C’è un dottore a bordo? Emergenza medica in volo
Questo episodio, che è stato motivo di spavento nelle file posteriori dell’aereo, è avvenuto durante un volo notturno di breve durata.
È da poco passata la mezzanotte, quando si solleva la voce di un Italiano dall’ultima fila dell’aereo che domanda se c’è un medico. Lo ripete concitatamente, dopodichè in inglese esclama: “Doctor! Doctor!”.
Mi trovo circa 5 o 6 file più avanti lato corridoio, e così come gli altri passeggeri in quella posizione, ho la possibilità di vedere il fondo sporgendomi di lato con la testa.
Gli steward corrono avanti e indietro frettolosamente, la gente cerca di capire cosa succede, intravedo una donna esanime a terra.
Scorgo una delle porte laterali della toilette aperta, e lei è stesa immobile fuori dalla soglia, non mostra reazioni.
Clip ad alta quota
Distinguo la capigliatura bionda di quella signora. Nonostante ciò, per qualche frazione di secondo, fintanto che non mi era stata chiara la situazione, il mio cervello ha passato in rapida rassegna qualsiasi scenario, compresi i più improbabili, persino potesse trattarsi di Lemu Rina.
Questo poichè grazie alla simpatica pratica di separare i viaggiatori, così da indurli a pagare la scelta di posti vicini, lei si trovava a una dozzina di file più avanti di me, nella sezione centrale; e tra i volti che facevano capolino (anche lei aveva posto corridoio in quel volo) il suo non era spuntato.
Quando una volta atterrati ci siamo reincontrati, ho saputo che era riuscita a dormire per quasi tutto il tragitto, evenienza positiva considerando la giornata intensa da cui eravamo reduci, e soprattutto in vista della guida notturna di ritorno dall’aeroporto.
Nel placido sonno a 33mila piedi non si era accorta di quanto accaduto.
Emergenza medica
Gli annunci in interfono diffondono in più lingue la richiesta di un medico a bordo; richiedendo di accendere eventualmente il segnale di chiamata delle hostess.
Di medici però, pare proprio non ce ne siano.
A quel punto, anche chi fino a quel momento era all’oscuro di cosa stesse accadendo, interrompe la propria attività ed inizia a guardarsi intorno con un certo spaesamento.
In quei frangenti mi figuro se anche altri passeggeri fra loro separati, abbiano vissuto quell’istante di timore che potesse potenzialmente trattarsi del compagno di viaggio; in particolar modo coloro che non vedono nulla, in quanto molto più avanti nell’aeromobile o non aventi posto corridoio, e che non hanno quindi idea di chi abbia avuto il malore.
Io posso vedere molto bene, fin troppo bene.
La donna non parla. Non si muove.
Immediatamente uno steward pone l’orecchio vicinissimo alla sua bocca.
Non capisco se sta per iniziare un tentativo di rianimazione…

Non ci sono segni. L’ansia fra i passeggeri in coda, sale.
Poi, finalmente, si vede un movimento impercettibile delle labbra.
Una signora che è praticamente a fianco a me (siamo separati solo dallo stretto corridoio), vedendo la scena esclama: “Ah beh, respira. Allora non sarà niente di grave”. E si rimette a leggere.
Sicuramente un buon segnale; sebbene in situazioni così delicate farei attenzione a non lasciare che un eccesso di ottimismo rischi di sconfinare in affrettate minimizzazioni.
Comunque la donna a terra, ora sembra avere gli occhi aperti e dare un minimo di reazione; viene messa su un fianco.
Uno steward, senza esitazione, rimuove in una manciata di secondi il cuscino di un sedile non occupato, e lo porta in coda. (Sono smontabili con enorme facilità!)
Forse la donna non è capace di sollevarsi, chissà se il volo verrà dirottato su un altro aeroporto per emergenza.
Speriamo per lei si tratti solo di un calo di pressione o di zuccheri.
Dopo alcuni minuti la donna rinviene, probabilmente si era trattato solo di uno svenimento perchè fortunatamente, sostenuta, riesce poi a raggiungere il posto che occupava.
Dottore a bordo: Conflitti etici
Secondo una statistica del New England Journal of Medicine, in media un volo ogni 604 incappa in emergenze mediche (di cui poi il 7,3% sfocia in atterraggi di emergenza), circostanza che coinvolge un passeggero ogni 7700 circa. Tuttavia, lo svenimento a bordo è una delle cause più comuni e spesso non viene nemmeno riportato.
Da quanto ne sappiamo, è scelta degli assistenti di volo se gestire personalmente la situazione medica (che solitamente è di lieve entità) o se avvalersi dell’aiuto di un eventuale dottore a bordo.
La questione non è comunque così semplice, perchè in linea teorica questi dovrebbe mostrare le proprie credenziali, e non utilizzare nulla di quanto eventualmente trasporti con sé, attenendosi possibilmente ai soli medicinali/materiali in dotazione a bordo.
Tale volontario inoltre, dovrebbe limitarsi a fungere da raccoglitore di dati ed esecutore di procedure, afferendo via radio al medico ufficiale della compagnia.
Spetterebbero infatti ad un team a terra le decisioni vere e proprie; in ultima istanza anche la costosissima (ed osteggiata) richiesta al comandante di un immediato atterraggio per emergenza medica.
In situazioni border line, l’etica del passeggero-dottore che si sta ritrovando a prestare soccorso a bordo, nel dubbio lo porterebbe probabilmente a propendere per un cauto approccio conservativo, e quindi per l’immediata consegna del ferito a strutture di terra.
Il “medico remoto” invece, nell’interesse anche della compagnia, prendendosene piena responsabilità, potrebbe ritenere più opportune soluzioni di tutt’altro tipo.
E voi, siete mai capitati in uno di quei “604 voli”?
A bordo di un volo mai, ma ci è successo in aeroporto a San Francisco sul treno che doveva condurci al gate. Non dimenticherò mai la faccia allegra e le risate spensierate del signore australiano che viaggiava con moglie e figli adolescenti e poi all’improvviso si accascia a terra immobile e bianco da far spavento. I soccorsi li chiamai io col telefono a bordo del treno perché la situazione era surreale, o c’era chi gridava e piangeva o chi se ne fregava. I paramedici sono arrivati sulla banchina per i soccorsi, ma con estrema calma. Mi sono sempre domandata come sia andata a finire….
Tante volte un piccolo gesto al seguito di un incidente, come mostrare il pollice alzato, può essere di sollievo per chi assiste impotente alla scena. Vedere invece qualcuno esanime, e non sapere poi come è andata a finire, lascia inevitabilmente col dubbio. Molto tempestivo il tuo intervento nel chiamare soccorso!
Nel nostro caso, vedere dopo un po’ di tempo la signora ritornare al proprio posto, è stata una grossa rassicurazione visiva che non era in pericolo di vita.