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C’è carne per te

C’è una storia divertente che abbiamo appreso al War Memorial di Canberra, svoltasi durante la prima guerra mondiale ed ambientata a Gallipoli.

In quel periodo gli ANZAC (Australian and New Zealand Army Corps) ovvero i Corpi dell’Esercito Australiano e Neozelandese, vennero congiuntamente impiegati nello stretto dei Dardanelli… Non stavate mica pensando alla Gallipoli sulla costa Pugliese, vero? C’è una Gallipoli anche in Turchia, a pochi km dal confine Greco, che era di interesse strategico. Lo scopo in quell’area era di facilitare il transito degli alleati della Royal Navy Britannica; quella nostrana può destare forse più interesse turistico che militare.
Il maggiore Fussell stava cercando di spiegare ai suoi uomini il modo più efficace di lanciare una bomba a mano. In una dimostrazione particolarmente riuscita, raccolse un barattolo di manzo macinato e lo lanciò oltre la trincea nemica: angolazione giusta, forza ben dosata, e con un pochino di slancio, ti piazzo il regalino proprio in mezzo alla mischia… Così! Visto?

Ebbene, “regalino” evidentemente gradito, perché il giorno dopo, i suoi rinvennero un pacchetto di tabacco e un foglietto (ad oggi conservato al memoriale) scritto in un francese piuttosto approssimativo che più o meno recita: “Cari amici Australiani, abbiamo ricevuto il vostro dono di carne in scatola, ed era deliziosa, è stato un regalo gradito, vogliate ricevere in cambio dunque il nostro. Si tratta di un pezzo di tabacco. – I vostri compagni soldati Turchi“.

Simpson e il suo asino

Ditemi voi se ora non ci stava bene l’improvvisa entrata a tutto volume di quella musichina anni ’70 di “C’è posta per te”; per poi vedere uscire fuori i soldati di entrambe gli schieramenti in lacrime, commossi e vogliosi di abbracciarsi, manco fossero parenti lontani che si rivedono dopo decenni!

Purtroppo non fu così, si moriva per davvero e a tanti/troppi toccò quel destino.
Uno di questi fu John Simpson, barelliere, ruolo generalmente assegnato a fisici robusti, che raccoglieva compagni feriti trasportandoli sino alla spiaggia, per permettere poi loro l’evacuazione.
Durante i suoi primi momenti di impiego, in cui a braccia trascinava al sicuro i soldati, notò la presenza di asini; da quel momento in poi divenne noto come “Simpson e il suo asino” poiché ne impiegava immancabilmente uno con sé durante i salvataggi sotto al fuoco nemico.

Temerariamente, mentre veniva sfiorato dai proiettili, addirittura fischiettava e cantava. Svolgeva il suo compito giorno e notte, guadagnandosi l’ammirazione e il riconoscimento di tutto il reggimento per il prezioso servizio che svolgeva coraggiosamente. Tirò fuori commilitoni anche da situazioni impensabili, da sotto il tiro di cecchini, ricevendo applausi per l’impresa.
I suoi servigi però durarono solo poche settimane, prima di venire colpito da raffiche di mitra.

La sua statua (con tanto di asinello ovviamente) oggi vi accoglie all’esterno del memoriale; e Simpson e il suo asino (in realtà, a causa decessi ed infortuni, pare ne abbia alternati 4 o 5) sono diventati un mito.

La storia di Jhon Simpson e il suo asino al War Memorial di Canberra

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15 risposte

  1. Francesca Pontani ha detto:

    bella questa testimonianza, secondo me delle guerra e degli episodi brutti (e meno brutti) se ne dovrebbe parlare di più.
    p.s…. io pensavo gallipoli in italia all’inizio :))

  2. tamping the World ha detto:

    La storia del barattolo di carne e’ veramente divertente e ci fa capire che la guerra, oggi come ieri, e’ fatta da persone normali, con vite e sentimenti normali.
    ottimo anedotto da raccontare!

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Oltretutto le due fazioni, Turchi e Australiani/NeoZelandesi non erano nemmeno in conflitto, per così dire, “diretto”.
      Stavano guerreggiando ma entrambe in appoggio alle rispettive alleanze.

  3. Mi avete ricordato Eliseo Strazzabosco e la sua Silvana di Mediterraneo (il mio film preferito)! 😀
    A proposito di incontri e ricongiungimenti DeFilippici anch’io racconterò una storia legata ad una statua (di orso gurda un po’) che ho incontrato per caso in Polonia (ariguarda un po’) e che rimanda proprio alla Guerra! 😉
    Facciamo un gemellaggio! 😉
    PS si, inizialmente avevo davvero pensato a Gallipoli in Puglia! 😛

  4. Sono stata anche io al Memorial di Canberra (tra l’altro uno dei più bei musei di guerra che abbia mai visto!), ma non avevo fatto caso a questa storia. Bello scoprire i dettagli e gli aneddoti, e rendersi conto ancora una volta di quanto i soldati fossero persone normali e dotate di sentimenti, mica macchine!

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Il museo del War Memorial espone tantissimo della vita quotidiana dei soldati… e degli animali in guerra (hai visto la maschera anti-gas per cani?)
      Nel leggere ed immergerci nelle storie di alcuni di loro, non abbiamo fatto in tempo a vedere tutto quanto.
      Dovessimo ricapitare a Canberra è uno di quei posti in cui torneremmo.

  5. robisceri ha detto:

    Che storie commoventi… Mi ha molto colpita quella della scatola di carne. La guerra, in effetti, dovrebbe essere presa in giro così. Purtroppo, però, questi eventi non bastano a fermare nessuno. Grazie per averci raccontato due aneddoti dolcissimi!

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Anche nello svolgersi di eventi tragici possono esserci storie di un’umanità incredibile.
      In questo caso la prima è persino buffa, perchè si sa che in periodo di guerra, un malinteso potrebbe rivelarsi rischioso e portare a disastri indicibili…. ma questa scatoletta, in buona fede, è stata intesa come regalo! 😀

  6. Una storia davvero commovente ed umana. Non ho fatto in tempo a passare da Canberra, ma spero di farlo nel prossimo viaggio Down Under: nel mio piccolo la storia della Great Ocean Road mi ha lasciata senza fiato!

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Quando siamo andati noi a Canberra era semi-deserta perchè erano nel pieno delle ferie. Ci han detto che molti erano andati a trascorrerle più a sud, quindi presumibilmente proprio nell’area della Great Ocean Road.
      Per noi è stato anche quello un fattore che l’ha resa più pratica da girare; comunque nonostante tutto il War Memorial era piuttosto affollato.

  7. ChiaraPaglio ha detto:

    Amo le storie di guerra, quelle con qualche particolare un po’ tenero <3
    Bella la nuova veste grafica del blog! Un abbraccio e buona serata 🙂

  1. Giugno 22, 2017

    […] feriti, sotto al fuoco nemico, con l’ausilio di un asinello. (Storia di cui avevamo parlato QUI) Il suo corpo è sepolto da qualche parte fra quelle […]

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