Un Faro Tormentato 

Accedendo al Booderee National Park, per la modica cifra di 11$ potete girovagare immersi nella natura, godervi spiagge incontaminate, fare passeggiate in boschi che ospitano uccelli dagli strani versi (tipo laser da videogame) e, se lo volete, perfino campeggiare (max 48 ore).
Un’area in passato gradita agli aborigeni per la sua pescosità, è oggi un paradiso per chi ama la quiete.
Ma non propriamente tutta l’estensione di questa riserva è storicamente considerabile “paradisiaca”…

Storia del faro abbandonato della riserva del Booderee National Park

Il faro al Booderee National Park

Ad una estremità, in una zona isolata che tipicamente si confà a strutture di questo genere, dopo alcuni minuti di divertente sterrato inzozza-macchina, è possibile raggiungere le rovine del faro di Cape St. George, testimonianza sopravvissuta della dura vita che veniva condotta da chi si insediava in aree estremamente solitarie come quella.

Il faro fu costruito nel 1860 ma sin già da anni prima se ne contestava fortemente l’effettiva utilità, visto che era stato concepito senza nemmeno consultare l’ente preposto, e utilizzando, come si scoprì in seguito, mappe fin troppo approssimative.
Il costruttore deve aver probabilmente ecceduto in risparmio, considerando che il sito di collocazione attuale del rudere si trova distante ben 4km dalla posizione inizialmente intesa, rimanendo più prossimo alla cava da cui estraevano i materiali utilizzati.
Tra il 1864 e il 1893 ben 23 imbarcazioni naufragarono nei pressi di Jervis Bay, rendendo più che evidenti i pericolosi limiti di quel faro, poichè provenendo da sud la sua luce era a malapena visibile, e addirittura approcciando la frastagliata costa da nord non la si vedeva proprio!

Passaggio di consegna

Nel 1889 venne quindi abbandonato, per essere sostituito da un altro faro, eretto nella sponda nord, che riuscisse a coprire in maniera più razionale quella parte di costa.
Sebbene inattivo, la mera presenza del vecchio faro continuava a causare problemi: la sua lanterna era stata destinata altrove e quindi di notte era ancor meno “visibile” di prima, ma col sole, o con la luna piena, la coesistenza ravvicinata di due fari confondeva la navigazione. Venne perciò abbattuto dalla marina Australiana che lo impiegò come bersaglio durante i suoi addestramenti tra il 1917 e il 1922.

Ad oggi rimangono: la parte basale della struttura principale del faro che è costituita da 8 stanze, oltre a una costruzione distaccata utilizzata come stalla, a un rudere delle cucine e a uno delle latrine, il tutto sbarrato in accesso e sostenuto dove possibile da strutture di rinforzo per evitare ulteriori crolli. Sì, anche le latrine sono sbarrate e rinforzate se ve lo state chiedendo. 🙂

Il mistero delle rovine del faro di Cape St. George nei pressi di Jervis Bay

Le famiglie a Cape st.George

La tragedia non colpì solo chi dal mare fece vano affidamento alla luce di quel faro che nemmeno doveva esistere, ma toccò anche le poche famiglie che nel corso degli anni vi lavorarono o si alternarono nel dimorarvi. Mediamente convivevano 15 persone.

Qualcuno si spense per malattia: nel 1867 Isabella, la figlia del custode che per più tempo fu impiegato al faro, morì di febbre tifoide. Nel 1882 George, un 13enne residente, morì di pleurite, e nel 1885 Florence, la figlia undicenne del terzo custode morì anch’essa di tifo. Al padre di quest’ultima, Edward, toccò una fine ancor più atroce poichè, mentre era in battuta di pesca con due figli, venne sbalzato in mare da un onda, impigliandosi nelle reti ed annegando. Ad accanirsi ulteriormente ci si misero pure gli squali, che proprio davanti agli occhi dei ragazzi lo fecero scomparire negli abissi.

