Corpi in mostra
Per affrontare la visita di cui ci accingiamo a parlarvi, eravamo premurosamente pronti a munirci di sacchetti per il vomito: qual ligio viaggiatore non si munisce di sacchetti per il vomito?
Comunemente, son cose che trovi in aereo nell’apposita tasca del sedile antistante, anche se, sarà una mia impressione, ma ultimamente li vedo meno frequentemente. Forse la gente negli ultimi anni, in volo, vomita meno del solito?
(Mi raccomando: se nel prossimo viaggio, ravanando nella suddetta apposita tasca per estrarre il magazine di bordo, nello spostare la scheda plastificata di evacuazione dal velivolo, vi doveste ritrovare in mano il sacchettino per il vomito, pensate a noi! E venite a farci un saluto nei commenti qui sotto!)
Siete abbastanza nauseati? Bene! Allora siamo nel mood giusto per addentrarci nella controversa e atipica mostra “Real Bodies“, in esposizione a Milano da ottobre 2016 a gennaio 2017. Noi abbiamo scelto il giorno di Halloween per visitarla.
Come dice il nome, ci sono corpi veri, (in carne e ossa!), che un tempo hanno avuto vita, conservati post-mortem grazie ad una tecnica detta plastinazione che cristallizza il corpo umano rendendolo invulnerabile allo scorrere del tempo: viene congelato, disidratato e messo a bagno in polimeri di silicone in una camera a vuoto.
Per qualcuno si tratta di un incrocio tra arte e scienza, per altri è solo una manovra di marketing di cattivo gusto (tra l’altro con un biglietto piuttosto costoso).
Mostra mostruosa?
All’interno sono osservabili da vicino, esposizioni di persone sezionate in vario modo e secondo criteri diversi, talvolta perfino in pose particolari. Per cui ci si imbatte anche in cadaveri che fanno cose: tirano di scherma, vanno in bicicletta, saltano un ostacolo, giocano a rugby, eseguono una rovesciata a calcio, praticano arti marziali, contorsionismo, eccetera.
Non è propriamente come girovagare in stanze attorniati da animali imbalsamati, ma ugualmente, una delle varie critiche che è stata mossa ad iniziative di questo tipo, riguarda la disumanizzazione, ovvero il rendere non (più) umano ciò che umano era, nei confronti di coloro che vengono esposti.
Molti di noi credo invece abbiano applicato a scuola il procedimento inverso, l’umanizzazione, ovvero rendere umano ciò che umano non sarebbe, nei confronti dello scheletrozzo in dimensioni reali del laboratorio di chimica, affibbiandogli un nome, facendolo muovere e giocandoci.
Ma quì, si fa scienza, non si scherza mica: nell’audioguida c’è addirittura il testimonial Alessandro Cecchi Paone a fare da Cicerone.
Scommetto che siete stati appena colpiti da un fremito.

Ci è capitato già in passato di guardare da vicino ossa umane utilizzate a scopo decorativo, come alle catacombe di Parigi o alla Capela dos ossos a Evora (Portogallo), fortunatamente mai nel reparto fai-da-te del supermercato, all’Obi, all’Ikea o posti simili. Tuttavia, data l’eccentricità della cosa, sono legittimi eventuali dubbi sulla propria tenuta in un ambiente del genere; anche considerando il fatto che proprio nei giorni della nostra visita, era appena stata istituita un’infermeria a seguito di svenimenti e malori, che per numero sono arrivati a una media di tre al giorno.
Si tratta sicuramente di una trovata sui generis, ma cosa spinge così tanta gente a farsi una fila di più di un’ora per entrare in una sorta di grottesco obitorio?
Non assomiglia affatto ad un obitorio, è pieno di gente (anche viva intendo, insomma i visitatori che si muovono), c’è un’azzeccata musica soft in diffusione, e, mi si perdoni la scelta del termine, “il taglio” è quello medico/scientifico.
Ci trovi diversi tipi di visitatore: il curioso che non sa cosa aspettarsi, l’annoiato che ci va sperando di imbattersi in emozioni forti, il medico che va a guardare con occhio clinico, l’amante dell’arte che vuole valutare l’emozione e la resa artistica che un’installazione del genere può ricreare (sorpresa, disgusto, provocazione, introspezione, ecc…), il feticista che ci va per il gusto del macabro, quello che ci va perchè ci vanno tutti, e qualcuno pure per dormirci dentro! Infatti nell’esposizione di Jesolo una coppia aveva cercato di nascondersi, senza successo, in una delle sale; con l’intento poi confessato di voler rimanere oltre l’orario di chiusura per trascorrervi la notte.
