Bodmin Jail, prigioni da allucinazione
La scoperta di quella calda mattina di metà Agosto era di quelle che hanno il potenziale per depotenziare, almeno un pochino, una giornata che da tempo aspetti.
Il fantomatico giorno era di visita alle ex prigioni di Bodmin in Cornovaglia, dove avevamo in programma di battere palmo a palmo i punti più interessanti (ed oscuri) di un luogo dal passato così intenso.
Se la prospettiva inizialmente sembrava quella… il finale è, letteralmente, da allucinazione.
Ma andiamo con ordine.
La tappa precedente a Restormel
Per motivi logistici iniziamo la giornata dirigendoci dapprima al castello di Restormel (le cui origini si stima risalgano tra il XI ed il XIII secolo); rotondeggiante e circoleggiante, possiede ancora alcune parti rimaste in piedi.
È di quei posti in cui, per arrivarci, ti domandi più volte se hai sbagliato strada, e se esista realmente; oltretutto il nome della località, Lostwithiel, ben prefigura la situazione.
Dopo alcune riprese all’interno delle mura, mi accorgo che la batteria della telecamera è quasi completamente scarica…
Me tapino! (Oltre che LemuRino). Devo probabilmente essermi scordato la sera prima, al termine dell’escursione alla cascata delle fate e a Tintagel, di ricaricarla. Leggerezza che purtroppo assume invece un certo peso, con la conseguenza che, eccetto il girato di Restormel, una volta a Bodmin non ci sia poi la possibilità di registrare nulla o quasi, e men che meno un’ angolazione ben precisa che avevo in testa.
L’eroico powerbank di LemuRina prima, ed il provvidenziale connettore dell’auto che ci ha accompagnato in queste avventure inglesi poi, riescono a resuscitare batterie e prospettive nella strada diretti al Bodmin jail.
Allo stesso tempo anche noi, in direzione della famigerata location, siamo progressivamente sempre più elettrizzati.

Il Bodmin Jail
Le prigioni di Bodmin furono costruite nel 1779, le prime nel Regno Unito a possedere celle individuali, sebbene in situazioni di sovraffollamento venissero utilizzate anche per più detenuti contemporaneamente.
Non è difficile immaginarlo, in tempi in cui si beccavano mesi di detenzione anche solo per aver rubato del latte o del miele!
È un complesso piuttosto grande (non tutto visitabile), distribuito su più piani e su più edifici, appena entriamo siamo completamente disorientati.
Se già dall’esterno ne percepisci l’aura, una volta dentro la sensazione si amplifica. Appena entrati rimaniamo per un certo lasso di tempo bloccati, senza intraprendere alcuna direzione; sbuca fuori da un angolo una dipendente che ci avvicina domandandoci con circospezione se va tutto bene.
Disincanto. Scongelati da quell’inattesa esitazione iniziale ci tuffiamo finalmente nell’esplorazione, cella per cella, manichino per manichino. Ci sarà da divertirsi!
Le luci utilizzate all’interno sono particolarmente azzeccate. Forse anch’esse contribuiscono a convogliare in qualcuno la perpetua impressione di essere osservato; la tonalità ed il modo in cui si diffondono negli antri labirintici della struttura rendono l’atmosfera giusta.
È come se alla vista, la trasparenza dell’aria fosse diversa, più “fitta”, con una sua peculiare densità.
Queste prigioni chiusero definitivamente nel 1927; al momento della nostra visita erano in corso lavori di conversione di una parte della struttura in museo, e di un’altra in hotel. Un giorno torneremo a riviverle anche in queste nuove vesti, con la speranza non perdano la loro autenticità, poiché vista la mole degli interventi, il rischio è quello di snaturare.
Le “còrniche”
Curiosando un po’ qua e un po’ là, ci si imbatte in allestimenti di vicende risalenti all’epoca passata. Ad esempio si legge, da un giornale del 1843, a proposito degli standard igienici di allora:
Secondo la legge numero 43, ogni prigioniero dovrebbe avere un bagno tiepido ogni tre mesi.
Noi (il magistrato) abbiamo reputato non sia necessario.
… eh già signor magistrato, quattro bagni all’anno, che inutile spreco!
Ma anche certi accadimenti “còrnici” (che non riguardano quadri, bensì la Cornovaglia), rasentano surrealmente il comico.
Un signore sulla mezza età si presentò al mercato (delle vacche) di St. Austell insieme alla moglie più giovane, di cui si era stufato… con delle briglie che le cingevano la vita, intenzionato a venderla al miglior offerente!
Tale pratica non era legale, né tantomeno morale, nemmeno per quei tempi, ma considerando che lei era d’accordo, chissà quanto a sua volta doveva essere stufa di lui e dei suoi tradimenti.
Il signore ricevette un’offerta di 4 pence, che accettò, lasciandone uno, come da prassi, all’intermediario del mercato.
Immediatamente dopo l’inusuale transazione, acquirente ed “acquistata” corsero a festeggiare al pub, mentre altre donne, con una certa grinta, si fecero subito avanti sgomitando per quel signore sdentato di un metro e sessanta. Il divorzio era cosa quasi impossibile, eccetto per i benestanti.
Tutto sommato, il vero affare l’ha fatto la (ex) moglie, dato che in segutio il fedifrago è finito a scontare qualche mese in prigione per ripetuti vandalismi all’abitazione della sua successiva amante.
Gli ultimi momenti
Al Bodmin Gaol (vecchio nome del Bodmin Jail) sono state documentate 55 esecuzioni.
Tra queste, a sorprendere, non sono quelle dovute a crimini efferati come l’omicidio, per cui era comune finire giustiziati, bensì quelle di minor entità. Si è presa la pena di morte gente che aveva rubato pecore, farina, o aveva falsificato banconote da due sterline.
In tempi antichi erano procedure pubbliche che dovevano fungere da deterrente, tuttavia finirono per diventare una sorta di “intrattenimento”, dato che in alcune occasioni sopraggiunsero sino a 20/25mila persone ad assistere. In una circostanza si arrabbiarono pure, poiché una volta arrivati in loco vennero informati che il condannato si era suicidato la sera prima.

