Fraintendimenti Ellenici
Non stiamo trovando le grotte di Milatos.
La nostra risalita di un monticello Cretese si arresta dopo una serie di tornanti, nel momento in cui piombiamo in un paesello sostanzialmente composto solo da un unico strettissimo incrocio fra due strade, e una manciata di edifici ai suoi angoli.
Il passaggio è interamente occupato da uno scassato pickup blu Toyota a sportello aperto, e da una coppia di vecchietti intenti a chiacchierare seduti a poca distanza all’ombra.
Scendo pronunciando “kalimera!“.
Provo a domandare della grotta, i due attempati autoctoni; nonostante non parlino inglese, devono aver dedotto che l’unico motivo che ci possa aver portato fino a lì, sia stato l’aver saltato quell’antro. Non si tratta di una vera e propria “attrazione per turisti”, ma è assai significativo nella zona, per via del suo triste passato.
Ci fanno segno che dobbiamo tornare indietro.
Il signore con un solo dente però, invece che chiudere lo sportello in modo da consentirci il transito e così che si possa poi fare un’inversione a U, sale direttamente a bordo del suo pickup e mi fa capire che se lo seguiamo, ci conduce lui.
Per non turbare quel bellissimo spaccato di uggiosa tranquillità campestre, e per non recare disturbo, dicendo “nononono”, gesticolo tenendo le mani avanti a me a palmo aperto, a significare che pur gradendo la gentile iniziativa, non c’è bisogno di così tanto.
Moutza?
Dubbi a posteriori mi fanno temere che possa essere un gesto somigliante a quello della “moutza”, di cui avevo letto che, se rivolto alla faccia dell’interlocutore, rappresenterebbe una sorta di maledizione. Io, per fortuna, quando ho tolto la sicura ho sparato in diagonale in basso, non rivolgendomi a lui ad altezza d’uomo.
Comunque, pur non parlando la stessa lingua, a cenni intendo che lui parte e va giù, perciò pronuncio un “Efharisto!“, la nonnetta sghignazza e sparisce non so dove.
Facciamo un po’ a fatica manovra in angusti spazi. Lo raggiungiamo, e discendiamo giù per i tornanti dietro di lui; fino a che arrivati davanti a un punto che precedentemente in risalita avevamo saltato, ci fa un segno.
Capiamo di doverci fermare, e dalla nostra macchina ringraziamo calorosamente così che ci veda dal suo specchietto e possa proseguire la discesa per le sue commissioni.
Ok! Ottimo! Mostro il pollice in su. Supergentile! Ne mostro due simultanei, alternandoli al saluto con la mano. Lui rimane fermo un attimo e quindi prosegue.
Che persone cordiali che ci sono.
Peccato che poi mi viene in mente di aver letto da qualche parte che questo amichevole gesto (comunemente usato anche per chiedere un passaggio quando si fa l’autostop) in alcune culture equivalga ad un dito medio.
Nel caso del signore, ad un DOPPIO dito medio, alternato a saluti con un sorriso smagliante…

Comunicazione corporea
Considerati gli attanaglianti dubbi insorti in giornata, nel primo ritaglio di tempo serale in hotel, provo a fare una sbrigativa ricerca online, per comprendere se davvero ho così spudoratamente congedato il signore monodentato che in giornata si era dimostrato molto disponibile.
Da quel che leggo, pare che in Grecia, così come in Iran, mostrare il pollice alto significhi invitare ad infilarlo in quel posto…
Valutando però le esperienze personali con i locali, assai positive, arrivo ad ipotizzare che forse per i giovani Greci le cose possano stare diversamente; magari per via dell’americanizzazione di matrice Hollywoodiana, e per via di convenzioni, come il meccanismo social web, di utilizzare il pollice in su come segno di gradimento.
Quell’anziano però, chi lo sa… conscio della mia foresteria, e vista la nostra gratitudine, deve aver compreso la buona fede nelle eventuali gaffes, sempre se tali erano.
Il sollievo per questa presunta magra figura arriva nei giorni successivi, poichè noto gente farsi il pollice l’un l’altro in segno di approvazione. Addirittura ce lo siamo visti rivolgere pure a noi, da interlocutori nel momento in cui venivano a sapere che siamo italiani, in alternativa alle tipiche strette di mano, prodigate con frequenza.
Tutto ok
Il tabù cade definitivamente quando, una volta per tutte, una ragazza di Rethymnon, con la quale abbiamo avuto modo di parlare a lungo di tante cose, di Greci e di Italiani, deliziandoci reciprocamente gli uni della cultura e del popolo altrui, ci delucida definitivamente sulla questione.
Smentisce le bufale di moutza e del pollice. Un Greco al massimo potrà rimanerci male se rifiuti in maniera poco carina qualcosa che ti viene offerto (raki, dolce, eccetera). Insomma, abbiamo parametri di buona educazione sulla stessa scala; e a dispetto di divulgazioni telematiche poco corrispondenti alla realtà, il contatto diretto e le sensazioni personali, come sempre, non mentono.
Bene allora, spolliciamo pure in libertà, e se avete gradito il nostro articolo POLLICI ALTI!! 😀
Ahahahahah oddio, avrei voluto vedere la faccia del vecchietto!
A me è successo qualche giorno fa una gaffe simile.
Ho chiesto ad una signora di parlarmi delle tradizioni del Kazakhstan e lei mi risponde facendo il gesto di tagliare la gola.
Io la guardo allibita e le chiedo in che senso gli omicidi fanno parte della loro tradizioni e li fu lei a guardarmi stranita.
Il gesto che da noi vuol dire tagliare la gola per loro vuol dire “tanti, molti” 🤣🤣🤣
Bellissima scena ! Quasi Fantozziana (rip) 😀
E pensare che quel gesto, oltre che segno minaccioso di sgozzata, nei Paesi anglosassoni può significare di tagliar corto, di chiudere/interrompere qualcosa. L’esatto opposto!!
Pensa ad andare dal macellaio Kazako che ti guarda per capire quante fettine continuare a mettere, e tu fai quel gesto per dire “taglia” , “basta” , “ok” e lui lo interpreta come “tanti” , “molti” , “ancora ancora” ! 😀
Pollici alti a go go allora!! 😀 In effetti, avevo letto anche io di questa cosa dei pollici… Ma quando siete stati a Creta, a parte l’anno scorso? Siete ancora lì? Non fatevi odiare!
A Creta ci siamo stati recentemente, purtroppo non siamo ancora lì, ma non vediamo l’ora di tornarci in futuro, o di visitare qualche altra isola Greca 😀 Anni prima eravamo stati ad Atene, ma per quanto abbiano in comune di essere entrambe Greche, c’è una differenza enorme fra loro.