Le cascate degli Dei
Uscendo di pochissimi metri dalla Ring Road tra Myvatn e Akureyri ci si imbatte in qualcosa di epico.
In un area che si dice vantare varie comunità di elfi tra rocce e rupi, il fiume Skjàlfandafljòt (180km) convoglia in un salto di 12 metri, formando le cascate Godafoss.

Le cascate sono suddivise da dei roccioni che travolte dall’impeto dell’acqua fungono da spartiacque naturali. Il loro grande complesso roccioso centrale è a sua volta trafitto in due, da un flutto d’acqua ribelle, che si è scavato una sorta di “idroscivolo”.
Metaforicamente, guidando in Islanda nel bel mezzo del nulla, ci siamo talvolta imbattuti in cartelli stradali che improvvisamente ci si materializzavano di fronte, sapientemente/incoscientemente piazzati in piena “carreggiata” a fare da spartitraffico (menzionare la parola “traffico” in un luogo simile ha dell’irreale). Ma in quei casi c’era ben poco di divino. Il loro scopo è più che altro quello di forzare i guidatori al matenimento della destra, in zone di vicendevole scarsa visibilità, tipo bruschi saliscendi, evitando quindi scontri frontali.
Le Godafoss invece le divinità le hanno! …nelle loro viscere da qualche parte, forse erose dai secoli e dall’acqua che in tutto questo tempo vi sono fluiti sopra.

Le origini delle Godafoss
Attingendo alle Saghe, il nome di queste cascate risale a Lögsögumaður Þorgeir Ljósvetningagoði, il capo di Ljósvatn intorno all’anno 1000.
Þorgeir era stato nominato giudice all’Althingi (tradotto letteralmente significa “assemblea di tutti”); una sorta di antico Parlamento presso Thingvellir dove i diversi clan vichinghi si riunivano in assemblea. Fu colui che prese la decisione, circa un millennio fa, che l’Islanda sarebbe dovuta diventare una nazione cristiana.
All’epoca infatti c’era poca coesione, e i contrasti fra pagani e cristiani erano frequenti, al punto che non prevalendo nessuna delle due credenze, non si riusciva mai ad accordarsi su alcuna questione.
Il rischio era che la situazione potesse anche degenerare in una guerra civile; così venne scelto lui come mediatore di questo arbitrato, in quanto unanimamente conosciuto come persona ponderata e razionale.
Accettò la responsabilità di decidere su quale sarebbe dovuta diventare quella univocamente da seguire, a patto che poi le fazioni avessero aderito al suo verdetto. Così, in seguito a un giorno e una notte trascorsi sotto la sua coperta di pelliccia a riflettere, comunicò le sue disposizioni.
Da paganesimo a cristianesimo
Þorgeir stesso credeva negli antichi Dei vichinghi (ovvero: Thor, Vidar, Balder, Odino, Freyr, eccetera…). Per dare l’esempio, dopo l’assemblea, fu tra i primi a ricevere il battesimo: come concordato infatti, in tempi successivi tutti gli Islandesi avrebbero dovuto farlo.
Tornato a casa, da cristiano, cambiò immediatamente i propri costumi ed abitudini, rimuovendo i propri idoli dal tempio, per poi gettarli in quelle cascate vicino a casa, che da allora prendono il nome di Godafoss.
La dicitura “Cascate degli Dei” è perciò conseguentemente riconducibile ai simulacri degli Dei pagani che vi vennero gettati al momento della conversione.
Ma in queste vi è anche ambientata una curiosa leggenda che abbiamo nell’articolo: La leggenda delle Godafoss, da non perdere!
Sai che l’Islanda in generale m’ispira da matti?! Però so anche che se mai decidessi di fare un viaggio qui, anche solo di una settimana, spenderei una fucilata!!