Isola delle Rose, un’utopia inghiottita dall’Adriatico
Insulo de la Rozoj: l’isola di Rimini
Chi non ha mai sognato di circoscrivere una parte di territorio e proclamare con imperiosa tracotanza “Sono io lo re!“* ?
Non mi riferisco ad un castello di scatoloni, o ad una porzione di giardino, bensì ad una vera e propria nazione, per quanto minuscola, che ambisca ad essere riconosciuta come tale dagli organi internazionali.
Forse non proprio tutti avranno avuto ambizioni simili; tuttavia ci fu qualcuno, alcuni decenni fa, che riuscì a poggiare su solide basi quel che sognava.
Noi non siamo abbastanza attempati per aver vissuto quell’utopia in prima persona, ma dalle nostre parti c’è chi l’Ingegnere bolognese Giorgio Rosa, lo ha anche conosciuto di persona, e ne ha sentito esprimere idee ed aspirazioni.
* cit. da “Attila flagello di Dio”.
L’ingegner Giorgio Rosa
A lui il merito di aver creato e brevettato nel 1958 un telaio di tubi, trasportabile in galleggiamento ed utilizzabile per l’installazione di piattaforme.
Dopo una serie di ispezioni, negli anni a seguire individuò il posizionamento che reputava conforme a piantar le tende. Per la precisione si trovava a 11 km e mezzo dalle coste di Torre Pedrera (Rimini), quel tanto che bastava per essere di 500 metri in acque internazionali.
Chiunque può appropriarsi di uno scoglio naturale sperduto che non appartiene ad alcuna nazione ed insediare un proprio governo. Però crearsi artificialmente una superficie al di fuori di qualsivoglia controllo statale è qualcosa al contempo di geniale ma anche di preoccupante.
Le autorità Italiane presero seriamente la cosa, e nel 1962 ordinarono la rimozione delle strutture di base che erano state provvisoriamente appoggiate, in quanto di ostacolo alla navigazione, ma tra il ’65 e il ’66 vennero stabilmente ancorate al fondo.
Siccome quella era zona in concessione Eni, la capitaneria di Rimini intimò la cessazione dei lavori, che intanto, vista la peculiare logistica, stavano riuscendo ad esser portati avanti solo alcuni giorni a settimana.
Erano anni in piena rivoluzione sociale, in cui tutto sembrava possibile, persino la costruzione di un’isola di acciaio.

L’Isola delle Rose
Fu così che sorse in mezzo al mare l’Isola delle Rose: una piattaforma di 400 metri quadri, attrezzata per l’attracco di natanti e predisposta ad un futuro sviluppo su cinque piani.
Iniziò con l’includere un bar ed un proprio ufficio postale, aprendo al pubblico il 20 agosto 1967.
Poteva rivelarsi una trovata commerciale interessante per il boom turistico che si stava verificando in quegli anni nella riviera Romagnola, ma che cosa ne avrebbe fatto il proprietario?

Cosa poteva diventare l’Isola delle Rose
Dato che quell’isola era stata intenzionalmente collocata fuori confine, si ipotizzava potesse essere adibita al gioco d’azzardo e quindi, nonostante lo spazio ristretto, convertita in casinò. Era una cosa che tra l’altro, tempo prima, era stata per l’Italia motivo di attrito con San Marino, e che per qualcuno poteva favorire potenziali riciclaggi di denaro.
Altre possibilità erano che avrebbero potuto crearvi un night club “molto particolare”, aggirando le leggi italiane sulla prostituzione; oppure basarvi una radio pirata come a Sealand, altra piattaforma offshore, che ancor oggi auspicherebbe al riconoscimento internazionale della propria sovranità.
Come diceva l’ingegnere, probabilmente in un secondo momento si sarebbe potuto predisporla per vendere (esentasse) il carburante alle imbarcazioni.
In qualsiasi caso, rappresentava un escamotage giuridico che avrebbe creato un fastidioso precedente per l’erario Italiano, rischiando di incoraggiare ulteriori urbanizzazioni marine a scopo di elusione fiscale.
Se al giorno d’oggi, vari Paesi al mondo si contendono ancora minuscole isole disabitate, come ad esempio recentemente le Spratly, non è tanto per le risorse limitate di superficie (che talvolta non vanno oltre al guano). Più che altro è per il conseguente ampliamento delle acque territoriali che la loro attribuzione comporterebbe, avendo quindi giurisdizione esclusiva per la pesca entro tali limiti o per lo sfruttamento del sottosuolo marino.
Un caso più unico che raro
Ai tempi, nei dintorni dell’isola, a circa 16km dalla costa c’erano anche piattaforme di estrazione Agip, oggi in disuso e non riqualificate…
La curiosità era tanta. Non si capiva a cosa servisse, se si trattasse di un esperimento, e quali misteri celasse. Ogni giorno si creava un viavai continuo di barche che si offrivano di raggiungere la creazione dell’ingegner Rosa e circumnavigarla, per poterla vedere da vicino.

