I Sacri Vasi con il sangue di Cristo a Mantova, ed il Santo Graal

Nel cuore della Basilica di Sant’Andrea, a Mantova, è conservato il sangue di Cristo. Secondo la tradizione fu il centurione Longino a raccoglierlo e a portarlo da noi; è custodito nella cripta sotterranea all’interno di due Vasi Sacri, reliquia che rappresenta probabilmente quanto di più vicino esista al Sacro Graal.

la chiesa che custodisce i Sacri Vasi
Interno della Basilica di Sant’Andrea a Mantova

Longino ed il sangue di Cristo

Longino sollevò la propria lancia verso quell’uomo crocifisso, per constatare se era morto, e ne trafisse il costato, da cui sgorgò del sangue.
Nel cadere, parte di quel sangue finì sui suoi occhi malati, che guarirono all’istante.
Deve aver pensato “Ma allora quel Gesù, era davvero chi diceva di essere…” tanto che si gettò in ginocchio gridando: “Costui era veramente il figlio di Dio!
Le interpretazioni religiose, come noto, sono variegate e personali; si può non prendere alla lettera tutti gli accadimenti in ogni loro dettaglio e minuzia, andando comunque a coglierne la valenza metaforica che intendono veicolare: la vista del sangue di Cristo, mentre era ai piedi della croce, gli aprì gli occhi alla fede cristiana.

La conversione di Longino, in seguito al miracolo, costò al soldato romano l’ostilità di chi aveva intorno, tanto da dover fuggire.
Portò con sé il sangue di Cristo, parte del terriccio del Calvario che gocciolando a terra aveva intriso, insieme ad una spugna con cui gli era stato dato da bere. Nascose il tutto (intorno al 36 d.c.) presso un tempio di Diana, laddove poi sorgerà la chiesa dedicata a Sant’Andrea.
Ed è proprio in questo sito che, per custodire nei secoli ciò che fu chiamato il “Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo”, ne furono costruite, in successione, tre. L’ultima è l’attuale basilica concattedrale.

Verrebbe da chiedersi perchè proprio a Mantova.
All’epoca i soldati venivano retribuiti anche con terreni, probabilmente lui si era scelto quello, o forse gli era stato assegnato.

La conversione di Longino e il Santo Graal a Mantova.
Affresco che rappresenta la conversione di Longino.
Affresco di Rinaldo Mantovano con Longino che tiene in mano una coppa con il sangue di Cristo, che potrebbe essere il Santo Graal
Longino con in mano una coppa contenente il sangue di Cristo.

Gli affreschi della basilica di Sant’Andrea

All’interno della Cappella di San Longino, un bellissimo affresco, la Crocifissione, realizzato da Rinaldo Mantovano su disegno di Giulio Romano, ritrae quell’episodio.
Si scorge il centurione romano raccogliere in un calice il sangue di Gesù, il Sang Real, così come alcuni angeli intorno.

Il nostro sguardo cade poi anche sulla raffigurazione di una scala, in un piccolo riquadro adiacente, che ci ha ricordato un altro luogo legato al Santo Graal.
La scala possiede una simbologia piuttosto marcata sia nelle varie religioni che in alchimia. In questo contesto rimanda a quella tramite cui Cristo salì in croce; in generale può rappresentare il collegamento tra cielo e terra, tra morti e vivi, tra uomini e Dio, quindi oltre che di collegamento con livelli superiori di esistenza, anche di ascesa in Paradiso.


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Di fronte, un altro suggestivo affresco relativo al Rinvenimento del Sangue di Cristo, immortala l’episodio legato al secondo ritrovamento, il 12 marzo del 1048.
In alto si vede Sant’Andrea che regge la croce (ad X). S.Andrea è colui che apparve ripetutamente in sogno ad un fedele cieco di nome Adalberto, indicandogli il punto esatto in cui cercare la reliquia.
In basso vediamo la piccola cassetta in piombo con la scritta Jesu Christi Sanguis, il vescovo ed i nobili dell’epoca (che non lo avevano inizialmente creduto) come Beatrice di Lotaringia, madre di Matilde di Canossa. La piccola aveva due anni, ed è a sua volta individuabile nel dipinto in braccio alla balia.

Cappella di Longino, affresco sul ritrovamento dei Vasi Sacri a Mantova
Affresco sul rinvenimento del Sangue di Cristo
Ritrovamento dei Vasi Sacri con il sangue di Cristo potrebbe essere il Santo Graal
Il ritrovamento dei Sacri Vasi

I rinvenimenti del sangue di Cristo

Il primo rinvenimento risale al 804, allorquando Papa Leone III sopraggiunse a Mantova per certificare l’autenticità in presenza di Carlo Magno.
Vennero rinvenute anche delle ossa, attribuite a Longino, che era stato sepolto nelle vicinanze il 2 dicembre 37 d.c. dai suoi compagni di fede. Oggi, quei resti sono conservati proprio lì, a pochi metri da queste due raffigurazioni, e vicino a quelli del beato Adalberto.
In corrispondenza di quest’ultimo si scorge il disegno di un cavaliere di fronte ad una coppa contenente tre gocce; in quella di Longino, un’iscrizione latina recita: LONGINI EIUS CUI LATUS CHRISTI PERCUSSIT OSSA.