Io per deformazione professionale, sono finito automaticamente ad osservare con attenzione il punto di vista progettistico, i principi ed i concetti che in ambiti diversi permettono certe funzionalità ed il coordinarsi fra loro, gli alloggiamenti delle componenti, le loro ubicazioni strategiche, eccetera…
Altri, comprensibilmente, di deformazioni avranno trovato fastidiose quelle di alcuni organi vessati da certe patologie; la nostra speranza è che almeno riescano a servire da vomito… pardon, monito per qualcuno.
Per quanto mi riguarda, ho sempre ammirato il corpo umano; ed in questa mostra, in certe pose che risaltano la biomeccanica del movimento, balza subito all’occhio il design e la sofisticazione strutturale di muscoli in azione, tendini, legamenti ed articolazioni.
Ma a seconda delle varie “sezioni” che si susseguono nel percorso di visita, ci si può rendere conto di come il sistema nervoso distribuisca impulsi elettrici e costituisca una rete di raffinatissimi sensori; di come l’apparato respiratorio processi ossigeno e ne gestisca in maniera sincronizzata anche lo smaltimento sotto forma di anidride carbonica; di come l’apparato circolatorio, con cuore, arterie, e vene, permetta di erogare potenza alla stregua di un motore, o visti i tempi, di una power-unit.
E non dimentichiamoci dell’apparato digerente che ci permette di trasformare energia, elaborando autonomamente in maniera del tutto integrata il propellente, senza per esempio necessitare di benzine pre-raffinate, o di correnti elettriche pre-convertite; e poi il sistema di filtraggio dell’apparato renale, il sistema immunitario ed il suo continuo aggiornarsi; quello riproduttivo che trasmette vita e patrimonio genetico ad un’altra creatura, perpetuando l’esistenza.
E ancora, le sofisticazioni di vista, udito, gusto, tatto, olfatto; o peculiarità come la crescita e l’autosostituzione dei denti; o la capacità di mantenere l’equilibrio e temperatura, ed un infinità di altri processi che siamo abituati a considerare come comuni, ma che racchiudono un’eccezionalità, che solo parzialmente siamo in grado di riprodurre in robotica, automazione, informatica, elettronica ed affini.
Si fa fatica a pensare che un tale livello di complessità possa essere frutto del caso; sembra piuttosto un geniale concept progettuale seguito da un altrettanto fruttuoso sviluppo… per certo possiamo affermare che c’è stato un beta testing durato millenni!
Ma chi è il progettista? Dio? Il caso? Una qualche specie aliena più evoluta di noi, che ha creato l’essere umano tramite tecnologie di ingegneria genetica a noi ancora incomprensibili? O magari nulla è reale, e stiamo esistendo solo virtualmente sotto forma di coscienza all’interno di un habitat non tangibile, ad esempio dentro ad un sogno del testimonial Alessandro Cecchi Paone?
Guardando l’essere umano da dentro, ed essendone a mia volta, proprio come voi, un esemplare (per fortuna non siamo prototipi!), mi scappa di ricordare una bella metafora a tal riguardo, che sentii tanto tempo fa, e che fa riflettere su quanto sia sbalorditivo come ogni millimetro del nostro corpo si trovi saggiamente dove è, per più di un motivo, riuscendo ad adempiere in vari casi a più funzioni:
“Immaginate un grattacielo di un centinaio di piani, ognuno dei quali avente una decina di uffici. Immaginate poi che dentro ogni ufficio ci siano una quindicina di larghi tavoli, sopra ognuno dei quali vi siano state piazzate delle carte da gioco appartenenti a quattro mazzi.
Se entrando in ognuno di questi uffici, di ognuno di questi piani, notate che in ognuno di questi tavoli risultino messe in sequenza esatta, ognuna delle carte appostevi, potete pensare che sia una delle infinitesime combinazioni casuali; oppure potete pensare che qualcuno sia passato e le abbia intenzionalmente disposte con una logica ben precisa e ragionata”.