Se fossimo vissuti a quei tempi, siamo sicuri che non ci saremmo fatti mancare una simile gita fuori porta (a pochi km da noi), così da scrutare con occhi lemurosi una cosa così unica nel suo genere; sarebbe stato un peccato però, non poterne poi condividerne l’esperienza sul nostro blog, le tecnologie di allora avrebbero permesso al massimo un casareccio giornalino in ciclostile.
Tutto questo traffico contribuiva ad aumentare la preoccupazione dell’Italia. Oramai non poteva più ignorare il fenomeno, che stava iniziando ad interessare sia la stampa nazionale che quella estera.
Il 1 maggio 1968 venne tenuta la dichiarazione unilaterale di indipendenza, ed istituita come lingua nazionale l’esperanto (lingua che nessuno, nemmeno il capo di Stato, parlava).
Va detto che però nessun altro Paese ne riconobbe mai lo status di nazione indipendente, e che peraltro se ciò fosse avvenuto, avrebbe avuto una superficie di acque territoriali di 62 km quadrati!**.
** Un successivo statuto delle Nazioni Unite del 1994, recita che costruzioni artificiali non posseggono lo status di isola, quindi nemmeno acque territoriali e pertanto non modificano i confini marittimi già presenti.
Organizzazione del nuovo nato
L’ing. Rosa non era solo progettista e costruttore dell’Insulo de la Rozoj (in esperanto), ma anche ideatore ed ispiratore dell’entità statale, che racchiudeva dipartimenti, ministeri e una propria diplomazia, oltre ad un inno nazionale e una bandiera.
Ideò come valuta nazionale il Mill che sarebbe valsa al cambio 1:1 con la Lira, ma non arrivò mai come auspicato a battere moneta o cartamoneta, furono solo emissioni postali in francobolli. (Per caso ne avete?)

A destra: i francobolli del valore di 30 Mills.
La collocazione dell’Insulo de la Rozoj
Il mistero si infittiva. Erano anche gli anni della guerra fredda; questa costruzione si trovava in una posizione militarmente strategica, all’estremo orientale del blocco atlantico, frapponendosi al blocco sovietico, davanti alla Jugoslavia di Tito.
Poteva rappresentare l’avamposto di una potenza ignota***, e magari venire utilizzato come punto di attracco per sommergibili sovietici. Poteva ospitare ripetitori di una radio sovversiva (ma l’enorme traliccio che insospettiva qualcuno, serviva in realtà a pompare acqua dolce da una falda sottostante). Oppure poteva essere di supporto allo spionaggio da parte di Paesi ostili. Ve li immaginate bagnini/vitelloni asserviti al KGB far filtrare di nascosto, di notte, preziose informazioni e materiali trafugati di vario tipo, sino alla piattaforma, da dove poi sarebbero state smistate al Cremlino?
Nonostante la buona fede di Rosa, che voleva solamente “veder fiorire le rose sul mare”, la situazione era di pericolo per la sicurezza. Se davvero, per quanto surreale come eventualità, fosse mai stato preso in considerazione come nuovo Stato, con chi si sarebbe alleato?
Venne convocato il 21 giugno 1968 a colloquio con i servizi segreti militari Italiani di allora. Era oramai sempre più chiaro che se non ci si fosse arrivati con le buone, si sarebbe cercato di sopprimere la cosa sul nascere tramite vie più drastiche.
*** Il parlamentare Zangheri (PCI), futuro sindaco di Bologna, sosteneva che fosse una manovra destabilizzante del leader albanese Enver Hoxha, che all’epoca stava considerando di uscire dal patto di Varsavia.


