Le stravaganti origini della Luna di Pejeng

Ci siamo persi, ripersi e dispersi nel cercare un antico oggetto, sacro ai Balinesi.
Non sempre si può pretendere la luna… noi volevamo la luna di Pejeng!

Alla ricerca della luna di Pejeng

Si troverebbe a pochi chilometri di distanza da Ubud, dove il paesaggio è quello rurale ma il traffico è quello urbano, custodita in uno dei templi della zona.
Risalirebbe a circa il terzo secolo avanti Cristo, rappresentando la più grande reliquia dell’età del bronzo del sud est asiatico.
Sapevamo solo all’incirca dove potesse trovarsi, e una volta parcheggiata la macchina, abbiamo iniziato a spostarci a piedi pensando di poter distinguere il tempio…

Errore.
Pur provando a mantenere un basso profilo, nel giro di, praticamente subito, siamo stati notati in una strada secondaria da un tizio che passava in motorino.  Non comprendevamo cosa dicesse, ma sembrava chiaro che, in quanto stranieri, ci aveva “annusati”, o più probabilmente ciò era toccato al nostro portafogli.
Il non dargli peso, filando dritti dentro al tempio non è stato di sufficiente eloquenza, perchè è sceso ed ha iniziato addirittura a seguirci. Non è bastato poi nemmeno declinare qualsivoglia cosa volesse appiopparci, perchè non ci mollava più.

Il tempio comunque non conteneva ciò che cercavamo; saremmo voluti entrare in quello di fronte, ma l’accesso era interdetto. Abbiamo allora mimato una rullata, ripetendo “Big Drum”, allo stalker improvvisato. Lui con furbizia ha provveduto a depistare noi, unici occidentali che bazzicavano quelle parti, indicando una direzione diametralmente opposta.

La leggenda della luna di Pejeng

Cosa c’entra un timpano in bronzo di quasi due metri, con la luna?
Ebbene, avete presente il cartone animato Pollon, in cui il padre Apollo, Dio del sole, svolge quotidianamente il mestiere di guidatore di un improbabile calesse che trasporta il sole in cielo?
Similmente, secondo una leggenda balinese, quel tamburone a forma di clessidra, un tempo era una delle ruote del carro che trasporta la luna nei cieli.
Una notte, mentre il carro sbrilluccicoso sorvolava Pejeng, una ruota si staccò e finì sopra un albero, da dove continuava ad emettere un bagliore potente quasi quanto quello della luna stessa.

Evidentemente, anche ad antichi contesti leggendari erano applicabili le statistiche sul calare dei furti in concomitanza dei pleniluni (e per forza!): un ladro, infuriato dalla luce emessa che stava interferendo con la sua “attività” notturna, salì sull’albero e tentò di spegnerla.
Gli, ehm… urinò sopra.
Riuscì ad attenuarne il bagliore, ma quell’oggetto cadendo in terra, esplose ed assunse l’attuale forma di enorme tamburo caratterizzato da una frattura sulla base; tale affronto costò la vita al ladro.

I templi di Pejeng

Dire che abbiamo censito quasi tutti i templi di Pejeng può avvicinarsi a descrivere la trafila di entrate ed uscite che in quel pomeriggio si sono susseguite nel nostro gironzolare per il villaggio.
È stata una delle parti più belle, ci siamo intrufolati in ogni dove: templi di edifici pubblici, templi di famiglia, templi di villaggio, spesso adiacenti e collegati fra loro, che formavano labirinti ad incastro.
Il più delle volte erano completamente deserti, in qualche circostanza c’era qualcuno, con cui abbiamo potuto scambiare un saluto ed un sorriso.

Tempio della luna di Pejeng fuori Ubud

Alcuni li abbiamo solo sbirciati dall’entrata, in uno ci hanno chiamati dentro, un altro era in ristrutturazione con operai al lavoro, ed un altro ancora (privato) era praticamente inaccessibile da quanto puzzolente. Siamo finiti anche in un paio di abbandonati non più usati, con quel fascino, tutto loro, di vuotezza un tempo sacra.
Uno degli aspetti divertenti, è che nessuno parlava inglese, e non riuscivamo nemmeno a gesti a scambiare informazioni.
Sono quelle classiche occasioni in cui assaporiamo con gusto l’ordinarietà di un luogo, al di fuori dei soliti terreni battuti.

Quando il dito indica la luna

Lo attestava anche lo sguarnito guestbook dell’anziano in un improvvisato banchetto all’entrata del Pura Penataran Sasih, dove si lasciano donazioni e si riceve la fascetta gialla da indossare: eravamo fra i pochi che avevano scelto di andare sin lì, e gli unici della giornata.

Manco a farlo apposta, la luna di Pejeng, anche all’interno del suo tempio è stata difficile da trovare, collocata in un angolo appartato.
Ancora oggi bada tutto e tutti dall’alto, in una struttura propria, lontana da occhi e mani profane. Secondo i Balinesi non deve essere disturbata. Gli incauti che nei secoli scorsi la suonarono o ne scarabocchiarono i dintorni, pagarono con la salute o con la vita. Persino gli archeologi si sono guardati bene dal non creare turbamenti, concordando con i locali le offerte appropriate da fare, prima di interventi strettamente necessari.
La sua posizione è la stessa da tanto tempo, solo qualcuno fra i più anziani del villaggio la ricorda girata diversamente.

Pura Penataran Sasih tempio di Bali

Antecedente al buddhismo, questo antichissimo reperto veniva probabilmente usato nei cicli del raccolto. Non è l’Arca dell’Alleanza. Ma nemmeno uno strumento musicale come tutti gli altri…

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6 risposte

  1. annalisa ha detto:

    Un bellissimo racconto!!! Le storie e leggende che si diffondono in Asia poi sono davvero affascinanti e vivono tutt’oggi tra gli abitanti. Se organizzo un viaggio in quelle zone (cosa che pianifico da un bel po’ di tempo), mi ricorderò certamente di questa storia e questo racconto!

  2. Fabio ha detto:

    Che bella soddisfazione trovare quello che si sta cercando nonostante le difficoltà oggettive nel trovarlo! L’importante è non arrendersi e provarci!

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Decisamente, anche perchè una cosa che ti aspetteresti di vedere nel giro di pochi minuti e che poi si trasforma in qualcosa di introvabile, si può ad un certo punto anche rinunciare ad inseguirla. Ma ne valeva la pena, soprattutto per quanto abbiamo visto e visitato nel cercarla…

  3. Ale e Kiki ha detto:

    Bella questa avventura alla ricerca del tambur…pardon, della luna perduta! Bella soprattutto perché vi ha portato a scoprire tanti templi, mescolandovi ai locali! 😉

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Quella che si poteva pensare fosse una semplice visita si è invece trasformata in una sorta di caccia al tesoro, ma ne è valsa la pena soprattutto per il “viaggio” in sé, ovvero il percorso fatto prima di trovare il tamb… luna!

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