi in giro, i “vicini di casa” prendono tutto sul serio, e quando abbassi la guardia te li puoi inaspettatamente ritrovare dentro.
Quelle torrette lungo la spiaggia, non per i baywatch ma di guardiola militare, i riflettori notturni tipo Lupin, che si muovono squarciando le tenebre, e quella puzza di bruciato dentro un sottomarino spia… Ti rammentano che la Corea del Nord è vicinissima, e lo fanno molto più efficacemente di quanto possa ricordarti un post-it.
Sulla vicenda, il governo del nord dopo diverso tempo accettò di rivolgere delle pseudo scuse, ricevendo in cambio, il giorno successivo, le ceneri dei soldati deceduti.
Ma tali circostanze, furono poi da loro internamente propagandate come “atto di ammissione e scuse da parte delle autorità del sud, per i loro crimini inumani“…
Esattamente il mio genere di visita e di racconto! *_*
Ma la mano di vernice è un qualcosa di orribile! 😛
Quando lo ripescarono era “color acqua torbida mare” , ma effettivamente le tonalità con cui poi l’han verniciato sono un pugno nell’occhio!!!