Uno stallo inevitabile
Il 24 giugno, Rosa tenne una conferenza stampa con fotografi e giornalisti per rendere pubblica la propria indipendenza. Un paio di giorni dopo, la finanza e i carabinieri circondarono l’isola, sottoponendola di fatto ad un blocco navale.
Così come alle imbarcazioni veniva impedito l’avvicinamento e l’attracco, il guardiano, rimasto lì, non poteva approdare sulla terra ferma.
La repubblica dell’Isola delle Rose ovviamente non aveva istituito un proprio esercito. Non poteva quindi opporsi con la forza a quello che, per il diritto internazionale, tecnicamente sarebbe potuto equivalere ad un vero e proprio atto di guerra.
Fosse stata veramente una nazione avrebbe teoricamente potuto anche chiamare in aiuto militare ipotetici alleati pronti a difenderla dall’occupazione italiana. Il contesto geopolitico di allora vedeva già interventi militari in Vietnam e a Praga.
Può far ridere, ma nonostante non ci fossero mai state violenze o scontri, quello stallo assumeva demenzialmente i connotati di un mix tra un embargo e un sequestro di persona.
I giornalisti in motoscafo lanciavano il cibo al custode, che usciva dalla roccaforte a recuperarlo. Sapeva di essere intoccabile: non essendo in territorio italiano, le forze dell’ordine non avevano autorità per farlo.
(Aldilà del rischio di finire faccia a faccia con le forze dell’ordine, è comunque sconsigliabile emulare azioni simili 😛 ).

Nazione o no?
La questione è che non basta esistere, gli altri devono riconoscere la tua esistenza!
Quello che ti senti di essere, o che credi di rappresentare, è di poco conto se non ha un riscontro oggettivo.
Una nazione non è solamente un territorio, e degli abitanti con una propria sovranità: per affrancarsi e far valere le proprie regole, in passato hanno combattuto persone.
Per essere ciò che è, una nazione non si auto inventa: ci sono radici storiche, c’è omogeneità culturale, c’è una propria peculiare identità.
È infatti un popolo ad autodeterminarsi, e non un singolo individuo con al più un gruppetto di pochi altri.
Rosa, che a quel punto rappresentava una sorta di governo in esilio, un po’ come il Dalai Lama, telegrammò invano al presidente della Repubblica Saragat, pensando perfino ad un eventuale ricorso al tribunale internazionale dell’Aja.
Il mese successivo ricevette un’offerta di acquisto che forse avrebbe fatto meglio ad accettare.
In seguito, il custode, poté lasciare l’isola delle Rose e tornare sulla terraferma, a Rimini. Presumiamo che oramai non considerasse più quello scampolo di superficie calpestabile in mezzo all’Adriatico, come un angolo di paradiso… O per meglio dire, una “palafitta di paradiso”.
Isola delle Rose: la fine di una splendida utopia
In novembre fu smantellato ciò che era rimasto dentro, e nel febbraio 1969 si susseguirono tentativi di demolizione con esplosivi che riuscirono però solo a deformare la struttura, ma non a farla crollare. A dare il colpo di grazia ci pensò una burrasca.
In giro per Rimini, dove in molti si erano affezionati a quella stravaganza, vennero affissi manifesti ironici a lutto.
L’Isola delle Rose non fu mai nazione, ebbe un solo abitante stabile (il custode), rimase indipendente per 55 gloriosi giorni dopo la sua inaugurazione.
I resti di quel luogo di libertà oggi giacciono in fondo all’Adriatico, e per qualcuno quella è diventata l’isola che non c’è.

Se l’articolo ti è piaciuto salvalo nelle tue bacheche di Pinterest!
Abbiamo visto il film giusto ieri sera e dobbiamo dire che è molto carino!
L’idea di costruire un’isola fuori dalle acque territoriali è stata, per l’epoca, un’idea davvero rivoluzionaria.
Grazie per averci fatto scoprire tantissime curiosità su quest’isola che nel film, invece, sono state omesse e non raccontate!
Con questo post abbiamo un’idea più chiara e più completa sull’Isola delle Rose!
Grazie 🙂 Fu proprio una trovata che aveva dell’incredibile!
Secondo noi il film ha scene assai divertenti ed ha piacevolmente rievocato alcuni elementi di quell’epoca. Dal punto di vista narrativo, la trasposizione ha alterato la storia ed omesso diverse cose… ma bello comunque che un pezzettino di storia così bizzarra della Romagna venga fatta conoscere.
Visto il film stasera: che storia!! E per scoprire la vera storia…eccoci qua dai nostri amici Lemuri!! Buon anno ragazzi! 😘
Buon anno anche a voi! 😀 Se fosse rimasta in piedi, magari ci si andava a fare una piada lì sopra!