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Pareti Scricchiolanti

È la volta buona. Non avviene, come preventivammo, in un nebbioso primo novembre, bensì in occasione di uno scherzoso primo di aprile.

Finalmente riusciamo a visitare San Bernardino alle ossa, centralissima chiesetta a pochi passi dal Duomo, caratterizzata da una peculiarità che la rende più “umana” di altre.

Si tratta del suo ossario, che sebbene non lo si possa rigorosamente definire unico, è di sicuro singolare. Non è unico poiché la pratica di usare ossa umane a scopo decorativo è stata attuata anche in altre parti del mondo; nel nostro caso avevamo già potuto apprezzare la capela dos ossos di Evora in Portogallo, e le catacombe Parigine.

Può sembrare indecoroso trascorrere il riposo eterno, facendo parte di una decorazione scenografica, ma a detta delle guide che si alternano nel pascolare gruppi di turisti stranieri in giro per luoghi conosciuti e sconosciuti di Milano, in antichità esistevano meno tabù nei confronti della morte e dei propri trapassati: venire a trovare un parente, a cospetto dei suoi resti, rimaneva comunque un modo per rimanere vicini al proprio caro, mentre al suo aspetto… col tempo ci si faceva l’abitudine.

Personalmente però, penso non sia il massimo non poter rimanere tutto d’un pezzo, considerando che tibie, crani e altre componenti sono un po’ sparpagliate in giro a seconda di funzionalità estetiche di chi le ha collocate. Ve li immaginate i disciplini maneggiare ossa come fossero LEGO® ? “Ce l’hai un pezzetto stretto da due rosso ? Un lungo giallo ? Se quella clavicola non ti serve, la inserisco io nella parete che sto facendo”.

Dentro l’ossario di San Bernardino alle ossa

Piazzati in una parete al di sopra della statua di Nostra Signora Dolorosa de Soledad, ci sono una mano che tiene un calice, e a pochi metri il retro di un pollo, a rappresentare l’ultima cena.

San Bernardino alle Ossa Milano Italia

L’atmosfera è grottesca; a differenza di chiese più convenzionali, in cui si ammirano affreschi cercando di interpretarne la raffigurazione, in questa cappella si osservano i teschi immaginando la storia e la vita di ognuno di loro. (E loro osservano te). Se ne notano di piccole dimensioni, ma a quanto pare, solo una minima parte di questi sarebbero appartenuti a bambini; in generale si tratterebbe di adulti, che all’epoca erano comunemente brevilinei.

Una bambina, però, esisterebbe. Rigorosamente anonima come tutti gli altri, alla sinistra dell’altare: si vocifera che una volta all’anno essa “danzi”, e sia udibile perfino dall’esterno. Abbiamo provato a sforzarci di immaginare come una circostanza del genere verrebbe raffigurata dal settimanale Topolino®, arrivando a conclusione che la vignetta sicuramente recherebbe un “rattle – rattle – rattle” provenire da una parete.

Se si rimane suggestionati da bizzarrie simili, non osiamo ipotizzare allora cosa possa essere, il trovarsi occhi in aria in contemplazione dell’ossario, proprio nel momento in cui una scossa tellurica sta facendo vibrare tutto, in una samba corale.
Da immortalare.

Contatti

Non per tutti comunque l’effetto è il medesimo. Ho assistito a una comica scenetta in cui un ragazzo presumibilmente sulla trentina, si è distaccato dal quartetto di amici (erano per conto loro, non erano pascolati dalle suddette guide turistiche), ha avvicinato con tentazione una teca ossuta. L’ha osservata per alcuni momenti scorgendone meglio i dettagli (in pratica stava decidendo cosa colpire); dopodiché con nonchalance ha accostato il dito fino a toccare la fronte di un povero trapassato.

È immediatamente schizzato via dalla parete ossuta, riaccostando tutto elettrizzato il suo gruppetto; e con eccitazione ha strattonato la fidanzata che stava guardandosi in giro, sussurrandole qualcosa. Lei con un menefreghismo epocale ha avvicinato la stessa teca; ha toccato la stessa fronte del povero trapassato, per poi riprendere il suo guardarsi in giro. Il tutto senza nemmeno avvalersi di qualsivoglia minima manovra di nonchalance, in pratica ha esaurito la curiosità iniziale in una manciata di secondi.