Destini

Altri, proprio come lo sfortunatissimo di cui sopra, se ne andarono in seguito a fatalità: Francis, il figlio di una decina d’anni di una madre single che viveva al faro, aveva l’abitudine di spingere per divertimento grosse rocce fino alla cima di uno spuntone. Se vi guardate intorno, oltre allo stupendo panorama, noterete che per un bambino non c’è poi così tanto da fare per passarsi il tempo, fatto sta che un giorno, parte di quella escrescenza crollò con lui sopra, in un salto da 90 metri.
William, l’assistente del custode, venne calciato in testa da un cavallo, morendo prima di raggiungere l’ospedale.
Ed infine Kate ed Harriet, due ragazzine, una la figlia del custode, e l’altra la figlia dell’assistente, stavano giocando a rincorrersi, ed inciampando una esplose accidentalmente un colpo fatale d’arma (carica!) da fuoco, sull’altra.

Per crudele ironia del destino, non molto tempo dopo, Kate raggiunse definitivamente la sua amica, poichè venne trovata con la gola tagliata, in quello che per la cronaca dei tempi venne archiviato come suicidio.

nella costa di Jervis Bay in Australia ci furono diversi naufragi il faro venne così considerato pericoloso

Lasciando il faro

Le disgrazie altrui talvolta ridimensionano le piccole cose a cui stiamo dando eccessiva importanza, rimettendo in prospettiva situazioni che evitabilissimamente lasciamo ci affliggano.
Ammetto che conosciuta la storia legata a questa zona, ritornare alla macchina parcheggiata nello spiazzo poco distante, e ributtare lo sguardo ai cartelli di prestare attenzione ai furti in auto, mi sono suonati quasi come un petardo durante un bombardamento.

Si conclude quì (forse) la tormentata storia di un edificio che era inteso a salvare vite, ma che assistette invece alla fine di molte di esse. Che ne pensate?


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8 risposte

  1. Laura | LOVECetraro ha detto:

    Cavolo… una visita davvero emotiva. Infatti è comprensibile che al ritorno alla macchina sia sopraggiunto un senso di ansia.. tormentata 😊

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Non siamo potuti stare lì tutto il tempo che avremmo voluto …. più che altro perché era già pomeriggio inoltrato e dovevamo fare ancora diversi kilometri. Ci sarebbe piaciuto soffermarci un pochino di più nel ripercorrere le vicissitudini.

  2. Cosa penso? O_O
    Penso che sul FARO FARO’ gli opportuni scongiuri! 😉
    Immagino il sollievo quando avete visto che la macchina c’era….e soprattutto è partita!
    Ma gli uccelli che giocano a Star Wars? _
    Bentornati Lemuri 😀

    • Lemurinviaggio ha detto:

      La macchina c’era ancora, anche se mimetizzatissima dalla coltre di polvere che aveva sopra.
      Nel bel mezzo della vegetazione in lontananza sentivamo un “PEEEW!” tipo laser, e ci fermavamo, scrutando intorno.
      Poi ripartivamo e poco dopo un altro colpo di laser…. ma ovunque solo natura, suoni irreali per un contesto simile 😀

  3. Ci sarebbe da scriverci un libro o girarci un film dai risvolti horror: che fine triste hanno fatto tutti quelli che ci hanno vissuto, soprattutto la poveretta trovata con la gola tagliata e il caso archiviato come suicidio. Secondo me c’è un fantasma che si aggira da quelle parti, io sarei scappata veloce come un fulmine 😉

    • Lemurinviaggio ha detto:

      Nel caso ci fossero stati fantasmi penso gli saremmo corsi incontro per cercare assolutamente di immortalarli in foto, e magari interagirci anche! 😀 (un po’ come abbiamo fatto con i canguri). In fondo si sarebbe trattato di bambini che vivevano condizioni difficili per la loro età (immaginiamo la loro noia). Chissà …. magari avrebbero voluto fare amicizia con i lemuri ! 🙂

  4. Meridiano307 ha detto:

    Naaa vabbè, manca solo da appendere sopra la porta un cartello con la scritta “lasciate ogni speranza voi che entrate” e poi siamo a posto. Altro che esorcista ci vorrebbe in questo posto..

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