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Al Black Horse Inn di Pluckley, poltergeist compresi nel prezzo

Il Black Horse

L’insegna cigolante del Black Horse Inn che oscilla leggermente avanti ed indietro, è il benvenuto più suggestivo che Pluckley, il villaggio più infestato del Regno Unito, possa riservare a chi vi giunge.
L’antico pub, ristorante ed alloggio (XV secolo), sulla lavagnetta delle specialità del giorno reca scritto che è il pub più infestato del Kent.
Si trova proprio a fianco della chiesa di St. Nicholas, di fronte all’ufficio postale della città, e ad una macelleria.

Black Horse il pub più infestato del Kent

Entrando, respiriamo immediatamente quella sensazione di tempo rallentato, quella staticità da pomeriggio estivo qualsiasi in un villaggio di campagna inglese. Sulle prime siamo un tantino imbarazzati perchè è praticamente vuoto, e ci sentiamo quasi di interrompere il torpore delle tre persone all’interno (la coppia di proprietari ed un cliente al bancone); ma per turbare l’intimità in sala, in un posto come questo, ci vuole ben altro che l’ingresso di due forestieri…
È un locale in cui si dice succeda di tutto: oggetti (tipo vestiti) che spariscono, e molto tempo dopo misteriosamente riappaiono da tutt’altra parte, punti specifici in cui sistematicamente i cani si fermano d’improvviso ad abbaiare a qualcosa/qualcuno nel vuoto.

Il salottino del Black Horse nel Kent è infestato dai fantasmi
Una delle sale del pub più infestato del Kent in Gran Bretagna

Rinnovato da pochi mesi, è suddiviso in più sale, c’è l’imbarazzo della scelta su dove sedersi, scegliamo un tavolino affiancato al bancone.
Ordiniamo da bere, la comunicazione non è semplice, non comprendiamo con chiarezza la pronuncia.
È un posto carino per rilassarsi, attorniati da quel sapore di antico, tra mobilia in legno scuro ed immagini d’epoca; c’è l’atmosfera perfetta per ripercorrere il giro appena svolto in quel pittoresco villaggio scorrendo qualche scatto della giornata.

Il monitor onniveggente

Ad un paio di metri da noi, bene in vista, c’è un monitor di sorveglianza suddiviso in 16 riquadri, che tutto d’un tratto inizia a scaldare gli animi dei presenti.
Il cliente seduto al bancone, che si trova quasi di fronte, parlotta col proprietario, mentre questo tiene il dito sopra un riflesso all’interno di uno dei riquadri. Chiama la moglie, che prende immobile a fissare concentratissima lo schermo. La signora, trattenendo un velo di sconcerto, è silenziosa ed attenta, come un gatto in attesa dell’uscita della preda dalla tana.

Dal monitor si è visto qualcosa di strano. Abbiamo assistito ad un evento paranormale?

La situazione prende un pochino alla sprovvista anche noi; in quei frangenti io ero immerso a studiarmi le strade del rientro e Lemu Rina nella sua tazzina, non avevamo inizialmente badato all’intensificarsi della conversazione.

Il proprietario, Ray, corre in un’altra stanza, comparendo qualche istante dopo esattamente nel riquadro che in quei minuti stava attirando così tanto l’attenzione.
Il cliente, osservandolo sullo schermo, lo guida a distanza ad alta voce: PIÚ AVANTI! ANCORA UN PASSO. VIENI LEGGERMENTE DI LATO. ANCORA!
Di là, l’uomo corregge la propria posizione a seconda del comando, ma non sembrano pervenire ad alcuna conclusione.
Scherzando il cliente aggiunge “GHOSTLY MOVEMENT”.

Perplesso, il proprietario ritorna nella sala in cui tutti quanti siamo, e si ribecca la battuta del cliente.
Mentre armeggia al bancone, coglie l’occasione per raccontare avvilito che (di recente presumiamo) aveva trovato parecchi bicchieri di un intero vassoio, sfasciati in terra.

Movimenti deliberati

Dopo alcuni minuti, ripristinata oramai la calma, Ray deve aver fiutato un certo nostro interesse, perchè di punto in bianco abbandona il bar, mette una mano sul nostro tavolo e ci dice: “Seguitemi!
Lo seguiamo, e ci conduce vicino ad un enorme camino, la parte più antica di tutta la struttura.
Ci indica le somiglianze di alcune macchie più scure (cane, aquila, faccia di donna) che emergono dalla superficie delle pietre del camino, e ci rivela con un po’ di perplessità che sono venuti dei medium e “hanno detto che ci sono fantasmi in quei muri”.

Si dice che i fantasmi vivano nei muri del Black Horse

“Questa sedia a dondolo”, dice, “certe volte, quando le pare, si muove da sola!”.
Da qualche metro più indietro Ann, la proprietaria, osserva la scena in disparte; annuendo serissima ripete con occhi sgranati che prende proprio a muoversi per conto suo.
Un sorriso, misto fra curiosità e meraviglia, si materializza sui nostri volti. Aldilà di quanto ci raccontino, la scena è di suo piuttosto buffa: come meccanici/tecnici a cui vengono spiegate le anomalie nel comportamento di un apparecchio, per aiutarli nella determinazione del malfunzionamento.
“Guarda”, dice lui, mentre spinge quella sedia in legno, imprimendole un moto oscillatorio: “…ogni tanto la facciamo partire noi, e ad un certo punto si ferma di colpo”.

Scrolla le spalle e torna a riprendere le sue mansioni, come se non ci potesse fare niente; a quanto pare, hanno in gestione da appena otto mesi il Black Horse, e stanno saggiando il repertorio di stranezze incluso “nel pacchetto”. Anche Ann, con un’espressione attonita alla “robe da matti”, torna a sbrigare la propria routine.
Ci siamo resi conto quanto ciò assomigli ad una sorta di convivenza; potenzialmente frustrante quando non ti sai spiegare come e perchè certi episodi avvengano, e ti sorbisci impotente qualche inspiegabile dispetto, senza poter nemmeno impedire che l’inconveniente ricapiti.

Nelle mattonelle del muro sembra di vedere delle immagini di una donna e di un cane

Quando meno te lo aspetti

Nella giornata trascorsa ad esplorare Pluckley e i suoi misteri, abbiamo visitato diversi luoghi che mantengono ancora in vita frammenti del passato; eravamo molto soddisfatti della cosiddetta “normale” amministrazione, di quella divertente caccia… ma è stato proprio nel momento in cui meno ce lo aspettavamo, dietro le nostre spalle, che quel qualcosa, quasi a voler prendere in giro (stavolta oltre ai proprietari) anche noi, si è fatto “vivo”.

In seguito…

Per la cronaca, un paio di settimane dopo la nostra visita, sono subentrati due fratelli a rilevare il Black Horse.
Sappiamo che Ray ed Ann hanno mollato questa seconda attività, limitandosi a gestire personalmente un altro loro pub, ad alcune miglia da Pluckley.
Chissà, forse averne due si può fare, ma non quando il secondo è così “particolare”…

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2 risposte

  1. Ale e Kiki ha detto:

    Non c’è niente di meglio di un racconto dei Lemuri per Halloween! 🙂

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