Nella carrellata precedente ho poi menzionato solamente alcune delle componenti del corpo umano; non ho citato l’organo più complicato e misterioso, in parte inesplorato, quello che rappresenta un vero e proprio universo racchiuso in un ognuno di noi. La specie umana è dotata di coscienza, localizzata dentro al cervello, protetta da una spessa calotta cranica. L’uomo possiede la consapevolezza del sè e dell’altro, dell’ineluttabilità della morte, apprende, concepisce astrazioni, ricorda, inventa, calcola, strabilia. È in grado di provare emozioni e sentimenti.
Il corpo umano è un miracolo. Una magia. Un prodigio.
E allora perchè questo prodigio vomita?
Mentre noi girovagavamo tra i plastinati non è capitato a nessuno; abbiamo però sentito un forte tonfo in lontananza… forse uno dei tre giornalieri di cui sopra 🙂
Va detto che può esserci un certo impatto emotivo nel caso in cui qualcuno abbia perso dei cari a causa di alcune patologie, considerato che vengono brutalmente mostrati in che stato si riducono certi organi in conseguenza ad esse. Stesso dicasi per interruzioni di gravidanza, poichè vengono mostrate donne incinte e feti in vari stadi.
Ci sono poi altre considerazioni di tipo etico, che oltre a essere motivo di ulteriori critiche e controversie nei confronti di eventi di questo tipo, possono rivelarsi sufficienti ad indurre il pubblico ad evitarli.
I corpi di Real Bodies
Gunther von Hagens è l’inventore della plastinazione, e nelle sue mostre, utilizzerebbe esclusivamente individui che in vita avevano espresso il desiderio di donare il proprio corpo alla scienza o all’arte. I questionari a cui erano/sono sottoposti i suoi volontari tedeschi, sono molto specifici; viene domandato esattamente cosa poterci fare, per esempio se acconsentono ad essere messi in posizioni sessuali (cosa che è stata fatta, ed esposta all’estero).
Ma entrando a Milano, già dal primo allestimento, vedendo un uomo cinese all’interno di un cerchio ad emulazione del Vitruviano di Leonardo, ci si rende conto che questa in cui si è appena messo piede, non è esattamente quella originale, ma è… come dire… la mostra alternativa.
Se già per quella originale ci son state cause legali, questa che la imita, sembrerebbe non porsi problemi sulle modalità di approvigionamento di corpi: pare infatti che molti di questi appartenessero a condannati a morte in prigioni Cinesi, o a persone i cui parenti non hanno mai reclamato la salma, o come più tristemente qualcuno insinua, a cui il governo Cinese ha intenzionalmente posto ostruzionismi nel farlo, così da poter successivamente rivendere corpi e organi, che in tali circostanze diventano di sua proprietà.
Arrivati a questo punto, che avessero preferito una sepoltura, o una cremazione, oramai poco conta. Nessuno probabilmente ne ricorderà mai nome, cognome, data di nascita o altro… ma ne noterà fegato ingrossato, o polmoni da fumatore. Girano il mondo, e si fanno osservare da occhi profani che certe cose le hanno viste limitatamente solo in libri di anatomia, ma che auspichiamo a loro volta, come noi, si strabilino di qual magnifico livello di evoluzione rappresenti l’essere umano.
Che bel Halloween, eh?
Noi ne siamo usciti un pochino “a pezzi”, ma solo per l’essere stati in piedi due ore e mezzo all’interno. Sebbene chi vi scrive, teoricamente non abbia chissà quale stomaco per splatteraggini mediche (giusto per dare un’idea, durante semplici prelievi di sangue rivolgo lo sguardo altrove), ciò che mi ha dato più fastidio, è stata la ressa di troppi visitatori, non i modelli esposti.
Penso in casi simili si debba essere preparati a coglierne la parte istruttiva, come se si guardasse il cartone animato “Siamo fatti così” in versione 3D, prendendo consapevolezza di quanto meraviglioso sia (piaccia o meno) il nostro corpo, e di quanto sia importante portargli ogni rispetto possibile ed averne cura.
E se tutto questo ancora non fosse abbastanza, se siete veramente temerari e volete “sviscerare” ulteriormente, se siete dei duri che osano, allora noleggiatevi l’audioguida con il testimonial Alessandro Cecchi Paone!