Pratiche del genere, combinate al fatto che i condannati venivano sepolti nelle adiacenze, contribuiscono al novero delle prigioni di Bodmin tra gli edifici più infestati d’Inghilterra.
Vesti tirate, sassi lanciati dal nulla, tonfi, passi, rumore di chiavistelli… il repertorio dell’inspiegabile è piuttosto variegato.
Nella parte più antica del complesso sarebbe stato visto un guardiano, George. Non un dipendente dei giorni nostri, ma di quelli che furono; come si dice? “I bei tempi andati”?
In altre aree, si spazia tra estremi opposti: dalla presenza di un prete, sino ad addirittura a qualcosa di mai incarnato che risiederebbe all’ultimo piano.
A quanto pare dunque, i tanti residui del passato si farebbero sentire, e persino vedere…
La storia di Selina Wadge
Selina Wadge, 28 anni, era una madre single di due figli illegittimi. Henry, di appena due anni, era disabile e a malapena riusciva a camminare.
Alla scomparsa del piccolo, la donna raccontò che, a causa dell’aggravarsi di un’infezione alla gola, era morto, e lo avevano sepolto al cimitero della chiesa di Altarnun.
Ma Henry venne successivamente trovato morto in un pozzo, dentro cui non poteva essere caduto accidentalmente poiché coperto.
Selina, dopo varie versioni, confessò di avercelo gettato.
Aveva provato a scaricare la responsabilità su James Westwood, sostenendo che la aveva persuasa a farlo affinché la sposasse, ma tutte le prove erano contro di lei.

L’esecuzione della ragazza avvenne al rintocco di campana delle 8 di mattina del 15 agosto 1878 in forma privata (la prima ad esserlo); era prevista tre giorni prima ma, l’impiccatore ufficiale, William Marwood, quel giorno era impegnato in un’altra impiccagione…
Utilizzò una nuova tecnica, detta “a caduta lunga”; sulla base di peso e statura per la Wadge aveva calcolato un’altezza di 8 piedi.
Nelle fasi antecedenti alla morte, Selina venne confortata dal cappellano e dal governatore.
Una volta condotta al patibolo le sue ultime parole furono: “Signore, liberami da questo perfido mondo”. Venne issata la bandiera nera, suonata la campana a lutto, e, secondo procedura, la condannata venne lasciata appesa per un’ora. Inquietantemente, per tutto quel tempo, le rimase in mano il fazzoletto che impugnava.
Selina non ha lasciato il Bodmin Jail
Il suo fantasma si aggira ancora a Bodmin, e sembra avere un particolare interesse per i bambini, che talvolta avrebbero persino domandato chi fosse quella signora con vestito lungo che piange.
Qualche visitatrice ha affermato di essersi sentita prendere per mano, qualcun’altra tirare i capelli; è stato riportato che anche donne incinte (prima ancora di conoscere la sua storia) avrebbero provato immotivati forti sensi di rimorso e colpa mentre si trovavano al terzo e al quarto piano.
Probabilmente Selina vuole che donne e bambini visitino la sua cella per perdonarle un delitto così efferato?
Matthew Weekes
Un vero e proprio habituè dei corridoi in granito grigio del Bodmin jail è Matthew Weekes.
Il motivo con cui i locali spiegano il suo girovagare senza meta, è che sarebbe stato giustiziato di fronte a migliaia di persone, per un crimine che non aveva commesso.
In vita era illitterato, e la confessione di omicidio che venne mostrata dopo la sua esecuzione, era un palese falso, che non poteva aver scritto di suo pugno.
Forse Matthew è ancora in cerca di risposte? O di giustizia?

