Il pozzo di Okiku
Il castello di Himeji, nella prefettura di Hyogo, è il castello più grande e più visitato di tutto il Giappone.
Per preservarne gli interni, una amabile vecchina all’entrata distribuisce dei “ciabattoni” da indossare prima di percorrere gli scricchiolanti parquet interni. Anche se non parla inglese, il mio inequivocabile gesto con le mani (separate fra loro di mezzo metro), atto a segnalare una inadeguatezza dimensionale, l’ha portata a guardare in basso verso i miei fettoni e a fornirmi istantaneamente una coppia di ciabattoni extralarge a misura di occidentale.
Era un giorno di pioggia per cui, oltre al fatto che Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso (tra l’altro proprio in terra del sol levante!), in aggiunta venivano distribuiti anche dei pratici involucri per ombrelli così da non gocciolare in giro, e godersi la visita quasi dimenticandosi del maltempo esterno.

Le leggende del castello di Himeji
Ma la solerzia e la gentilezza nipponica non devono trarre in inganno. Anche un posto come quello nasconde i propri intrighi e le proprie vicende drammatiche risalenti a un remoto passato.
Ci sono varie storie legate al castello. Una riguarda il capo carpentiere, Sakurai Genbei, che si suicidò gettandosi dalla cima di un donjon (torrione) con uno scalpello in bocca, dopo che la moglie gli aveva fatto notare un difetto, cioè che pendeva leggermente verso nord. Forse l’eccessivo perfezionismo lo ha portato a sentirsi disonorato nel non aver compiuto un buon lavoro?
Un’altra riguarda il Uzume-mon (ground burial gate) che vedrebbe derivare il proprio nome dalla leggenda per cui i muratori del castello sarebbero stati sepolti (vivi) lì, affinché lo schema del castello rimanesse sconosciuto.
Ai piedi della fortezza c’è poi quella che è chiamata “Harakiri Maru” ovvero il suicide gate. Qui coloro che erano disonorati venivano costretti a togliersi la vita, trafiggendosi con la propria spada (proprio come fecero i 47 ronin).
Il pozzo veniva successivamente usato per ripulire quando queste sorta di “cerimonie” terminavano. Ma c’è una vittima in particolare che non se ne andò come le altre; anzi sarebbe tornata ad infestare il luogo in cui era stata erroneamente condannata a morte.
La sventura della giovane Okiku
Intorno al 1500 una giovane inserviente del castello, di nome Okiku, si prendeva cura del più riverito tesoro di Norimoto Kotera, signore che viveva al castello di Himeji: 10 piatti dorati dal valore inestimabile.
Un giorno udì il complotto che uno dei samurai di alto rango aveva in mente, ovvero uccidere il signore e impadronirsi del castello. Lei temendo per le sorti di Norimoto, gli andò a riferire ciò che aveva sentito. Tuttavia il capo samurai riuscì a scappare; venendo a sapere della spiata di Okiku, decise di vendicarsi proprio su di lei. Rubò uno dei piatti dorati, così che lei, in quanto custode, venisse incolpata. Purtroppo è ciò che avvenne, con oltretutto l’accusa aggiuntiva di aver tramato contro il samurai, che successivamente venne quindi riabilitato ai servigi dei Kotera.
L’ingiusta condanna per la leale servitrice non fu una cerimonia di harakiri; venne invece torturata (dal samurai stesso) dopodiché il suo corpo venne gettato nel pozzo.

L’anima di Okiku non riposava. Ogni notte tra le 2 e le 3 il suo fantasma (in giapponese: yurei) si innalzava al di sopra del pozzo in cui era stata gettata. Dopodiché iniziava lentamente e dolorosamente a elencare i numeri della conta dei piatti, alzando sempre più la voce all’avvicinarsi del numero 10, senza però mai arrivare a pronunciare quel numero, iniziando invece a singhiozzare e sospirare per poi riscomparire nel pozzo.
Questi episodi tenevano il signore sveglio di notte, e la gente iniziò ad evitare quell’area. Norimoto diventò sempre più inquieto; venne a conoscenza della verità sulla vicenda di Okiku, e su come fu ingiustamente torturata e uccisa proprio da colui che invece era il colpevole di tutto.
Ichi, ni, san , yon , go , roku , schichi , hachi , kyu , ………
Uno spirito quieto
Si dice che un prete venne chiamato per liberarsi del fantasma. Non era sicuro di come fare ma decise di tentare lo stesso: quando la giovane arrivò a contare fino a nove, il prete si sporse nel pozzo e urlò “DIECI! Ci sono 10 piatti, tutti insieme.”
Seguì un pò di silenzio, fintanto che Okiku rivolse un profondo inchino verso il coraggioso prete e disse “La ringrazio tanto” (Domo arigato gozaimashita) prima di svanire.
Il ciclo era stato spezzato e la sua voce tremolante non venne mai più udita nel pozzo.
È una leggenda che si racconta da secoli in Giappone, a volte con qualche variante. Se lo scopo è quello di intimorire i bambini cosicché stiano lontani da pozzi, specialmente di notte, crediamo proprio che abbia ancor’oggi la sua efficacia!

E così scoprimmo tutti da dove ha origine la terrificante storia di The Ring (senza telefono però!). Molto interessante come sempre. Mi piacciono molto questi racconti, le storie e le leggende sono parte importante delle culture nazionali, Bravi! 🙂
Grazie! Beh, qualche tempo dopo, un po’ meno di “sette giorni” della fatidica telefonata, ci siamo svegliati di notte. Non perchè usciva una bambina in pigiama dal televisore, bensì perchè ha tirato una scossa molto forte di terremoto.
Oh mio Dio! e non ditemi che era il 17! :-O
Era la notte tra il 10 e l’11….. pauuuuura eh ? 😀
Ma bravi! Storytelling a go-go 😀 Ecco perché il Giappone mi inquieta…
Talvolta il Giappone sembra un luogo davvero surreale, con aspetti grotteschi che possono un pochino inquietare. E’ una delle tante caratteristiche che ci spinge a volerci ritornare in futuro per la terza volta.
Anche il Giappone ha i propri castelli e i propri fantasmi 👻 Non credevo che esistessero castelli nel Paese.
Diverse città ne hanno, oltre a Himeji abbiamo visitato quello di Nagoya . Altri di particolare interesse sono quelli di Kyoto e di Osaka .