Attributi

Poverino. Lui doveva essersi sentito un pavido eroe nel toccare la fronte del povero trapassato per poi andare dalla sua dolce metà a glorificare le proprie gesta, ed incitarla a vivere la stessa esperienza; ma lei con un fare da vera bulletta, abituata a ben altre sfide, l’ha toccato come fosse un pulsante dell’ascensore! Non riuscivo a mascherare il sorriso, avrei voluto riprenderli. Considerando la sacralità del luogo non si udivano nemmeno i bisbigli, ma scommetto che se prima del suo intervento, le avessi sentito domandargli mentre fissava i crani: “quale?”, (tipo la mamma vendicatrice che ti chiede chi di loro è stato), sarei esploso in un eco di risate da far volar via i piccioni dal Duomo, e far roteare la Madonnina in cima come fosse un galletto segnavento nel bel mezzo della tempesta.

Chissà piuttosto il povero trapassato, la cui fronte ha effettivamente una colorazione che lascia presumere frequenti toccate, nelle chiacchierate notturne con i coinquilini , quanto si lagnerà ogni notte, da secoli, di quanto la sua posizione sia sfigata. E chissà con quale rassegnato terrore osserverà impotente gente nuova che varca continuamente la soglia dell’ossario, ripetendo “quello mi tocca…. scommetto che lo fa! Sta a vedere che mi avvicina e mi tocca”, fin quando non viene punzecchiato come il centro di un bersaglio, “Ecco! Lo ha fatto…. facile per voi altri che non vi hanno collocato ad altezza d’uomo!”.

Oltre ai resti

Le peculiarità non si limitano all’ossario. Adiacente a questo infatti, nella chiesa vera e propria, si è avuta da meno di un secolo la conferma di dove si trovino i disciplini che nei secoli scorsi se ne prendevano cura.
Esiste infatti una cripta sotterranea, non accessibile al pubblico, la cui grata è visibile in terra a pochi metri dall’altare. Sbirciandoci attraverso è possibile scorgere solo i primi scalini erosi dal tempo. Questi conducono ad una stanza denominata “putridarium” che conserva i resti di membri appartenenti alla confraternita (laica) dei disciplini, in nicchie che circondano un pozzo centrale sovrastato da una croce.

Quadro all'interno della chiesa di San bernardino alle ossa

Cappella e cripta a parte, la sala principale della chiesa comunemente utilizzata, possiede un dipinto inusualmente splatter. Raffigura la decapitazione di San Giovanni, in un modo che scommetterei polposamente apprezzato da Tarantino.

Insomma, pare proprio che San Bernardino alle Ossa, non sia una chiesa come tutte le altre.

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8 risposte

  1. Domenica ha detto:

    Mitico il vostro modo di raccontare…
    Contin usate così! 😉

  2. Giulia ha detto:

    Bello il vostro racconto, da brivido 😀 comunque mi è rimasto un dubbio letto sulla vostra pagina Facebook: cosa c’è dentro il cocktail “scuotiossa”? 🙂

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Complimenti per l’occhio attento, ci fa piacerissimo 😀
      Lo Scuotiossa , che su facebook abbiamo consigliato di sorseggiare durante la lettura di questo articolo , è un cocktail a base di gin e granatina, ma a dispetto del nome non ha effetti da delirium tremens, è anzi molto piacevole da bere.

  3. Particolarissimo questo luogo. Mi piacciono sacrari e chiese, un pò fuori dal comune. A questo proposito, quando vi capiterà di andare dalle parti di Mantova, vi suggerisco il Santuario di Grazie di Curtatone… Io invece mi segno San Bernardino alle Ossa tra i siti da visitare. E giuro (prometto solennemente), che non farò a gara con la seconda metà del blog, a chi ha il coraggio di toccare il teschio 🙂 !
    A presto,
    Claudia B.

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Grazie per la dritta Claudia, è veramente originale … potrebbe piacerci assai! Ma sei proprio sicura di riuscire a resistere alla tentazione di toccare la fronte del povero trapassato?! 😉

  4. Un racconto da pelle d’oca, sono sicura che se dovessi andarci poi sognerei scheletri con ghigni malefìci tutta la notte. Se ricordo bene – ma probabilmente no – sono stata in gita al liceo in un posto simile in Sicilia ma non so bene dove…

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