Incontri alla Hofdi House
In quel di Reykjavik, una delle città col nome più arrovellante in cui siamo stati, (che comunque rimane nulla in confronto al poco distante ghiacciaio Eyjafjallajökull, quello del vulcano), abbiamo approfittato del jeeppino per scavalcare di netto un marciapiede, che si frapponeva fra il parcheggio in cui eravamo casualmente finiti, e lo stradone che costeggia l’oceano.
Siamo usciti in un modo un po’ barbaro, ma finiti dentro a quel cul-de-sac , non eravamo un granché propensi a una enigmatica quanto onerosa circumnavigazione di una serie di strade per raggiungere lo stesso punto a pochi metri di fronte a noi.
Stavamo cercando una casa, che colpì particolarmente l’immaginario di quel bambino che fui, durante gli anni in cui gli adulti ripetevano sollevati che “la guerra fredda è finita!“, e noi bimbi pur intuendone l’importanza, non realizzavamo cosa avrebbe comportato. Però quella casa che si vedeva così spesso nei telegiornali di quel periodo, era strana, surreale, intrigante.
Non avevo idea di dove si trovasse; la percezione era che fosse lontanissima, quasi in un altro mondo, dove quei due signori (uno con la macchia in testa) erano andati a darsi la mano.
Una stretta di mano storica. Tanto attesa. Indispensabile.

La storia alla Hofdi
Arrivati di persona a cospetto della Hofdi house, sembrava quasi un quadro, con le sue assi bianche e il mare dietro, aveva lo stesso identico alone che percepivo nel vederla in tv: strana, surreale, intrigante.
Quella casa ospitò il summit l’11 e 12 ottobre 1986 tra Reagan (Stati Uniti) e Gorbaciov (Unione Sovietica) per un accordo sulla reciproca diminuzione delle testate atomiche, e su altre questioni motivo di tensione fra le due superpotenze.
Non si giunse ad un vero e proprio accordo, ma il negoziato fu per entrambe fruttuoso nel constatare il tipo di concessioni che la controparte era disposta a fare per venirsi incontro.
Questo gettò le basi fondamentali dei successivi, decisivi, passi verso il disgelo.
Luogo di incontri
I due blocchi trovano idealmente l’Islanda a metà strada. Questa, si presterebbe spontaneamente da tramite, avendo rappresentato su diversi aspetti un punto di convergenza fra loro.
Geologicamente parlando, attraverso il suolo Islandese, la placca Americana incontra quella Euroasiatica (a Thingvellir).
Scacchisticamente, fu proprio alla Hofdi che nel ‘72 si affrontarono nel cosiddetto match del secolo, i campioni di scacchi Fischer (Usa) e Spassky (Urss).
Ideologicamente parlando, nello stesso edifico si incrociarono capitalismo e comunismo, in 48 ore che cambiarono il corso della storia… sopra quel che si suppone in antichità fosse un cimitero vichingo.

La storia della Hofdi
La Hofdi (o anche Höfði) fu prefabbricata in Norvegia nel 1909, ispirata all’art nouveau nordica, e poi trasportata in Islanda, tipico di molti edifici in legno dell’epoca.
Inizialmente appartenuta al consolato Francese, venne successivamente venduta al giudice e poeta Einar Benediktsson, che ci visse per oltre un decennio. Questi riteneva fosse infestata dal fantasma di una giovane donna, apparsagli di notte, tale Solborg Jonsdottir.
Si era avvelenata dopo una sentenza, emanata dallo stesso Einar, a seguito di un cruento caso, che le era costato la custodia del bambino.
(Una curiosa coincidenza: Einar morì il 12 gennaio 1940, nello stesso giorno dell’anno del suicidio della allora 29enne Solborg, avvenuto il 12 gennaio 1893).
I proprietari successivi…
Anche proprietari successivi ammisero di essere stati disturbati al calar del buio. Se ne alternarono almeno una decina, senza che vi rimanessero per più di tre o quattro anni. Un inquilino imputò la propria depressione a un mantello che regolarmente rimuoveva dal piano superiore, e che finiva per ritrovare di nuovo lì.
L’ultimo a risiedervi fu l’ambasciatore John Greenway, che la abitò un paio d’anni fino al 1952. Insistette molto affinché la casa venisse venduta, e che l’ambasciata Britannica venisse spostata altrove, arrivando addirittura a ricorrere ad un permesso speciale del ministero degli esteri. Era spaventato dai tonfi che udiva di notte, al punto da dormire con le luci accese.
Fu così che in quell’anno venne rivenduta al governo Islandese. Finì abbandonata per un certo periodo, ma scampò alla demolizione. Fu restaurata ed adibita a ricevimenti ufficiali e celebrazioni, cosa per la quale viene impiegata ancor oggi. Tuttavia ciò non ha posto fine ai tonfi, uditi dagli addetti in cucina, oltre a piatti e bicchieri rotti in terra, dipinti semoventi, e illuminazione, per così dire, “disubbidiente”…
Nell’anno del suo centenario, deve aver pensato bene di fare da candelina, perché si incendiò il tetto; fortunatamente gli artefatti interni furono salvati, ed il fuoco spento tempestivamente.
Scatola del tempo
Nella sua storia ha ospitato celebrità e capi di Stato, tra cui Winston Churchill (che vi dormi nell’agosto del ’41, durante la guerra), la regina d‘Inghilterra, l’attrice Marlene Dietrich, e attualmente… la suddetta donna in bianco, che pare si diverta a serrare le tende delle finestre. Alcune le hanno tolte, ed è quindi possibile sbirciare dentro. Ha qualcosa di irreale. Come se il tempo, chiuso all’interno, fosse differente.

Spiriti amanti dello spirito
A riguardo della presunta presenza di questo edificio storico, domandiamo a voi se trovate più ironica la versione “popolana”, o quella istituzionale.
Alcuni Islandesi sostengono che in quanto luogo sepolcrale vichingo, l’armadietto degli alcolici alla Hofdi verrebbe sovente preso d’assalto dagli spiriti; mentre il portavoce del ministero degli esteri islandese, dichiarò: “Non confermiamo né smentiamo che la Hofdi abbia un fantasma”.
Per noi, ancora adesso, rimane strana, surreale, intrigante…