La Grotta di Calipso (e Ulisse) a Gozo
Ogigia, un piccolo paradiso, caldo ed accogliente, dal quale non si può che rimanere ammaliati.
Si tratta dell’Omerica isola in cui viveva la ninfa Calipso, e la cui ipotetica collocazione è stata supposta in diversi punti del Mediterraneo, ma che secondo alcuni autori, troverebbe idealmente sede nell’isola di Gozo, a Malta.

La grotta di Calipso
Non è un mistero che, adiacente a Ramla bay, nota per la sua sabbia rossa, e per essere una delle spiagge più belle di Malta, si trovi dunque la “grotta di Calipso“.
È bello fantasticare sul risveglio di Ulisse, proprio su quella battigia, rinvenuto dalla bella Calipso e dalle sue ancelle, mentre andavano a stendere i panni.
Lui, era l’unico sopravvissuto del suo equipaggio. A nulla era valso ammonire la ciurma di non cibarsi delle mucche sacre che stavano trasportando, nemmeno in preda alla fame più nera; poichè, esaurite le scorte, le uccisero. Tale affronto aveva scatenato l’ira Divina sotto forma di nove giorni di terribili intemperie, inducendoli al naufragio.
Anche lei, figlia di Atlante (colui che sorregge sulle spalle la volta celeste), aveva adirato gli Dei. Si era schierata dalla parte del padre nella Titanomachia, ed era stata per questo, condannata a non lasciare mai Ogigia, e come se non bastasse, a vedervi giungere bellissimi eroi di cui si sarebbe innamorata, ma dai quali non sarebbe stata corrisposta.
Regolare, puntuale, ineluttabile: si prese cura di Ulisse, anche detto Odisseo, e se ne innamorò.
Ma l’eroe, sebbene si trovasse in una sorta di giardino dell’Eden, dove non c’era nemmeno bisogno di cacciare, o difendersi da animali selvatici, accudito dalla premurosa ninfa, non era felice…
Aveva trascorso sette anni su quell’isola, ricca di amenità: una grotta dalle tante sale, un bosco sacro, splendidi giardini, e una natura rigogliosa, in compagnia di Calipso che tesseva e filava con le altre ninfe, intente a cantare armoniosamente durante le mansioni.
Ulisse infatti, scrutava l’orizzonte verso oriente, e piangeva.
Invocava la Dea Atena, pregava che questa potesse liberarlo da quelle catene d’oro che lo opprimevano, perchè lui voleva ripartire, e tornare nella sua Itaca.