Nel 924, con l’imperversare degli Ungari, terribili barbari dediti alle razzie, la preziosissima reliquia venne per cautela separata in due vasi, e rinascosta, così da evitare furti.
Praticamente fu come se fosse scomparsa, poichè col passare del tempo non se ne ebbe più traccia, né memoria. Un classico: quando nascondi così bene qualcosa, che nemmeno tu ricordi più dov’è…

Frammentazioni della reliquia

Nel corso dei secoli, ciò che costituiva la reliquia è stato, in alcune circostanze, diviso e donato; ragion per cui se ne trovano frammenti, o presunti tali, in più luoghi.
In Francia, ad esempio, ci sarebbe quello appartenuto a Carlo Magno; a Pavia e poi Milano quello donato ai Visconti, ma ve ne sono altri anche in Germania, e a Guastalla, Sarzana, Siena, Roma… Un Papa che voleva traslare tutto in Vaticano dovette accontentarsi della concessione di un frammento, dopo che i mantovani, fortemente legati all’inestimabile reliquia, si opposero gagliardamente.

Laddove possibile, la suddivisione in più porzioni di ciò che è prezioso può essere un’efficace forma di limitazione del danno: averne più parti in posti differenti fa in modo che qualora qualcosa venga rubato, non vada perso tutto.
Pratica rivelatasi provvidenziale durante il Risorgimento, a fronte della trafugazione avvenuta nel 1848 da parte di soldati austroungarici.

Il ruolo della balaustra a 8 lati

Al centro della pianta a croce latina, si nota una grande balaustra ottagonale. Essa delimita uno spazio ritenuto sacro, quindi non calpestabile, è infatti collocata esattamente al di sopra della cripta dei Sacri Vasi.
Funge da inginocchiatoio, con al centro un’iscrizione in latino che invita chi passa ad inchinarsi per adorare il prezzo della propria redenzione.

Negli antichi battisteri paleocristiani gli otto lati rappresentavano i giorni della creazione con l’ottavo a simboleggiare la resurrezione, la vita eterna. Era anche interpretato come somma di quattro, numero del corpo umano, più tre, le nature dell’anima, più uno, la divinità.


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Otto bassorilievi marmorei richiamano gli elementi della Passione: la corona di spine, la spugna, il martello e la coppa, i dadi con cui i soldati si giocarono la tunica.
Spartirono fra loro le cose di Gesù, spezzandole, tranne la tunica che era ancora utilizzabile; quella scelsero di non strapparla, e tirare a sorte per stabilire chi l’avesse tenuta.

Balaustra sopra i vasi sacri nella Basilica di Sant'Andrea a Mantova
Balaustra ottagonale in corrispondenza dei Sacri Vasi
Simbolo dei dadi nella balaustra della Basilica di Sant'Andrea a Mantova
Il simbolo dei dadi e la frusta

La cripta che custodisce i Sacri Vasi

Nel medioevo migliaia di pellegrini giungevano a Mantova ad adorare i Sacri Vasi d’oro.
Oggi rimangono chiusi alcuni metri sotto terra, in quello che può quasi sembrare un caveau, all’interno della cripta di Sant’Andrea; vengono mostrati (con tanto di televisioni) una sola volta all’anno, il Venerdì Santo che precede la Pasqua. (Da qualche tempo si tiene anche una ostensione straordinaria il 12 marzo).

L’emozione che viviamo, nello scendere i sotterranei della basilica, è fortissima.
Entriamo in un altro mondo; mentre al piano di sopra la gente sta osservando l’arte profusa in ogni centimetro di questa concattedrale, capolavoro di architettura rinascimentale, in quello sottostante noi due e la signora che accende la luce e ci fa strada, ci addentriamo nel luogo più segreto e protetto.

È una specie di “chiesa sotto la chiesa”: la cripta è a croce greca, a cui è sovrapposta la croce latina della basilica concattedrale.
Come avevamo visto in foto, l’altare è dietro una grata; ci apre anche quella.
Avvicinarsi così tanto, è davvero potente.

L’altare della cripta

Presso l’altare si trovano due statue, personificazioni della fede e della speranza; la terza virtù teologale, la carità, non è rappresentata da alcuna statua, ma dal sangue stesso di Cristo.
In cima si possono ammirare due Sacri Vasi in bronzo replicati ad immagine di quelli in oro zecchino custoditi. La forma è immediatamente riconoscibile, ed è la stessa che si distingue anche in altre antiche rappresentazioni pittoriche.

La cripta della Basilica di Sant'Andrea con i Sacri Vasi con il sangue di Cristo a Mantova
L’altare, nella cripta, che custodisce i Sacri Vasi

E poi, veniamo eccezionalmente invitati oltre, ancora più vicino, a cospetto dello scrigno.

Le chiavi necessarie ad aprire la cassaforte (a tre livelli) sono 12, ancora oggi divise in diversi gruppi di proprietari tra cui vescovo e prefetto. L’apertura non è semplice da eseguire, perchè se le chiavi non vengono manovrate opportunamente, il meccanismo blocca altre serrature e vanno ripetuti alcuni procedimenti. Insomma, aggiungiamoci un codice, una valigetta ed un presidente, e quasi si rasenta l’ordigno nucleare.
Tra l’altro in antichità, si pensava che possedere il Graal, ossia il calice da cui Gesù bevve nell’ultima cena, conferisse vita eterna, e di conseguenza l’invincibilità; se le coppe nascoste a pochissima distanza da noi, sono davvero ciò che dicono, allora sono addirittura entrate ancor più a contatto con il Messia.

Sostiamo brevemente in contemplazione.
Completiamo il giro antiorario per uscire. Sono l’ultimo di questa mini fila indiana a tre, quando sta rimanendo circa un quarto di giro per uscire dal recinto protettivo che cinge l’altare, un brivido secco, di un secondo, mi pervade da testa a piedi, come un tocco.
Che esperienza!

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Una risposta

  1. Simone ha detto:

    Sarà vera la storia di Longino? Boh! Certo è che del suo nome non c’è traccia nei Vangeli ufficiali (forse in qualuno apocrifo). Ma di certo sono storie intrise di fascino e mistero!

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