La leggenda dell’arcobaleno al lago di Carezza
Il lago di Carezza, con i suoi riflessi colorati, racchiude, oltre che tanto incanto, una leggenda tramandata dall’antico popolo dei Dirlinger.
Scopriamo infatti come mai questo lago della val d’Ega, sia anche chiamato Lec de Ergobando; in ladino “ergobando” significa arcobaleno!

Le giornate di Ondina al lago di Carezza
Ondina, una bellissima ninfa dell’acqua, era solita sguazzare e nuotare nelle acque cristalline del lago di Carezza.
Si tratta di uno spirito “elementale”, ovvero appartenente ad uno dei quattro elementi della natura: acqua, terra, aria o fuoco. Ella viveva in armonia con le montagne, il bosco e con il lago, in cui dimorava.
Talvolta si sedeva sulle sponde e cantava melodiosa; tuttavia Ondina era anche molto timida, perciò non appena qualcuno avvicinava la riva, si rituffava subito in acqua.

Inutili magie
Lo stregone Masarè, che abitava nei boschi sotto al Latemar, il massiccio montuoso che si specchia in quelle acque, udì la splendida ninfa e se ne innamorò follettamente… pardon, follemente.
Pur di rapirla era ricorso a tutte le magie che conosceva, senza ottenere mai alcun risultato: si era persino trasformato in lontra, ma nemmeno sotto quelle sembianze era riuscito ad avvicinare Ondina.

Un piano infallibile
Fu così allora così che lo stregone salì sul Catinaccio, per andare a chiedere aiuto alla striona (strega) Langverga.
Al racconto di tutti quei sortilegi rivelatisi fallimentari, la potente strega lo prese un pochino in giro, ma poi gli diede un importante consiglio.
Egli avrebbe dovuto far comparire uno splendido arcobaleno che si estende dal Latemar sino al lago di Carezza, così da ammaliare Ondina e attirarla fuori dall’acqua.
Lo stregone doveva poi trasformarsi in un vecchio mercante con tanto di sacco colmo di monili sbrilluccicosi, e stabilire con lei una conversazione apparentemente casuale.
Il piano prevedeva che lui tagliasse un pezzo di arcobaleno (mormorando che è di quel prezioso tessuto che sono fatti i gioielli), e che lo riponesse nel suo sacco, facendovi “inavvertitamente” cadere fuori i gioielli.
L’accresciuta curiosità della ninfa, che non ne aveva mai visti, la avrebbe fatta avvicinare e …

Non tutti gli arcobaleni riescono col buco
Detto, fatto.
Dopo che Masarè ebbe creato un raggiante arcobaleno (che “Iridella scansati proprio!”), Ondina, incantata da quei meravigliosi colori, uscì dalle acque.
Lo stregone, entusiasta, dalle pendici del Latemar si fiondò tutto d’un colpo al lago di Carezza, ma nella concitazione dimenticò di camuffarsi… Ondina lo riconobbe immediatamente e si reimmerse, scomparendo per sempre dalla sua vista.
Lui, strabordante di furore, afferrò l’arcobaleno, lo frantumò in mille pezzi e lo gettò nel lago di Carezza, dove si dissolse.
Ciò che ne rimane oggi è un incanto della natura, in cui ammirare il risplendere dei colori dell’iride.
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