William Hampton sei tu?
L’ultima impiccagione eseguita in Cornovaglia avvenne proprio a Bodmin, e toccò a William Hampton il 20 luglio 1909.
Non si è mai desunto il movente per cui un giovane di 24 anni come lui, dalla fedina penale pulita, abbia strangolato una ragazzina di 16 con cui aveva una relazione; si presume possa essersi trattato di un raptus del momento, verosimilmente quello che oggi definiremmo delitto passionale.
Nei giorni antecedenti all’esecuzione rivelò a dei parenti andati a trovarlo che “Ci sono segreti, legati a questo caso, che è meglio io porti con me nella tomba”.
Ciò potrebbe spiegare come mai William, al processo per quel brutale atto che aveva sconvolto tutta la comunità, non depose a propria difesa.
Nottambuli e dormiglioni
Nell’ambito del paranormale convivono diverse teorie, e non di rado fra loro radicalmente contrapposte.
Generalmente si ritiene che talune apparizioni siano possibili di notte poiché una concausa di condizioni ne renderebbe ideale il manifestarsi, ma c’è anche chi, al contrario, considera più probabile imbattersi nello spirito di un ex-vivo nelle ore diurne, allorquando anche in vita era attivo.
Con quest’ultimo approccio, quello cioè per cui certe presenze tenderebbero a ripresentarsi quando non se la dormivano, ad un ricercatore giunto di mattina pare sia andata bene.
Abbiamo collocato la telecamera nella medesima posizione, da dove, nel suo filmato, si vede in lontananza camminare un uomo che si presume essere William. La famosa angolazione precisa che avevamo in mente, accennata in precedenza.
Alto circa 1 metro e 73, vestito in nero, volto bianco, si volge per un attimo proprio verso il fondo del corridoio in direzione della telecamera.
L’indagatore aveva appurato poco prima che non c’era nessuno; lo staff delle prigioni, controllando le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso, potè confermare. Non c’era davvero nessuno. Una bizzarra coincidenza vuole che, secondo i loro archivi, quella era la data dell’esecuzione di William; e la cosa piuttosto suggestiva è che, nel suo ultimo giorno, quello era stato il tratto finale di camminata prima dell’impiccagione!

Sono numerosi dunque i fattori per cui il Bodmin Jail viene considerato uno degli edifici più infestati di Gran Bretagna; agli amanti del genere consigliamo di leggere le nostre avventure anche al Berry Pomeroy e a Pluckley.
Allucinazioni olfattive
Al piano più basso delle prigioni di Bodmin, nel curiosare presso un cubicolo adiacente al corridoio, vengo assalito da un profumo molto intenso. Sulle prime ipotizzo che forse negli anni passati vi conservassero qualcosa di particolarmente odoroso, ed il locale, poco arieggiato, ad oggi ne abbia mantenuto l’odore.
Tuttavia il contrasto così forte tra l’intensità che percepisco nello sporgermi oltre quell’area, allestita con il manichino di una delle streghe imprigionate lì, ed il nulla di tutti gli altri ambienti, senza una benchè minima gradualità, mi colpisce. Controllo se quella strana anomalia possa in qualche modo essere intenzionale, facendo magari parte dell’esperienza legata alla rappresentazione; ad esempio tramite qualche essenza sprigionata solo in quella piccola area circoscritta. Nulla.
Le fatine di Anne
Anne Jeffries era una strega piuttosto conosciuta in Cornovaglia; si pensava fosse in grado di trasformarsi in animale e che possedesse poteri curativi, dote per cui riceveva moltissime visite.
Nel corso della sua detenzione venne tenuta a digiuno per mesi, senza che mostrasse mai alcun segno di deperimento: agli occhi degli aguzzini ciò dipendeva da chissà quale contatto col demonio, a detta della donna invece, erano le fatine a portarle da mangiare.
Chissà chi erano veramente le “fatine”, e se lavoravano al Bodmin…

Quando più tardi ritorno, il profumo inspiegabile si ripresenta in tutta la sua potenza, ribadendo la netta distinzione tra l’andare qualche passo oltre un certo punto, e poco prima.
È acre, ma non riesco a definirlo.
Ancor più incuriosito verifico se possa essere un eventuale surriscaldamento del faretto ad emettere odori, e cerco di circoscrivere (invano) la direzione precisa della sorgente, ma, di nuovo, niente.
Chiamo allora LemuRina per un parere, e a quel punto, la questione prende una piega inaspettata.
Lei non sente nulla di nulla (n.b. non era raffreddata), nè nella mia stessa posizione, né sporgendosi ancor più verso l’area inaccessibile da cui il misterioso odore sembra provenire.
Si tratta di una stranezza che ancora oggi ci lascia perplessi.
Comunque, ciò che con sicurezza si può affermare è che, sia là sotto, sia nel resto della struttura, tantissimo è accaduto. E tantissimo, tuttora, continua ad accadere …