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Il click dell’Anima

Il tempio Wat Pho può di suo non risultare da solo motivazione per una visita in Thailandia; ma chi si trovasse a navigare le acque marroni del fiume Chao Phraya sull’affollato express boat dovrebbe almeno farci un salto (molo numero 8). In realtà, sarebbe meglio specificare di non prendere alla lettera il “farci un salto”, perchè un eventuale caduta in acqua, sarebbe fatale; non tanto per annegamento, quanto piuttosto per ingestione di liquidi letali.

È uno di quei luoghi che avevamo visto in tv e che ci tenevamo a visitare. È di quelli che ti fanno quell’effetto da “accidenti siamo proprio quì !”, quello stesso effetto che si prova passeggiando per la prima volta sui larghi marciapiedi della 5th Avenue a New York come si fosse dentro un film, o osservando ed interagendo con alcuni caratteristici Giapponesi in giro per il Paese del sol levante come si fosse dentro un cartone animato, oppure circumnavigando il perimetro di Stonehenge come si fosse dentro un libro di misteri archeologici.

Wat Pho ed il Buddha reclinato

Non è particolarmente esteso da girare; ha come attrazione principale un enorme Buddha che si distende in posizione reclinata per 46 metri, con enormi piedoni decorati in madreperla, per la gioia di grandi e di piccini. E noialtri, che non siamo probabilmente nè gli uni nè gli altri, perchè mai ci tenevamo tanto ad andarci ?
Ebbene per pochi baht si può comprare una pila di strane minuscole monetine, da riporre in una serie di 108 giare di bronzo.
Non vedevamo l’ora di farlo!

Ammetto che abbiamo iniziato a farlo come fosse un giochino, ma superato il momento iniziale di risate, dopo alcuni recipienti, c’è stato come un “click” interno.
Quelle monetine rimbalzavano dentro alle giare in bronzo, emettendo una serie di tintinnii che si andavano a sovrapporre e ripetere in sinusoidi regolari, in modo quasi ipnotico, e perfettamente sincronizzato al movimento del braccio nel compiere il prelievo della moneta e talvolta alternato al successivo inserimento nell’imboccatura.
È una sequenza di stimoli ed azioni che ti porta (almeno a me) ad un distacco della mente, nella sua ripetitività e spiritualità. A qualcuno forse farà un altro effetto, magari tipo il fragore caotico delle slot machine, oppure tutt’altro che calmo, tipo la frenesia di “Tempi moderni” di Charlie Chaplin.
Per me, quel vortice ha rappresentato una sorta di piccola ed inaspettata illuminazione, e l’eco che si veniva a creare, invocava energie che non conoscevo.

Simbolismo delle 108 giare

Presumo che il significato di questo percorso sia karmiko, rappresentando una sorta di piccola donazione simbolica, dato che probabilmente il valore di quelle monetine sarà inferiore ad una buccia di pistacchio. In pratica è come la finta liberazione dell’uccellino dalla gabbia di legno; finta perchè è addestrato a ritornare dal padrone e a farsi richiudere di nuovo in gabbia, ma karmiko perchè simbolicamente sei riuscito a renderlo libero: sono i gesti e le intenzioni a contare, più che la misura di quel che riesci a dare o fare.
108 è anche un numero significativo poichè furono le 108 buone azioni che aiutarono a condurre il Buddha alla perfezione. Non a caso anche la pianta dei piedoni lì vicino è suddivisa in 108 pannelli di simboli che attorniano i due chakra, riconoscibili nei cerchi centrali.

Non getto mai monetine in fontane, pozzi dei desideri, o similari. Ma in questo caso, oltre a sostenere i monaci con una piccola cifra, era carino esprimere il desiderio proprio in quel tempio: credo che il suo avverarsi dipenda dal fatto che vadano esaurite le monetine esattamente all’ultima giara.
Quindi, o ti capita un mucchietto che ne ha esattamente quel numero, mettendone una in ognuna; oppure in alcuni recipienti, ne butti un numero superiore per favorire un po’ a forza l’esito…

Il senso

Simbolismo delle giare del tempio Wat Pho di Bangkok

Avevo già deciso di tenerne qualcuna per ricordo, quindi ero destinato a non avverare il mio; ma la sostanza probabilmente sta proprio nel fatto che non ci si deve perdere a decidere quante monetine inserire per “azzeccare” il modo di esaurirle alla fine del percorso, e nemmeno che non ci si deve perdere a prestare troppa attenzione se si sia centrato il buco o meno.
Non è il risultato che conta, è il percorso; mai avrei immaginato di entrare in un tempio Buddhista scherzando, e ad un certo punto cambiare completamente stato d’animo e girarmi indietro con una calma illuminante ed esclamare “Ho capito!”**



** credo ne sia seguito un “…dopo ti spiego. Alla fine.“, perchè in quel momento mi stavo troppo illuminando per poter abbandonare il metodico rituale che stava polarizzando la mia consapevolezza su ciò che non avevo mai notato prima.

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