Il Giappinglese: l’Inglese parlato dai Giapponesi
Parlare inglese in Giappone non è particolarmente facile. Nelle grandi città qualcuno lo parla (a modo suo), e al di fuori di quelle, è ancor meno probabile imbattersi in chi si cimenta.
Tuttavia la disponibilità e l’accoglienza del popolo nipponico riesce ad ovviare a qualsiasi barriera comunicativa e culturale: per quanto ci riguarda, che fosse a parole o a gesti, ci siam sempre fatti capire, e non di rado con qualche reciproca risata.
L’inglese secondo i Giapponesi
In un ristorante di Nagoya la nostra ordinazione stava procedendo abbastanza liscia, quando il cameriere sembrò domandarci: LAIS.
Gli chiesi di ripetere, dato che mi pareva una circostanza un po’ strana per parlare di pidocchi (lice), ma anche a ripetizioni successive non capivamo. Consultandoci ipotizammo si riferisse al ghiaccio (ice) ma non aveva senso in un contesto in cui sceglievamo del cibo; e con quel freddo invernale al massimo poteva volerci proporre qualcuna di quelle famose zuppe bollenti giapponesi, altro che ghiaccio!
Soluzione: si riferiva al riso (rice)! Onnipresente anche in piatti a base di altro. Il tutto si è quindi risolto a “tarallucci e vino”, ma non fateci tradurre questa espressione. 😀
Rimaniamo nell’ambito del FUDO … che cos’è il fudo, forse un’arte marziale asiatica ? Forse Jovanotti che ha caldo ?
No, è cibo (food), che tipicamente si compra in un SUPAMMACCHETÒ (supermarket), o in un SEBUN ELEBUN (7-11).
Un giorno, prima di intraprendere un prolungato viaggio in treno, abbiamo fatto un salto ad un alimentari in stazione per acquistare una bento box , ovvero una di quelle simpatiche scatoline di cibo da mangiare in giro.
A meno che non si conosca qualche ideogramma, possono capitare situazioni in cui non si abbia mezza idea di cosa si stia mangiando.
Volevamo assicurarci non contenesse FISH, pesce, e la risposta della ragazza è stata POC!
Consci che non fosse una questione di quantità, alla ripetizione successiva abbiamo capito che si trattava di maiale (pork) dopo averci indicato il disegnetto di un suino.
A parte situazioni in cui è richiesto un intuito da mentalisti, ci sono le volte in cui il contesto è di enorme aiuto nell’individuare cosa ci sia stato detto.
OTA UOTA , fosse accaduto in una fumetteria avremmo pensato al nome di un bizzarro personaggio alieno, ma dato che stavamo comprando dei noodle, abbiamo capito al primo colpo che si riferiva ad acqua calda (hot water).
In realtà più che capito, abbiamo “sucato”, e di questo tra poco ne parleremo…
A scanso di equivoci, un bambino può comprare il MIKURU, latte (milk), ma niente BIRU, perchè è piccolo (birra); nemmeno se si spaccia per SUPAMÁ (Superman).
Al massimo qualcuna di quelle coloratissime confezioni a qualsiasi gusto impensabile di KITTOKATTO (Kit kat), tanto buone quanto psichedeliche.

Simiglianze e somiglianze
METORO non è un amico di Totoro, ma intende metro.
RESORTO non fa riferimenti a santi o resurrezioni, ma intende resort.
ESPRESSO non è un caffè, bensì la giapponesizzazione di express.
TOILETTO non è dove portare a tosare l’amico a quattro zampe, ma il bagno.
Ad una domanda che rivolsi ad un commesso, aspettandomi un “sì” od un “no”, ricevetti un TARAI …
Prese una scatoletta di graffette metalliche che teneva al bancone ed iniziò in più tentativi a ripescarle con il cacciavite.
Ebbene, il cacciavite non era magnetico come domandavo, e quello strano vocabolo, significava “provare” (try).
Una delle cose su cui ci siamo scervellati maggiormente è stata POSTO CARDO.
Non è che magari ci hanno riconosciuti come Italiani e hanno voluto pronunciarci qualche parola che conoscono ? (Sebbene con una leggera inflessione Romana).
Dopo aver contattato i vertici delle più innovative aziende tecnologiche del sol levante, ci è stato comunicato l’esito emerso dai laboratori di sviluppo e ricerca: quel vocabolo significa “cartolina” (postcard).

Probabilmente non ne siete al corrente, ma ora ci state leggendo tramite uno SMATTOFONO (smartphone), collegandovi ad un OTTO SPOTTO (hot spot, e comunque ne basta uno, senza usarne otto).
Suca o Suka
Fin quì, avete sucato? Con così tanti termini strani è difficilissimo sucare proprio tutto quanto!
Non siamo siciliani ma immaginatevi la faccia quando un amabile vecchietto a cui avevamo chiesto informazioni ci risponde “uhmmm suka.”