Gli Dei erano divisi sul suo destino, c’era chi parteggiava per la sua liberazione e chi invece riteneva dovesse rimanere in eterno su quell’isola.
Ma venne il giorno in cui Zeus, perentorio, risolse la contesa in favore del sofferto desiderio di libertà del mortale, ed inviò Ermes, il messaggero degli Dei, a comunicare tale decisione a Calipso.
La bella riccioluta le aveva provate tutte, offrendo anche l’immortalità al valoroso naufrago, puntualmente rifiutata. Egli piuttosto, tornava con nostalgia a ripensare continuamente al ritorno alla propria terra, che sembrava sempre più irraggiungibile… insomma, in quella che guardacaso definiremmo un’odissea! 😀
Ambasciator che porta verga
Ermes giunse alla grotta di Calipso, con la sua verga alata.
Prima di divergere su scottanti indiscrezioni, specifichiamo che si tratta del bastone da messaggero (con i due serpenti avvolti, è il caduceo, il simbolo usato in farmacia); era dotato anche di sandali e copricapo alati. Vista la delicatezza e l’importanza delle comunicazioni che gli venivano affidate, ci piace vederlo più come un delegato diplomatico che non come il corriere espresso dell’Olimpo. In fondo lo sentiamo anche un po’ vicino a noi: sempre in viaggio per il mondo, era considerato il protettore dei viaggiatori e della sicurezza stradale. In punti pericolosi e biforcazioni veniva posta una pietra quadrangolare con sopra la sua testa (chiamata “Erma”, in derivazione del suo nome).
Egli ricopriva inoltre il ruolo di “psicopompo“.
Qual bambino, alla domanda su cosa vorrebbe fare da adulto, non replicherebbe con: “da grande voglio fare lo psicopompo” ?
Lo psicoche?!?
Ebbene, siccome possedeva il raro privilegio di poter andare e tornare dall’aldilà senza conseguenze, poteva fare da accompagnatore alle anime dei morti.
Troppo bello per essere vero
Alla comunicazione, la ninfa rattristata, non si oppose: quello era il volere degli Dei.
Fornì allora legna, corde e materiali all’Itachese affinchè potesse costruirsi una zattera, e gli diede provviste per il proseguio del suo travagliato viaggio.
Ulisse, che era molto furbo, inizialmente era incredulo. Non si fidava. Temeva si potesse trattare di una trappola, e fece allora fare un giuramento a Calipso.
Solo allora partì, lasciando Ogigia e le ninfe che la abitano.
…da uomo libero.
Epici altarini
Aggiustiamo una lancia spezzata da qualcuno (e che facendolo ha sporcato il pavimento), in favore del prode eroe Omerico.
È vero che Ulisse nutriva per la moglie Penelope, un profondo sentimento che prescindeva dall’aspetto fisico. Gli veniva continuamente fatto notare (e ne era ben consapevole) che dopo vent’anni di attesa, ella non sarebbe esattamente stata quella di prima, e che, in quanto mortale, non poteva competere con l’eterna bellezza di una ninfa, che non invecchia mai.
È vero anche che per la propria amata, aveva virtuosamente rinunciato a una splendida compagnia, in una splendida isola, magari a godersi l’immortalità (cosa che invece per lui equivaleva ad una condanna eterna).
Però…
È successo! Succedeva. (Per l’epoca era accettabile).
Ulisse ebbe rapporti con Calipso, ma non solo: prima ne aveva avuti pure con la maga Circe! 😉
Le società antiche, come quella Greca e quella Romana, per quanto notevolmente avanzate per i tempi, erano ancora patriarcali, in cui quindi agli uomini erano concesse questo tipo di cose.
Al giorno d’oggi però, non abbiamo comunque di che vantarci, poichè anche secondo alcune culture contemporanee è normale, se non addirittura obbligatorio, che la donna sia subalterna all’uomo… in contesti simili, che Odisseo abbia avuto altre donne, e Penelope sia sempre stata fedele al marito, parrebbe quasi il minimo sindacale.

Il crollo di un mito
È stato divertente per noi scendere dentro la grotta e chiamare Ulisse, ascoltandone poi il riverbero.
Pare che ancora oggi fuoriescano da lì strani versi, equiparati da qualcuno ai lamenti del protagonista dell’Odissea. C’è chi attribuirebbe proprio a tali “fastidi”, il fatto che nelle immediate vicinanze, come una sorta di superstizione, nessuno abbia voluto costruire abitazioni. (E noi aggiungiamo, “per fortuna”!)
Purtroppo, sembra che la grotta di Calipso stia recentemente andando incontro ad un destino simile a quello già occorso ad un’altra bellezza naturale di Gozo, ovvero l’Azure Window, situata nella sponda opposta.
A causa dell’attività geologica, e dei rischi ad essa connessi, l’accesso è interdetto, e ci risulta quindi non si entri più.
Rimane il bellissimo panorama contemplabile dalla terrazza esterna, quello la natura non se lo riprende, e che possiamo letteralmente definire… epico!
Mi sono divertita molto a leggere il tuo post. Ulisse si dava da fare, non c’è che dire. Ho ripensato al liceo, quando studiavamo le sue vicende e mi chiedevo che volto avesse Calipso. 🙂
Grazie 😀 Io mi son spesso chiesto che volto avesse la maga Circe ! È sempre stato qualcosa di indefinito che ai miei occhi spaziava da una sorta di simpatica befana, passando per una sorta di Wanna Marchi versione dark, fino a giungere ad una Spice Girl 😛
Questi uomini sempre pronti a tradire l’amata!! Sai che credevo che la grotta fosse in Sicilia e invece è poco più giù nel Mediterraneo.
Hanno attribuito quella “location” Omerica a svariati luoghi nel Mediterraneo. Oltre quella che abbiamo visitato a Gozo, ce ne sarebbero a Gibilterra, in Sicilia, in Grecia, e persino in Croazia!
Io che sono un’amante delle grotte sarei proprio andata a visitarla volentieri…un vero peccato che non sia più accessibile!
Purtroppo sì. Considerando che la maggior parte delle cose è nell’isola principale, andare a Gozo appositamente per la grotta di Calipso o l’Azure Window (che è crollata) potrebbe dispiacere. A parte il mare, rimangono comunque i bei panorami e il complesso archeologico di Gigantia, che sicuramente valgono la pena.