Conoscevo la tecnica della plastinazione dei corpi grazie ad un documentario visto una vita fa. Credo fosse girato proprio in una delle mostre Guntheriane, in più c’erano anche svariati corpi di animali.
Io la trovo una cosa affascinante, alla fine è sempre la gente che fa venire lo schifo di tutto (vedi la ressa o vedi i responsabili della scelta CecchiPaoniana).
Nonostante mi imbottisca di xamamina il sacchetto in aereo è la prima cosa di cui mi assicuro la presenza, prima ancora del comandante! Sono fortunata perchè l’ho sempre trovato al suo posto e assolutamente immacolato 😛
Se al prossimo viaggio non dovessi trovarlo vi penso eccome…ma come responsabili della mala sorte! 😀 😀
Scherzo!!! 😉
In quella di Milano c’era un cavallo, ma per fortuna pare “nessun orso è stato maltrattato durante la realizzazione di questo film” , e presumiamo anche che: ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale…. o almeno così ci han voluto far credere gli organizzatori.
Leggendo il commento sul sacchettino ci ispiri a vedere nel prossimo volo quanti ne “peschiamo” nelle tasche della nostra fila…. e se solo ne manca uno a domandarci: “ma almeno c’è il capitano?!?”
innanzitutto complimenti per essere riusciti a visitarla… io non riuscirei, davvero. all’inizio mentre leggevo le prime righe (lo devo confessare) sono stata molto (moltissimo) tentata di chiudere la lettura… anche senza foto mi immagino la scena 🙂 però ho tenuto duro e la curiosità mi ha fatto leggere tutto.
mi è piaciuta molto la riflessione che fate proprio sul fatto di riflettere sull’estrema complessità di ogni millimetro che abbiamo in corpo. l’intento della mostra (forse, spero) sia proprio questo: valutare, apprezzare e prendere consapevolezza dell’eccezionalità di quello che noi siamo.
complimenti ancora per il coraggio 🙂
Grazie mille Francesca! Pensiamo si debba il più possibile trovare il bello in ciò che ci circonda (nei viaggi ma anche nella vita), e avendo di fronte la meraviglia del corpo umano, superate le prime remore, viene spontaneo.
Comunque complimenti a te per aver tenuto duro fino qui in fondo! 😀 Ci fa enormemente piacere riuscire a far arrivare ciò che raccontiamo.
Be’ che dire… ho letto attentamente il vostro racconto e.. si ammetto che eviterei accuratamente di avvicinarmi ad un tipo di mostra di questo genere. Chiamatemi esagerata ma credo nel rispetto del corpo oltre la vita. Non è una questione religiosa la mia, affatto… capisco la scienza, lo studio per il progresso medico… non capisco invece la spettacolarizzazione della morte e della malattia. Per capirci, non mi piacerebbe vedere la realtà di un aborto, nonostante io non sia contraria, l’immagine di un organo distrutto da una malattia o di un corpo inerme che “gioca” ad uno sport. Penso solo che si vada un po’ oltre il giusto desiderio di conoscenza.
Questo il mio parere, è ovvio. Rispetto chiunque decida di visitare la mostra!
Interessante davvero il tuo articolo, credo che tu abbia saputo descrivere benissimo le sensazioni provate!
Ciao Lemuri!!!
Giulia
Sì, pensiamo non sia per tutti, e per questo chi intende visitarla, è assai importante ricerchi informazioni prima di farlo, perché accorgersi solo una volta dentro di alcune cose , può rivelarsi difficile da reggere.
A tal proposito non ci è sembrato l’organizzazione abbia fatto molto per mettere in guardia persone particolarmente sensibili, se non che un paio di esposizioni più “forti” fossero leggermente in disparte permettendone un più agevole salto di percorso, oppure l’istituzione di una infermeria “riparatoria” ma ovviamente a danno oramai avvenuto.
Sottolineandone l’aspetto didattico, loro invitano grandi e piccoli, e le file all’esterno confermano il grosso richiamo che questa mostra ha, ma non è un parco giochi, anzi può pure disturbare qualcuno, oltrepassando i confini etici.
Auspichiamo che articoli come il nostro possano essere di aiuto nello stabilire se intraprendere o meno una visita del genere, e nel caso si intuisca che non è nelle proprie corde, di renderne l’idea attraverso occhi lemurosi.