Ci guardiamo attoniti fra di noi con occhi sgranati “hai sentito anche tu quel che ho sentito io?”, e con un filo di divertita incredulità riformuliamo la domanda cercando di rispiegarci in maniera più semplice; e lui ci risponde convinto “Suka! Suka!”.
Il simpatico nonno aveva capito benissimo, SUKA significa proprio “capito”, (oltre a: “ok”, “è così”, “davvero”)…
Da quel momento ci si è aperto un mondo, e da lì in avanti ogni occasione era buona per poter usare quella parolina magica per informare l’interlocutore che avevamo compreso l’informazione, in aggiunta ovviamente ai ringraziamenti.
La difficoltà maggiore è stata il rimanere seri nel pronunciarla, perchè cercare di mantenere cordialità e dire a qualcuno “suka” , in Giappone può essere normale, ma da noi suona come un controsenso madornale.
Eto ed Ano
Per telefono invece mi sono beccato una smitragliata di: ETO , ETO… EEETOOO, e di: ANO… ANOOO… ANO, da una ragazza della reception.
Lemu Rina che non sentiva, mi ha guardato chiedendo “cosa succede ?” mentre ero in procinto di esplodere dal ridere, tappando con la mano il microfono del telefono.
Roteando il dito in segno di “te lo spiego dopo”, ho cercato di continuare la conversazione con uno stoico contegno.
I lacrimoni sono potuti finalmente uscire in una deflagrazione di risate nell’esatto millesimo di secondo in cui ho riposto la cornetta telefonica; ripreso fiato, le ho raccontato come questa ragazza nel parlarmi intercalasse di continuo le frasi in inglese con questi inaspettati ano ano, eto eto qua e là!
Abbiamo dunque appreso che ETO ed ANO sono una sorta di intercalare, fonemi riempitivi mentre si sta pensando ad una risposta da dare.
Ma se prima dei nostri viaggi in oriente ci aveste domandato di “Eto & Ano” avremmo probabilmente tirato ad indovinare pensando ad un duo comico demenziale di amiconi che riprende un diffuso modo di dire, tipo un “C#lo e Camicia” all’Italiana.
E fu così che quella sera, in HOTERU (hotel) ci addormentammo con il mal di pancia dalle risate.
Quanto ci piace quella cultura, non vediamo proprio l’ora di tornare.
Fateci sapere se praticate il GORUFU o il BESUBORU, se andate al MEKDUDONARUDO (McDonald’s), o da SUTABAKUSU (Starbucks), e se vi è piaciuto questo articolo.
In ogni caso ARIGATONI per averci letto… ehm, arigatò gozaimasu per averci letto, ed un inchino per ogni like ed eventuali.
Insomma…SUKA😂😂
Ho capito benissimo, anzi no, però adesso so come uscire dalle situazioni di emergenza quando il vocabolo mi scappa inaspettatamente!! 🤣🤣🤣
Dirò che sono tornato da poco dal Giappone!! 😍
In emergenza, un “suka!” ci sta sempre 😀 … non garantiamo però in Sicilia!
Lemuri, oggi compito in classe a sorpresa!
Versione di giappinglese:
Ciao mamma sono in Giappone.
Sono andata al supermarket per acquistare del riso ma era aperto dalle 7 alle 11, così sono passata dal McDonalds e ho ordinato un panino con maiale, da bere latte ma era acqua calda e per dessert un Kit-kat.
E siccome sono culo e camicia con le catene, sono andata anche da Starbucks con la metro per un espresso.
Ma ho esagerato, così sono volata in hotel come superman per usare la toilette ma non ho mai capito il funzionamento della tazza giapponese…niente ho provato anche con lo smartphone ma ok, ormai ero andata (letteralmente).
Ciao Mamma la cartolina te la spedisco domani da un hot spot. Come? Non ho capito mamma! NON HO CAPITO è caduta la linea!
Bellissimo!!! Ci immaginiamo la mamma dall’altra parte ripetere invano “sukaaaaa, suuuukaaaa” 😀
Nutro una certa comprensione verso il popolo nipponico, anche perchè il mio labronico-inglese può avere un risultato simile ahaha. Certo, loro hanno molta più inventiva
Sono anche molto pazienti… però hanno il difetto di annuire anche quando non capiscono!
Ahahahaah! fantastico. E io che pensavo che fossimo solo noi italiani a italianizzare l’inglese in questo modo così divertente. Mi sono riletta il post tre volte: mi ci vorranno ore per smettere di ridere.
E poi c’è l”hambaga! E che ne dici della bagna cauda? Che si chiama così, e loro dicono che è giapponesissima (l’ha confermato una giapponese domenica scorsa a pranzo). Si mangia dacsempre, dappertutto… quindi è giapponese. L”ha cucinata per lei un’amica piemontese e l’ha riconosciuta subito! Ognuna insiste nella “proprietà intellettuale” della bagna cauda… e la giapponese non sembra gettare la spugna!