Avete fatto bene a parlarne analizzando ciò che c’è dietro alla superficiale curiosità: corpi veri, la cui vista potrebbe urtare la sensibilità dei visitatori. Non avrei mai il coraggio di vedere una mostra del genere.. solo per stomaci forti! 🙂
Esatto, è importante essere consapevoli prima di andarci, per prendere la decisione con cognizione di causa. Poi, come tutto, dipende molto da persona a persona, per esempio c’erano anche dei bambini che giravano e si divertivano…
Chissà, per certe cose forse i bambini sono meno impressionabili degli adulti, basti vedere come si esaltano quando al museo vedono le mummie….. ehhhh beata innocenza ! :O
Ciao, sono il testimonial: Alessandro Cecchi Paone!
No dai, sono la vostra conterranea, però potei anche interpretare il Cecchi, se lui ad un certo punto si stanca i navigare tra i corpi inanimati 😉
Io non so se sarei in grado di seguire questa mostra senza rimpolpare il gruppo di tre anime giornaliere, ma vorrei condividere con voi il mio pensiero.
Avevo sentito parlare della mostra “ufficiale” e di come le persone si fossero offerte di farne parte -post mortem- anche se non mi ricordo in quale occasione mi sono imbattuta sull’argomento.
Premettendo che penso che il corpo umano sia davvero un’opera d’arte (anche se preferisco gli studi su carta di Leonardo), e se un individuo decide questo per sé invece che riposare al freddo sotto terra, la sua scelta va rispettata, non so fino a che punto una situazione come quella da voi descritta, in cui certi corpi sono stati scelti con la metodologia andò cojo-cojo, sia arte. Per rispetto di quei porelli che magari, invece, sarebbero stati pure felici sotto terra.
Sul giusto o sbagliato, sulla condanna come scempio, io non mi sento di allinearmi a questi pensieri: di orrori alla luce del sole, spiattellati in tv e sui social, ne vediamo ogni giorno ad orario continuato, almeno in questo caso il tutto resta chiuso in una mostra e, le persone, possono scegliere se visitarla o meno.
Penso che a suo tempo Leonardo sconvolse la società con i propri studi, questa è solo la versione 3D della sua opera!
Claudia B.
La differenza, come fai notare, probabilmente la fa proprio il fattore “scelta”.
Che uno preferisca donare organi a chi ne necessita per sopravvivere, o di farlo alla scienza, o di farlo all’ “arte” (ovvio che ci sono opinioni diverse sul fatto se questa lo sia o meno), o di farsi tumulare in una bara, o di farsi cremare, sono appunto scelte.
Nella mostra ufficiale, pare, fossero scelte consapevoli e mirate da parte dei “donatori”, che oltre ad acconsentire al tipo di procedimento, avrebbero deciso più nel dettaglio utilizzo e posa.
Discutibile, ma se quella è la loro volontà: potrà sembrare esibizionismo, poco rispetto per il proprio corpo (anche qualcuno fra chi è in vita talvolta purtroppo ne dimostra poco), voglia di una fine alternativa, voglia di essere in qualche modo di utilità…. o, brutalmente, di intrattenimento per il prossimo, ecc , ecc
Il problema è che in quest’altra in oggetto, pare non ci siano garanzie particolari sulla provenienza di queste persone, che quindi non avrebbero affatto scelto! Anzi, a tal merito sembrerebbe ci siano state manovre poco corrette, se veramente il governo Cinese, per alcuni di loro, ha volontariamente ostacolato ed impedito la scelta (in questo caso di eventuali famigliari) se fargli fare quella fine o meno.
Ed infine, la scelta, come dicevi, giustamente ricade anche sul visitatore che decide consapevolmente se esporsi a qualcosa del genere o meno.
E’ importante infatti che chi ci va, sia informato su cosa troverà e su quel che si dice/scrive a riguardo o su quel che è successo lì.
Farsi portare da qualcuno, insomma…. corrisponderebbe a lasciare scegliere a un altro per sè, e se si è particolarmente suscettibili, può avere controindicazioni.
Speriamo che il nostro articolo possa aiutare in eventuali decisioni, chi non sa se andarci o meno, e soprattutto Claudia lasciacelo dire: grazie, in questa lettura, per averci scelto ! 😀